IL GORILLA

IL GORILLA RACCONTO DELLA DOMENICA IL GORILLA Sono un gorilla, cioè faccio il gorilla di mestiere. Sono stato assunto quattordici mesi fa. In principio mi faceva impressione la parola gorilla e prima di decidermi a accettare questo iavoro sono rimasto disoccupatoper quasi sei mesi, vivevo con la pensione, poi mi sono detto che non potevamo andare avanti a fare la fame io e mia moglie per colpa di una parola. Perché ci chiamano gorilla io non lo so e non lo voglio nemmeno sapere. Io so soltanto che sulla lettera di assunzione c'è scritto «agente in servizio di vigilanza privata». I primi tempi, quando sentivo pronunciare la parola gorilla facevo un salto, anche se si parlava del gorilla che sta al giardino zoologico. Ormai non ci faccio più caso anche se mi chiamano gorilla i ragazzini della strada dove abito. Sono un gorilla, e allora? E' un mestiere come un altro, e anche pagato bene. Quelli stessi che mi prendevano in giro, adesso che sono disoccupati o in cassa integrazione vengono a domandarmi se per caso ci sarebbe un posto da gorilla anche per loro. In poco più di un anno ho cambiato l'automobile, ho comprato la lavatrice per mia moglie e presto butterò fuori dalla finestra il vecchio televisore e ne comprerò uno nuovo con il colore e i canali esteri. Dopo l'assassinio di Moro molti gorilla hanno dato le dimissioni. Io ho fatto i miei calcoli e ho deciso di restare. Il nostro presidente non si occupa di politica, pensa solo ai soldi e quindi non vedo perché dovrebbero ammazzarlo. La mia unica preoccupazione sono i reumatismi perché devo camminare avanti e indietro davanti al palazzo dove ha l'ufficio il presidente della società, anche quando piove o c'è la nebbia. Devo stare attento se per caso arriva lì intorno qualche tipo sospetto, come quei ragazzacci con la barba o quegli studenti sporchi e drogati che vanno in giro con le bottiglie di benzina sotto il cappotto. I tipi sospetti più di tutto si riconoscono dalla barba. Se vedo uno di questi tipi devo soltanto fare un segnale verso una finestra del palazzo dove c'è un altro gorilla con il radiotelefono che mette subito sotto controllo i movimenti del tipo sospetto. In un anno ho dato l'allarme molte volte, ma non è mai successo niente. Io e gli altri gorilla siamo stati assunti per difendere il presidente contro eventuali rapitori. Ma è difficile che prendano di mira proprio lui con tutti questi gorilla che gli stanno intorno, io compreso. Però se ogni tanto succede qualche rapimento, per noi è tanto di guadagnato perché così tutti i grandi ricchi si spaventano e assumono nuovi gorilla. Più aumenta la richiesta e meglio ci pagano. Adesso siamo in quattro davanti all'ufficio del presidente, ma pare che vogliano assumere altri due. Sei gorilla sono disposti lungo il percorso dall'ufficio alla villa dove abita. Altri otto sono fissi intorno alla villa. In più ci sono due guardaspalle, cioè due gorilla armati fino ai denti che gli stanno sempre vicino, e quando lui è in ufficio loro stanno nel corridoio, lo seguono in macchina quando va in giro per la città e quando lui è in casa stanno in casa anche loro e dormono lì, cioè non dormono per niente perché devono stare svegli tutta la notte, a turno. Naturalmente sono due tiratori scelti e campioni di lotta libera. Mi hanno detto che prendono quattro pillole di Preludin a testa ogni giorno per tenersi su di giri. Il Preludin è una specie di droga che dà molta energia e sicurezza. Io tengo sempre in tasca una Beretta calibro 6,75, ma credo che non la userò mai. Per dire le cose come stanno, noi gorilla facciamo più che altro la funzione degli spaventapasseri. Nel caso che qualcuno si azzardasse a tentare un rapimento possiamo fare molto fracasso sparando in aria, possiamo telefonare alla polizia o richiamare l'attenzione della gente. Siamo tutti pensionati, ex carabinieri o ex poliziotti, e quindi molto esperti, ma anche molto prudenti. Non ci metteremo mai a sparare contro dei banditi perché sappiamo che ci farebbero fuori in un minuto. Se per caso dovesse succedere qualcosa, è chiaro che io priÉia di tutto corro a nascondermi. Quando ho trovato un posto sicuro, allora posso mettermi a sparare in aria o telefonare alla polizia o gridare, ma di affrontare i banditi a tu per tu non ci penso proprio. Ogni tanto, quando vedo uno di quei tipi con la barba che si avvicina, do subito l'allarme per far vedere che non dormo e che mi guadagno lo stipendio. Nei venti anni che ho fatto il carabiniere non ho mai messo i piedi fuori dall'Italia. Da poco più di un anno che faccio il gorilla sono stato due volte al Cairo, in Egitto, e tre volte a Londra in trasferta. C'è un tale che ci compra i biglietti, ci accompagna all'aeroporto e ci carica sull'aereo, quando arriviamoci conduce in albergo e ci spiega quello che dobbiamo fare. Quasi sempre si tratta di camminare avanti e indietro davanti all'albergo dove alloggia il presidente, oppure davanti al ristorante