Svizzera, il franco galoppa ma i banchieri hanno paura di Marco Borsa

Svizzera, il franco galoppa ma i banchieri hanno paura Il rialzo della moneta preoccupa gli elvetici Svizzera, il franco galoppa ma i banchieri hanno paura DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ZURIGO — Basterebbe l'aeroporto di Zurigo, ordinato ed efficiente, a spiegare perché per comprare oggi ini franco svizzero occorrono 544 lire invece delle 380 di un anno fa o addirittura 150 lire del 1971. Ma gli aerei partono e arrivano puntuali anche a Francoforte, eppure il marco ha perso nei confronti della moneta elvetica circa il 30 per cento in un anno ed oggi ci vogliono quasi un marco e 25 per comprare un franco. «Finché guadagniamo sul dollaro», commenta il dirigente di una delle maggiori banche svizzere, «possiamo sempre consolarci pensando che è il dollaro ad essere troppo debole e non il franco troppo forte ma con il marco questo discorso non regge più; è una delle monete più solide del mondo radicata in un'economia molto più grande della nostra». I banchieri svizzeri non parlano volentieri della loro moneta. Un po' perché si sentono disorientati («Le confesso» spiega il cambista di una piccola ma attivissima banca zurighese «che neppure noi ci capiamo nulla») e un po' perché questo frenetico rialzo del franco mette in difficoltà i loro bilanci e i rapporti con la loro vasta clientela internazionale. «Quando il franco sale» spiegano «i nostri utili scendono, perché si riduce il valore delle commissioni che prendiamo sugli investimenti in altre divise fatti per conto dei nostri clienti; e poi abbiamo anche le lamentele di chi avrebbe voluto investire in franchi svizzeri e invece è stato persuaso a tenersi dollari o marchi». Avere una fetta, anche piccolissima, della Confederazione elvetica, è diventato, per uno straniero, sempre più difficile dopo le misure restrittive adottate nei mesi scorsi dalla Banca Nazionale di Berna. L'acquisto di azioni svizzere è vietato ai non residenti (si possono prendere, però, titoli esteri quotati in franchi); per le obbligazioni si può sottoscrivere fino al 35 per cento del prestito ma non oltre. Per comprare una casa, oltre all'autorizzazione, bisogna comparire con il proprio nome e cognome. Le intestazioni a società anonime che mettevano lo straniero al riparo dall'occhio del fisco del suo paese sono vietate. I depositi in banca sono limitati a 100 mila franchi; se si va oltre, si paga una penale fino al 10 per cento. Nonostante questo vero e proprio fuoco di sbarramento contro l'afflusso di nuovi ca¬ pitali il franco ha proseguito la sua corsa saltando di slancio qualsiasi ostacolo. «Dobbiamo riconoscere» ha detto recentemente il ministro delle Finanze Georges Chevallaz all'assemblea dell'industria alberghiera «che tutti gli sforzi per frenare il rialzo sono falliti». Ma perché tanta preoccupazione? Se una delegazione del Fmi, guidata magari dal signor Witthome, si recasse a Berna per verificare lo stato di salute della Confederazione non potrebbe che mandare a Washington un rapporto entusiasta. Al 30 aprile scorso il tasso di inflazione, con un misero 1,4 °/o, era forse il più basso del mondo, come del resto il tasso di disoccupazione (0,3%). La bilancia dei pagamenti, che non è mai andata in rosso dopo la crisi energetica, ha chiuso l'anno scorso con un attivo di 3,7 miliardi di dollari (circa 3500 miliardi di lire). Il rialzo del franco, però, dà anche le sue soddisfazioni, soprattutto ai consumatori e ai lavoratori svizzeri. Le industrie che esportano nella Confederazione possono abbassare i prezzi quando il I franco sale. La Lancia-Auto- i bianchi (gruppo Fiat) sta re-1 clamizzando in questi giorni sui giornali ribassi nei suoi 21 modelli varianti fra i mille e i millecinquecento franchi (tra 500 e 750 mila lire). Spendono meno e guadagnano di più. Il potere di acquisto dei salari svizzeri, come risulta da un'indagine dell'Organizzazione internazionale del lavoro, è tra i più alti del mondo. Un chilo di coscia di bue costa un'ora e mezzo di lavoro ai minatori, panettieri, tessitori e carpentieri e conducenti di camion svizzeri, mentre i loro colleghi austriaci ed italiani debbono lavorare almeno sei ore. I 70 mila bancari guadagnano in media dai 22 mila franchi all'anno di una dattilografa di 20 anni ai 43 mila franchi di un procuratore e raramente debbono spendere più del 20-25° o per un alloggio più che decoroso (3-4 locali vengono affittati a circa 8000 franchi all'anno). «E' una prosperità che ci può anche soffocare» insistono un po' lugubri i banchieri, ma soprattutto commercianti e industriali che vedono contrarsi i profitti, restringersi i mercati, ridursi la domanda sia all'interno sia all'estero. Il turismo è andato abbastanza bene l'anno scorso ma quest'anno, con il ribasso del marco, ha perso il 3-4 per cento e le previsioni sono ancora più fosche per il futuro se, oltre agli italiani, agli inglesi e ai francesi, anche i tedeschi saranno costretti a disertare gli alberghi della Confederazione. A differenza del Giappone la piccola e media industria non ha ancora registrato fallimenti a catena, ma molti settori cercano la diversificazione e altri si restringono sotto rincalzare dei prodotti d'importazione. «L'industria dell'orologeria» ha detto il signor Tissot, della casa omonima, all'assemblea degli industriali del settore «ha un imperativo dettato dalla recessione mondiale e dal rialzo del franco: la diversificazione». Già oggi 1300 sui 50.000 lavoratori dell'orologeria fanno altre cose realizzando un fatturato pari al 5-6% del totale. Piccole aziende, come una che faceva sci di plastica vicino a Berna con 20 dipendenti, chiudono silenziosamente i battenti perché non reggono più la concorrenza dei prodotti importati. La rivalutazione del franco è, qualche volta, anche l'alibi dietro cui si nasconde una perdita di competitività che ha altre e più complesse ragioni. Il clima, comunque, nel mondo degli affari è sempre più preoccupato e teso. «Musi lunghi nelle banche» dice il dirigente di una banca privata zurighese «ma musi lunghi soprattutto nelle aziende». I titoli delle società che esportano sono colpiti da vendite insistenti perché si prevede per quest'anno una forte contrazione dei profitti. Il governo sta studiando una serie di misure di sostegno all'economia che vanno da finanziamenti agevolati all'industria esportatrice a sgravi fiscali per rianimare la domanda interna. La sensazione, però, diffusa un po' dappertutto nel mondo degli affari, è che il problema da affrontare non è quello a breve scadenza di una manovra anti-congiunturale per raffreddare la moneta e riscaldare l'economia, ma quello a più lunga scadenza di quale sorte e quale ruolo toccherà alla Svizzera nei prossimi anni. «E' la paura del domani», come titolava qualche giorno fa il Journal de Genève. Marco Borsa

Persone citate: Georges Chevallaz, Tissot

Luoghi citati: Berna, Francoforte, Giappone, Svizzera, Washington, Zurigo