La guerra millenaria tra egiziani ed ebrei

La guerra millenaria tra egiziani ed ebrei TRAMONTA UN ODIO ANTICO? La guerra millenaria tra egiziani ed ebrei Si direbbe che la storia di Israele sia scandita dai ritmi lentissimi determinati dalla posizione geografica. I paesi i cui nomi ricorrono nel suo passato millenario sono gli stessi di cui si parla oggi nei giornali, l'Arabia, la Siria, l'Egitto. Anche nell'antichità occuparono l'orizzonte della Giudei due grandi potenze estranee alla sua area culturale, la Persia e Roma, come oggi l'America e la Russia, e incentrarono in quel lembo di terra i loro antagonismi. Se si trattasse soltanto, come avviene tra vicini da che mondo è mondo, di conflitti per i pascoli, le sorgenti, gli sbocchi al mare, non ci sarebbe che da rintracciare sull'atlante rettifiche di frontiere, annessioni, stanziamenti: ma non è così per la Giudea: ai fattori economici che condizionano il cammino dei popoli è stato sempre intrecciato l'elemento ideologico, e cioè una particolare concezione del divino, della società e della storia che ha impresso a .ogni conflitto il fervore incandescente di guerra santa; il suo irredentismo si è sempre nutrito di attese soprannaturali, di fremiti messianici; le sue comunità, disseminate lungo le coste del Mediterraneo, a differenza di quelle di altre razze, sono state sempre inassimilabili, per la singolarità del loro, messaggio. La nota prevalente di esso è l'istanza, e quindi l'attesa, d'un regno di giustizia immancabile, da attuarsi sulla terra, nel tempo-concezione non modificabile perché non la si ritiene elaborata in determinati momenti storici, ma rivelata da Dio e perciò infallibile. Questa certezza e la diversità dei costumi rese i Giudei i «diversi» per antonomasia, isolati nel privilegio come nella persecuzione, tanto più malvisti quando si trovarono a vivere presso popoli di acceso nazionalismo, allorché, come avviene oggi in Russia, l'idea politica assume la perentorietà granitica di un dogma. La fede appassionata in un solo Dio paterno e vigile, la solidarietà tra credenti ispirava l'animosità degli autori latini: «Parlo sottovoce — dice Cicerone quando difende da una denuncia di estorsione il proconsole romano in Giudea (siamo nel 59 a. C, la Giudea era stata annessa come provincia solo tre anni prima) — appena da farmi udire, poiché sapete bene quanto siano numerosi i Giudei e solidali tra loro...». Spregiatori degli altri dèi, secondo Plinio; devoti a un dio indefinibile — senza volto, senza attributi — secondo Lucano; noncuranti delle leggi di r i o à a o i e , o, è n , i e i r , i n a n n a : a a a i n o, i Roma, dice Giovenale, perché ligi a un codice tradito da un certo Mose («se non sei circonciso, non ti indicano neppure la strada...»); cupamente forsennati li descrive Tacito nella disperata rivolta contro Roma: sono i giudizi d'un popolo imperialista, che riconosce nel giudaismo una dottrina disgregatrice. La diffidenza sfocia nelle espulsioni e nei massacri quanto più aumenta la consistenza numerica e finanziaria delle comunità. L'antisemitismo del mondo occidentale è già evidente quando Israele, nella sua resistenza nazionale alla Siria, accentuò la propria fisionomia culturale e respinse l'ellenismo imposto da Antioco Epifane: nel 167 a. G, quel re dissacrò il tempio di Gerusalemme dedicandolo a Giove, introdusse teatri e palestre all'uso greco: radice di iniquità, sono definite queste innovazioni nel Libro dei Maccabei. Ma le manifestazioni più vistose e più antiche di odio contro i Giudei si trovano in Egitto, o almeno ne siamo informati per la testimonianza di due autori fortemente impegnati: il primo è Filone d'Alessandria, rabbino e pensatore ellenizzante, che apparteneva alla co-' munita stanziata in Egitto, secondo la sua affermazione, da Alessandro Magno, secondo altri da Pompeo: un milione circa in tutto il paese, una comunità di 100.000 anime ad Alessandria, favoriti da Giulio Cesare con immunità e privilegi incisi in una stele di marmo. In base