Tra industria e sindacato tono disteso, ma divergenze di Giancarlo Fossi
Tra industria e sindacato tono disteso, ma divergenze Tra industria e sindacato tono disteso, ma divergenze Stabilito il ruolino dei colloqui (il prossimo il 9 ottobre) - "No" della Federazione a un tetto salariale per i prossimi contratti ROMA — E' cominciato il confronto tra Confindustria e sindacati. Il tono disteso di questo primo incontro, che ha impegnato, nel «palazzo di vetro» dell'organizzazione degli industriali all'Eur, le due delegazioni, non ha nascosto le sostanziali divergenze sulla situazione economica e in particolare sul piano Pandolfi. E' stata tuttavia sottolineata l'utilità di riprendere un dialogo che era sospeso da più di un anno e mezzo; le parti hanno manifestato disponibilità ad approfondire gli argomenti e a ricercare possibili convergenze. Dopo tre ore di dibattito, si è deciso un «ruolino di marcia» che dovrebbe portare a conclusioni, anche non concordi, con qualche anticipo sulla scadenza del 31 dicembre, fissata per la completa definizione del programma economico triennale del governo. Il secondo colloquio è fissato per il 9 ottobre. Quando il presidente della Confindustria ha aperto la riunione, le due delegazioni erano schierate, compatte, l'una di fronte all'altra: 39 rappresentanti del mondo industriale intorno a Carli a dimostrare la massiccia presenza del vertice confederale, ancor più numerosa, forse 50 o 60 membri la delegazione della Federazione Cgil-CislUil, guidata da Lama, Macario e Benvenuto. Illustrando il documento presentato dai sindacati alla delegazione degli industriali, Ravenna ha detto che il confronto, nelle attuali condizioni del Paese, deve servire a chiarire e sviluppare il ruolo e il contributo delle singole parti sociali, e a esaltare l'impegno di ricerca e di iniziativa autonoma. Ciò, ferma restando l'importanza della programmazione. Ravenna ha confermato le richieste della Federazione sulla politica industriale programmata, l'applicazione dei programmi settoriali, l'incremento dell'occupazione soprattutto nel Mezzogiorno, Rispondendo, Carli ha sottolineato che l'incontro non ha minore importanza dei precedenti e di quello del gennaio 1977 che si concluse con la firma di una intesa, definita allora «minipatto sociale». Ha valore anche perché in questo momento le parti sociali devono dar prova di saper risolvere i problemi senza deleghe ai pubblici poteri. Riferendosi al metodo di lavoro da seguire nel confron¬ to, Carli ha fatto un'ammissione importante: «Il documento sindacale è un inventario puntuale dei problemi, perfino troppo ricco, e può essere assunto come base di discussione, anche se con le dovute integrazioni da parte nostra». Quanto ai tempi, ha suggerito di procedere per «cechi concentrici»: bisogna prima esprimere le rispettive valutazioni sul piano Pandolfi, poi passare alla politica industriale e ai piani di settore. I commenti finali ribadiscono sia le divergenze, sia gli obiettivi del dialogo. «E' stato soprattutto uno scambio d'informazioni sulle rispettive posizioni», ha detto il segretario della Cisl, Macario. «Abbiamo registrato un apprezzamento della Confindustria sull'impostazione metodologica del nostro documento, ma la nostra posizione in merito alla richiesta di Carli che venga fissato un i tetlu salariale in vista dei rin1 novi contrattuali è naturalmente negativa». Critici anche i leaders della Cgil, Trentin («Posizioni sostanzialmente divergenti») e ancor più Marianetti («Non credo che in questa direzione potremo fare molti passi avanti»). Giancarlo Fossi
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