Una donna tra le donne cinesi

Una donna tra le donne cinesi IMPRESSIONI D'UNA VISITA NELLA REPUBBLICA POPOLARE Una donna tra le donne cinesi A Shanghai come a Pechino vanno a partorire in ospedali dove l'assistenza è perfetta - Nelle scuole, nelle fabbriche si fa strada chi merita di più - Dopo le lezioni gli studenti passano al lavoro manuale DI RITORNO DA PECHINO — Diciotto giorni in Cina e parlare della Cina è già di per sé una contraddizione in termini Decine di anni in Cina non sono stati sufficienti a studiosi europei per capire anche soltanto una piccola parte del mistero cinese. Il loro sorriso che non è un sorriso, la loro tristezza che non è tristezza, il loro rispondere a una domanda senza una risposta, il loro nascondere stupore, disapprovazione, anche la stanchezza dietro ad un sorriso sempre uguale non possono che lasciarci perplessi Le mie sono dunque impressioni di un breve viaggio in Cina, scorci di cose che ho vis to, di discorsi che ho udito. Vorrei tranquillizzare il redattore del Manifesto, non ho visto solo quello che volevo io; in Cina tutti vedono soltanto quello che vogliono i cinesi E' vero che la Cina mi è piaciuta enormemente; che mi piacerebbe tornarci conoscerla un po' di più. I Paesi, come le persone, suscitano subito un sentimento: simpatia, antipatia, indifferenza e se anche della Cina alcune cose che ho visto mi sono piaciute poco o non mi sono piaciute affatto, l'impressione che ne ho ricevuto è stata nettamente positiva. Semmai, se qualcosa mi ha lasciata interdetta è lo scoprire che questo modello cinese di cui tanto avevo sentito parlare in Italia come esempio da indicare ai giovani da perseguire, da desiderare era esattamente l'opposto di tutto quello che in Italia si descriveva come modello cinese, maoismo, eccetera... In Cina è importante una cosa: produrre. Si parla continuamente di produzione, di incremento della produzione, agricola, industriale, artigianale. Nelle scuole (anche nelle scuole medie) si produce. Finite le lezioni i ragazzi, ma anche gli insegnanti passano ai banchi di lavoro e costruiscono, per esempio, lampade che vengono utilizzate sui treni L'introito di questo lavoro è di migliaia di dollari l'anno che vanno alla scuola. Mentre si svolgevano le lezioni sedeva ad uno di questi banchi e produceva una signora anziana, forse un'insegnante in pensione. Nelle classi, dietro la cattedra non c'è la sedia; non è previsto che un insegnante possa sedersi durante i quarantacinque minuti di lezione. L'inglese viene insegnato con un canto cadenzato. «This is a flag» dice l'inse¬ gnante sventolando una banj dierina rossa e la classe in tera risponde in coro «this is a I flag. Flag, eff. eli, a, gi, flag». • Poi nel caldo torrido mentre ! noi ci rifugiamo nella breve I ombra del muro di un edificio ■ la scuola si svuota; tutti, ragazzi e insegnanti, raggiunj gono il grande prato dove, ' perfettamente allineati, trascorrono l'intervallo tra una lezione e l'altra facendo esercizi ginnastici Per il pranzo gli alunni rientrano a casa; • quelli che abitano troppo lontano possono utilizzare la i mensa ma pagano la loro quota. Al pomeriggio altre due ore di lezione. Chi non raggiunge una buona votazione non passa alla classe superiore; ci sono gli esami di ! riparazione. Tra le femmine e i maschi | una differenza; la lezione di ! igiene femminile destinata alle sole ragazze. Inutile l'insistenza delle più giovani delegate del nostro gruppo per convincere i cinesi che sarebbe utile l'educazione sessuale e magari anche per i maschi e soprattutto l'insegnamento dell'uso degli anticoncezionali In Cina non si hanno rapporti sessuali prima del matrimonio; non ci si sposa prima dei venticinque anni per una ragazza, dei ventisette per un ragazzo. L'educazione sessuale è dunque inutile; s'insegnano invece alcuni elementi di fisiologia femminile. Questo concetto ci verrà espresso in tutte le maniere, in più forme, da tutti i quadri anche i più alti del partito rivoluzionario cinese. Forse l'unico stupore manifestato dal nostro interprete, appena | affiorante dietro il sorriso educatissimo, è per l'insil sterna di queste donne nel rij petere sempre la stessa doi manda per ottenere sempre la \ stessa risposta: «In Cina prima del matrimonio non si hanno rapporti sessuali, il I matrimonio non è previsto I prima dei 25 o 27 anni». Pun, to e basta. Andiamo a visitare l'ospedale ostetrico ginecologico di Shanghai. Come sempre, in ogni luogo che visitiamo, davanti alla porta di entrata una grande lavagna ornata di fiori disegnati con i gessi colorati porta la scritta di benvenuto alla delegazione delle donne italiane in visita alla Cina La direttrice ci riceve nella