all'asserita antichità del loro insediamento, i Giudei pretendevano la cittadinanza e parità di diritti, ma gli Alessandrini gliela rifiutavano; la loro insofferenza esplose in occasione d'una sosta nella città del re della Giudea, il quale rientrava a Gerusalemme dopo una visita d'omaggio al nuovo sovrano, Caligola. Gli Alessandrini inscenarono una oltraggiosa parodia del corteo regale e si abbandonarono ad atti di violenza; il governatore romano, Fiacco, non fece nulla per impedirlo: ed ecco, poco dopo fu esiliato ed ucciso. Dio veglia su i suoi figli diletti e castiga i loro nemici, è questo il succo della breve opera, Contro Fiacco. In un altro scritto, L'Ambasciata presso Caligola, Filone riferisce d'aver fatto parte d'una missione diplomatica di Giudei recatisi a Roma per supplicare il principe di non pretendere — come gli avevano iniquamente suggerito gli Egiziani — che una sua statua fosse collocata in tutte le sinagoghe e persino nel tempio di Gerusalemme. Dopo mesi di attesa, le due legazioni furono ricevute insieme, ascoltate distrattamente dal principe, intento a discutere con i suoi architetti la costruzione d'un palazzo; tra le contumelie dei loro antagonisti, i Giudei furono licenziati con questa frase ironica e sdegnosa: «Infelici, sciocchi, più che malvagi! non volete convincervi che io sono un dio!». Un altro episodio, del 41 d. G, risulta da un papiro recentemente trovato in Egitto, e cioè una lettera dell'imperatore Claudio: evidentemente gli | Alessandrini erano tornati a denunciare al governo i Giudei della loro città per l'afflusso di correligionari dalla Siria e dalla Palestina che ingrossavano la comunità in modo allarmante. L'imperatore deplora il loro comportamento con una frase che ha dato luogo a molte ipotesi da parte degli studiosi: «se essi non desisteranno, li perseguiterò con ogni mezzo, come portatori d'una peste diffusa in tutto il mondo...». Vuol al-, ludere a mire espansionistiche nazionali, o a un'idea messianica sovvertitrice o forse, come ritiene il De Sanctis, al cristianesimo nascente? Nello stesso anno, Claudio espulse da Roma i Giudei che tumultuavano, scrive Svetonio «aizzati da Cristo»: si tratta d'un omonimo, oppure Svetonio, che scriveva circa ottant'anni dopo, ribalta a qcalep1dcadndmelppcn1qztnemudpvrgncdssn quel periodo la presenza di' cellule cristiane, già numerose ai suoi tempi? L'esposizione più ampia delle accuse rivolte a Israele dagli egiziani si trova in un'operetta polemica di Giuseppe Flavio, 10 storico della Guerra di Giudea che fu vinta da Tito. Egli confuta un egiziano, Apione, autore d'una storia dell'Egitto densa di notizie inesatte e denigratorie sul conto della Giudea; riferisce fonti antichissime, per noi altrimenti perdute, e a tutte ribatte la sua versione: l'Esodo, nel quale rifulge la predilezione di Dio per il suo popolo, è visto dagli avversari come l'espulsione d'una comunità affetta dalla lebbra: Mose, 11 legislatore inviato da Dio, per quegli autori era invece un egiziano rinnegato. Dicerie che furono poi ripetute sul conto dei primi cristiani, spesso identificati con gli ebrei: che praticassero riti immondi, incesto e sacrificio umano; esse rispecchiano la diffidenza che sempre accompagnò le comunità israelite via via che si sparpagliavano in un raggio sempre più vasto a seguito di sempre nuove calamità nazionali. Tra i testi citati, virulenti, fantastici e abilmente confutati, nessuno forse riassume in modo più pungente il destino del popolo d'Israele, le sue sciagure recenti, nessuno spiega altrettanto il disagio perenne di questi perpetui «alienati» e la storia in atto, quanto una sola frase contenuta nella lettera dell'imperatore Claudio: «che si accontentino — li ammonisce il sovrano — dei vantaggi di cui godono in una città che non è la loro». Lidia Storoni Il faraone sul carro combatte contro gli asiatici (cofanetto dipinto, Museo del Cairo)

Persone citate: Alessandro Magno, Antioco Epifane, Cicerone, De Sanctis, Filone, Giuseppe Flavio, Lidia Storoni, Tacito