Pensioni: tetto a 23 milioni e per tutti abolito il cumulo di Giancarlo Fossi

Pensioni: tetto a 23 milioni e per tutti abolito il cumulo Ipotesi proposta dal ministro ai sindacati Pensioni: tetto a 23 milioni e per tutti abolito il cumulo Nessuna categoria esclusa - Oggi il ministro del Lavoro si consulta con i partiti della maggioranza: se avrà l'assenso, in giornata potrà essere conclusa la trattativa ROMA — Due novità importanti, nel confronto governo-sindacati sulle pensioni. Il «tetto» della retribuzione pensionabile, cioè la retribuzione considerata per il calcolo della pensione, potrebbe essere fissato per tutte le categorie (anche per quelle che oggi non hanno alcun limite) in 23 milioni di lire all'anno; il divieto di cumulo fra pensione e retribuzione, limitato attualmente ai pensionati del regime obbligatorio dell'Inps, verrebbe applicato, con particolari modalità, a tutti gli altri settori, compresi gli enti locali, la pubblica amministrazione, le aziende municipalizzate, le imprese e le finanziarie a partecipazione statale, gli istituti di credito. Le novità sono state prospettate ieri, sia pure come «ipotesi di lavoro», dal ministro del Lavoro Scotti ai dirigenti della Federazione CgilCisl-Uil che proprio su questi due punti avevano solle- citato una «risposta politica». per valutare la reale volontà del governo di affrontare problemi spinosi, come quello delle «superpensioni» e di alcuni settori privilegiati, nel momento in cui si chiedono sacrifici alla generalità dei pensionati. Le ipotesi diverranno soluzioni se, stamane, i partiti della maggioranza, consultati da Scotti, daranno il loro assenso e questa sera, quasi certamente, si concluderà la trattativa sul provvedimento di riforma previdenziale che il governo intende presentare al Parlamento nei primi giorni di ottobre. Negli incontri della scorsa settimana il ministro aveva manifestato il proposito di elevare il tetto della retribuzione pensionabile per il regime Inps dagli attuali 12 milioni e mezzo a 17 milioni e mezzo, e di «congelare» il «tetto» in vigore per i dirigenti e i giornalisti (rispettivamente 18 milioni e 23 milioni) fino a quando il tetto Inps non fosse rivalutato fino ai limiti delle due categorie, sulla base di un particolare sistema di incremento collegato agli aumenti delle retribuzioni e alle variazioni del costo della vita. In questo modo si sarebbe mantenuto il tetto (sia pure eievandolo per l'Inps) alle categorie che già ora lo hanno, mentre nessuna limitazione sarebbe stata attuata per altri 29 settori che ne sono sprovvisti. Si tratta, in gran parte, proprio di quei settori venuti frequentemente alla ribalta della cronaca e in Parlamento per la liquidazione di pensioni di molte decine di milioni all'anno, in aggiunta a indennità di anzianità talvolta anche superiori al miliardo di lire. I sindacati avevano subito sollevato il problema, chiedendo che per i 29 settori venisse stabilita una retribuzione pensionabile convenzionale, cioè un tetto diverso da quello dell'Inps ma certamente non molto superiore. Il ministro, salvo diverso parere dei partiti della maggioranza, ha ieri suggerito una soluzione unica per tutti: un tetto a 23 milioni, che determinerebbe una pensione netta di circa un milione e mezzo i per tredici mensilità; non ha | escluso però una ipotesi al ternativa, che pur fissando il tetto in 23 milioni, consenta una moderata integrazione proporzionale all'entità della retribuzione effettiva. Per il cumulo pensione-retribuzione il ministro ha espresso la volontà di appli- care norme analoghe per tut- i te le categorie. Non potreb- j bero essere cumulate con la retribuzione le pensioni di anzianità, le pensioni liquidate per anzianità contributiva prima del compimento dell'età pensionabile prevista dai vari regimi, quelle di invalidità in caso di inabilità totale, quelle liquidate sulla base di norme per l'esodo agevolato (legge dei combattenti ecc.). Potranno, invece, essere interamente cumulatili con la retribuzione, se inferiori o pari al minimo, le pensioni di vecchiaia, i vecchi trattamenti di invalidità e i nuovi trattamenti di invalidità par- ziale, nonché la quota della \ pensione di reversibilità attribuita al coniuge superstite. Se superiori al minimo, il cumulo verrebbe consentito elevando l'attuale limite di 100 mila lire già previsto a una cifra mobile, pari al doppio del trattamento minimo an- nualmente in vigore. Al pensionato che lavora non dovrebbe essere attribuita la scala mobile espressa in punti di contingenza, lasciando il solo aumento in percentuale per la dinamica salariale. Ed ancora: il pensionato che cumula più pensioni, avrà diritto all'incremento collegato al costo della vita soltanto Per una pensione Altri punti più o meno concordati: 1) il «minimale» retributivo da assoggettare a contributi dovrebbe passare dalle attuali 2500 lire giornaliere alla retribuzione mini- ma contrattuale più bassa vi- .gente per ciascuna qualifica I (apprendista, operaio, impie- gato, dirigente) di ogni com I parto produttivo; 2) allo sco | po di evitare ingiustificate lie vitazioni delle retribuzioni in prossimità, del pensionamen- to, si dovrebbe eliminare dal la retribuzione pensionabile le voci accessorie, quali accessorie dennità di trasferta, rappresentanza, contributo alloggi; per lo straordinario, l'esclusione dovrebbe riguardare le ore eccedenti le "50.000 lire annue. Giancarlo Fossi m'

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