solita stanza destinata al riposo degli ospiti dove gli identici ventilatori ai quattro angoli della stanza girano lanciando nell'aria calda una corrente che ci colpisce sulle spalle già fradicie di sudore. Il solito té nelle solite alte tazze con il coperchio davanti ad ogni posto. Il solito «ca/oroso benvenuto*; le solite presentazioni; loro a noi; noi a loro; l'annuncio della visita con la possibilità di fare domande a visita avvenuta. E' presente un medico ginecologo. Altrimenti la quasi totalità del personale sia medico che paramedico che lavora in questo ospedale è femminile. In camera operatoria, al tavolo di operazione, sono tutte donne; sembrano, dietro la mascherina, sotto la cuffia, giovanissime. Esili come le chirurghe anche le assistenti le infermiere, l'anestesista; la donna sdraiata sul lettino con il ventre spalancato è in anestesia da agopuntura; le stanno praticando l'isterectomia; apre gli occhi ci sorride, è tranquillissima; un'infermiera le tiene la mano, le parla. Passiamo nella sala delle partorienti; quattro donne sono sdraiate sui lettini duri (strisce di fibre di palma intrecciate tirate su di un telaio) con il materassino sottilissimo e la stuoia di cocco tra il lenzuolo e il materasso per tenere fresco. Sono calme; la dottoressa le invita a fare la respirazione che aiuta il parto indolore e insieme le donne respirano nella maniera che è stata loro insegnata durante la gravidanza. L'assistenza è quasi individuale; anche a Pechino, chi ha visitato la maternità, mi dice che vicino a ogni donna prossima al parto c'è una infermiera che le tiene la mano e la aiuta parlandole e confortandola. La sala parto è tecnicamente molto arretrata rispetto alle nostre; un lettino ginecologico, in legno mi sembra, e poca possibilità di asepsi ed antisepsi Chi conosce una sala parto o una corsia dove vengono ricoverate le partorienti in Italia non può che rimanere affascinato da questo modo di partorire. Ci dicono che soltanto se una donna è molto agitata, e succede assai di rado, si pratica l'anestesia da agopuntura. Altrimenti il parto è naturale. Non si sente un grido; né un lamento. Non posso fare a meno di mormorare a Emma Bonino: «Quando decidi di fare un figlio, trasferisciti in Cina e vieni a partorire qui». I neonati sono sdraiati su un telo tirato ai quattro angoli Alcuni sono in incubatrice. Domando se vi siano molti casi di bambini anormali o menomati o handicappiti o mongoloidi «Quasi nfessuno» è la sorprendente risposta. Domando se nel caso di dubbio sulla salute del nascituro si facciano esami prenatali o sul liquido amniotico. «SI». Nel caso di previsione infausta si pratica l'aborto. Presso l'ospedale c'è una scuola per infermiere professionali Il corso dura tre anni; il convitto è obbligatorio, inno soltanto ragazze. Pens>t all'Italia. Dove una volta c'erano scuola di infermiere eccellenti, oggi, in nome di una demagogia assurda, si cerca di distruggerle. L'anno scorso l'assessore alia Sanità della Regione Lazio ha convocato la commissione di esami di una scuola di infermiere di cui sono stata presidente per più di trentanni per invitare la direzione della scuola e la commissione d'esame ad accedere a una richiesta del sindacato, che tendeva a fare ammettere al corso superiore alcune infermiere che non erano state considerate idonee al passaggio. Di fronte alle rimostranze mie e degli insegnanti convocati l'assessore a un certo momento ci faceva presente che la nostra scuola veniva considerata «fascista», «elitaria» eccetera. Gli ho ricordato che da poco un settimanale ci aveva illustrato i metodi usati alla scuola delle Frattocchie dove si formano i quadri comunisti e che mi risultava che fosse un vanto del pei l'applicazione di una rigorosa selezione. «Perché non doveva essere applicato lo stesso sistema nei confronti di persone da cui sarebbe dipesa la vita o la morte di bambini, giovani, adulti, senza essere tacciati di "fascismo" e di "elitarismo"?». Che in Cina si applichi il sistema di una rigorosa selezione non è mistero per alcuno. Il migliore si fa strada; chi 10 merita avanza negli studi; nelle scuole e nelle fabbriche si premia chi rende di più. Mi si dirà che rendere di più in nome di Mao e della rivoluzione cinese è diverso. D'accordo; non mi si dica però che 11 modello comunista cinese ci insegna che non bisogna premiare il merito e che tutti indipendentemente da come si. comportino, devono essere considerati nella stessa maniera. Non è cosi Questo, semmai, lo diceva la banda di Shanghai! Susanna Agnelli 1 , /'M i ■ ■ ■ «*. x£ Jr■'. Wuhan. Giovani donne al lavoro in risaia (Grazia Neri)

Persone citate: Emma Bonino, Flag, Grazia Neri, Mao, Susanna Agnelli