dove il presidente va a mangiare, oppure davanti all'ufficio dove va a discutere i suoi affari. All'estero ci fanno fare spesso gli straordinari, i notturni e i festivi, che vengono pagati il doppio. In più ci sono diecimila lire al giorno di gratifica, così quando ho qualche ora di libertà vado in giro per i negozi a comprare dei regali per mia moglie e per mia figlia. Dal Cairo ho portato due sciarpe di lana di cammello. Chi avrebbe mai detto che anche i cammelli fanno la lana? L'ultima volta che sono stato a Londra invece mi sono comprato una pipa per me, da fumare in casa. Quando sono in servizio fumo soltanto sigarette. Un gorilla che fuma la pipa per la strada secondo me sarebbe una stonatura. Come ho detto, per quello che mi riguarda sono contento sia del mio lavoro che della paga. L'unico inconveniente sono i reumatismi che si sono fatti risentire a forza di passare le giornate al freddo, nella nebbia di Milano. Se si tratta di fare qualche quarto d'ora in più io non protesto e per il momento ho rifiutato di iscrivermi al sindacato dei gorilla che si è formato da poco. Pare che vogliano chiedere una indennità per lavoro pericoloso e imporre una osservanza più rigorosa negli orari. La mia paura è che se ci mettiamo a fare gli scioperi anche noi, i nostri datori di lavoro finiscono per spedirci a casa tutti quanti per assumere degli algerini o dei giapponesi. Insomma prima di iscrivermi al sindacato voglio pensarci sopra. Tra l'altro non vorrei che ci fosse dietro la politica perché io di politica non ne voglio sapere. Quando mi dicono che il nostro presidente è un po' fascista io chiudo le orecchie e non voglio sentire. Ho sempre fatto così e mi sono trovato bene con i miei superiori per tutti i venti anni che sono stato nell'Arma. Qualche giorno fa il capo del personale mi ha chiamato e mi ha proposto di entrare al servizio di un altro presidente di un'altra società. Ho domandato se per caso non erano contenti di me e lui ha detto che anzi erano contentissimi, che il nostro presidente mi cedeva a quell'altro per fargli un favore personale, e che mi avrebbero aumentato lo stipendio. Allora io ho detto sta bene, cambiamo presidente. Mi hanno spiegato che il lavoro sarebbe stato un po' diverso, che avrei dovuto più che altro spostarmi in au tomobile da una parte all'altra della città, che avrei dovuto vestirmi con i vestiti che mi davano loro e che non dovevo più camminare avanti e indietro al freddo e nella nebbia. Tutto questo, mi sono detto, va molto bene per i miei reumatismi. Mi hanno tagliato i capelli un po' più corti e mi hanno fatto tagliare anche i baffi. Poi mi hanno portato da un sarto di lusso e mi hanno ordinato otto vestiti. Da quando sono entrato al servizio del nuovo presidente devo mettere anche la cravatta. Ogni mattina mi passa a prendere una macchina e mi porta in un ufficio dove devo cambiarmi da capo a piedi secondo le loro indicazioni e restare a disposizione. Ogni tanto mi fanno uscire. All'ingresso dell'ufficio trovo una Citroen che mi aspetta con il motore acceso. Al volante della Citroen c'è un autista che non mi rivolge mai la parola, è una specie di gorilla anche lui, ma è come se fosse muto. Ho provato due o tre volte a attaccare discorso, ma lui dice che fa quello che gli fanno fare e che non sa niente. Mi ha fatto capire che anche a me conviene tacere e non fare troppe domande. Dove arrivo c'è sempre qualcuno che mi aspetta e che mi conduce in uno stanzino o in un ufficio vuoto o in una sala di riunioni deserta. Qualche volta la mia guida mi offre un caffè e poi mi lascia lì fintanto che mi fanno salire di nuovo sulla Citroen con il solito autista. Alcuni giorni fa mi hanno portato all'aeroporto, mi hanno fatto entrare in un gabinetto dove sono rimasto per quasi un'ora, poi mi hanno riportato indietro. Insomma mi fanno fare molte cose strane e non riesco a capire a che cosa servono e perché mi pagano tanto. Ne ho parlate con mia moglie, ma anche lei non ci capisce niente. Ieri ho visto su un giornale illustrato la fotografia del mio nuovo presidente. Io non lo avevo mai visto dal vero. Sono rimasto secco. E' un tipo più o meno della mia età. un po' calvo come me e con i capelli tagliati corti, senza baffi, con il naso piuttosto lungo e la bocca grande. Insomma mi assomiglia come una goccia d'acqua. Mia moglie si è molto innervosita, ma non mi ha saputo o voluto dire perché. Ha detto soltanto che secondo lei dovrei licenziarmi, o chiedere spiegazioni. Io mi sono messo a ridere. Sarà una coincidenza, ho detto. Questo lavoro mi piace e, a parte quando mi hanno chiuso in quel gabinetto, mi sembra di essere un vero signore. Non ho nessuna voglia di licenziarmi o di cambiare lavoro. Forse mi iscriverò al sindacato dei gorilla tanto per fare contenta mia moglie, poi proverò a chiedere un altro aumento per lavoro pericoloso. Lujgi Malerba

Persone citate: Beretta, Malerba, Moro

Luoghi citati: Cairo, Egitto, Italia, Londra, Milano