Scomparsi da Settimo i 3 titolari della Gimac
Scomparsi da Settimo i 3 titolari della Gimac Una denuncia del Consiglio di fabbrica Scomparsi da Settimo i 3 titolari della Gimac Da tempo l'azienda è in gravi difficoltà - C'è ora il timore che la situazione possa precipitare - In cassa sono rimasti soltanto due milioni -Per la Gimac di Settimo — dice Benito Ferrante del (consiglio di fabbrica — si è iniziato il conto alla roi^escia. Il 31 ottobre scade l'amministrazione controllata, se per quella data non ci saranno soluzioni in vista il tribunale dichiarerà il fallimento della società. Novecento persone senza lavoro, 550 nello stabilimento di Settimo e 350 a Pomezia». La crisi della Gimac è |a una svolta drammatica, ogni giorno che passa si ingigantisce lo spettro della chiusura. L'altro giorno all'Unione industriale era in programma una riunione per verificare se l'azienda avesse pronto il piano di ristrutturazione da presentare entro il 15 settembre al ministero dell'Industria. Una riunione dall'esito scontato perché si sapeva già che quel documento non c'era. «Non ci sarà mai — dice la Film — perché i tre titolari hanno altre intenzioni che non sono quelle di rilancio produttivo, pur promesso formalmente in giugno: Regione. Comune e sindacati sollecitano il ministero del Lavoro a intervenire, a prendere in mano l'iniziativa. n problema da risolvere è nello stesso tempo semplice e complesso. Per continuare l'attività, la Gimac, componenti di trattori e macchine per movimento terra, ha bisogno di un nuovo padrone dopo che i tre attuali (Franco Torazzi. Giovanni BachetoniBossi-Vaccari, Franco Fantauzzii hanno detto chiaro e tondo a luglio che a loro l'azienda non interessava più. «Ora sono scomparsi — ha detto con rabbia in assemblea Ferrante — lasciando in cassa un milione e ottocentomila lire e debiti per 22 miliardi Hanno divorato persino le nostre liquidazioni, tre miliardi e ottocento milioni. Probabilmente sono in Svizzera dove hanno impiantato un nuovo stabilimento-. Che accadrà di qui al 31 ottobre e difficile dire: qualche gruppo industriale si è fatto avanti, ha controllato gli impianti ma non ha avanzato offerte. L'azienda e in liquidazione e dopo il fallimento è più facile giocare al ribasso. Per ora di positivo c'è che in fabbrica il lavoro continua pur con qualche reparto in cassa integrazione. Ci sono ancora due ordini da esaurire, un paio di mesi o poco più di produzione. Ma la direzione, proprio perché è avviata la procedura di liquidazione dell'azienda, non accetta più commesse. E' cosi in sospeso un ordine di 6 miliardi della società Caterpillar, una delle tre multinazionali che finora hanno condizionato, nel bene e nel male, l'esistenza della Gimac. La crisi della Gimac è di un anno fa, quando la Fiat con l'apertura del suo stabilimento di Lecce, ridusse drasticamente il lavoro ai novecento operai della fabbrica. Ma i primi sintomi della crisi risalgono al '72 con una progressiva diminuzione degli occupati (dimissioni volontarie incentivate e ricorso periodico alla cassa integrazione). -A questa situazione — sottolinea il consiglio di fabbrica — ci ha portati la dissennata politica gestionale che non si è mai preoccupata di una diversificazione produttiva Pur con questa realtà la Gimac è un'azienda efficiente, all'avanguardia in alcune soluzioni tecniche con un alto numero di specializzati». Dice Ferrante: -Purtroppo questi elementi positivi non sembrano avere un peso importante per scongiurare la chiusura della fabbrica». P- gal.
Persone citate: Benito Ferrante, Franco Fantauzzii, Franco Torazzi, Vaccari
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