La storia delle popolazioni ebraiche giunte in Palestina nel secolo scorso

La storia delle popolazioni ebraiche giunte in Palestina nel secolo scorso La storia delle popolazioni ebraiche giunte in Palestina nel secolo scorso La storia dell'insediamento in Palestina d'una popolazione cbraica, giuntavi dai quattro angoli del mondo a costituire una sorta di enclave in un mare islamico, si racchiude nell'arco di un secolo, da quando cioè, a line Ottocento, sorse il movimento sionista di Teodoro Herzl, un ebreo ungherese turbato dai crescenti pogrom zaristi e dall'affare Dreyfus in Francia e nello stesso tempo animato da una viva fede nel ritorno alla terra degli avi. Questa aspirazione al ritorno (o come gli israeliani la chiamano, la «salita» a Gerusalemme) è una componente perenne del pensiero ebraico: fin dalla distruzione del Secondo Tempio nell'anno 70 da parte dei Romani — allorché la popolazione ebraica fu massacrata c i superstiti si dispersero nei Paesi circostanti, la cosiddetta diàspora, formando colonie dalla Spagna a Roma all'Egitto alla Persia — rimase viva nelle scuole talmudiche e nelle comunità ortodosse ebraiche la speranza di poter tornare, un giorno, sulle dolci colline di Canaan, dove scorrono il latte e il miele, la terra promessa a! popolo eletto. Le ricorrenti persecuzioni mantennero viva questa fiamma: gli ebrei erano ovunque sentiti dalle popolazioni come un gruppo di «diversi», e contro di loro era facile rivolgere ogni accusa ed esercitare ogni pressione. E' in questo periodo — diciamo dal 1880 al 1940 — che ebbe inizio e si sviluppò l'immigrazione di sempre più numerose masse ebraiche in Palestina. A rigore, dal tempo di Cristo ad oggi c'è sempre stata una comunità ebraica in quella terra, ma cent'anni fa si era ridotta ad un'infima minoranza. La popolazione prevalente era costituita da arabi. Alla fine della prima guerra mondiale i dominatori turchi vennero scacciati e il territorio passò alla Gran Bretagna come mandato della Società delle Nazioni. Ma già da alcuni decenni sempre più numerosi immigrati ebrei si stabilivano in quella regione, compravano tene dagli sceicchi e dai pascià ottomani (pagandole a caro prezzo, massimi mecenati i Rotschild) fondavano i primi kibbutzim (Degania) e le prime città propriamente ebraiche (Rcsh le Sion. Tel Aviv). Il 2 novembre 1917 era giunta la Dichiarazione Balfour, nella quale il Premier inglese prometteva di appoggiare lo stabilimento in Palestina d'un Focolare nazionale ebraico. Tutta la zona Est del Giordano veniva poco dopo costituita in Stato arabo indipendente (Transgiordania, poi Giordania) dove gli ebrei non avevano il diritto di stabilirsi ne di comprare terre. Nei due decenni susseguenti alla Dichiarazione Balfour la comunità ebraica palestinese si rafforzò sempre più, e crebbe nello stesso tempo l'opposizione araba. Si ebbero massacri di interi villaggi israeliani da parte di fanatici, guidali in particolare dal Gian Muftì di Gerusalemme che finì per trasferirsi a Berlino sotto la protezione di Hitler. Già nel 1936 gli inglesi, preoccupati di mantenere la pace in una regione tanto vicina alla loro base navale di Alessandria, suggerirono di dividere la Palestina in uno Stato arabo e uno ebraico. Gli ebrei accettarono, gli arabi rifiutarono. Non se ne fece nulla. Poi venne la guerra mondiale, gli inglesi limitarono l'afflusso ebraico perché volevano assicurarsi l'appoggio degli arabi nel conflitto, gli ebrei organizzarono massicce emigrazioni clandestine (si ebbero epopee come quella deWExodus) e misero in piedi un esercito a fianco degli inglesi e degli stessi arabi. Una situazione torbida, fluttuante, a volte disperata. Sotto la spinta degli avvenimenti (c anche perché l'opinione pubblica mondiale era ancora scossa dagli stermini di massa nazisti) si ritornò infine al progetto di spartizione. La risoluzione delle Nazioni Unite (29 novembre 1947) fu approvata con una maggioranza supcriore ai due terzi previsti, ed ebbe l'appoggio di Stati Uniti e Unione Sovietica. Il 15 maggio 1948 l'ultimo reparto di truppe inglesi abbandonò la Palestina. Era nato lo Stato d'Israele, tra i firmatari della dichiarazione d'indipendenza Ben Gurion e Golda Meir. Da allora sono trascorsi poco più di trent'anni. La popolazione di Israele, che nel maggio 1948 era di 650 mila — dei quali 156 mila non ebrei — è ora di 3 milioni e 700 mila, di cui 500 mila arabi, senza contare naturalmente gli abitanti delle zone cosiddette « amministrale » (Cisgiordania, Gaza c Sinai). Trent'anni e cinque guerre. Pània guerra, dell'indipendenza — All'alba del 15 maggio 1948. il giorno stesso del ritiro dell'ultimo reparto inglese, il territorio d'Israele fu invaso concentricamente dalle armate regolari egiziana, transgiordana, irachena, siriana e libanese e da un contingente dell'Arabia Saudita. Azzam Pascià, segretario generale della Lega araba, dichiarò alla radio del Cairo: « Sarà una guerra eli sterminio e un massacro immenso, di cui si parlerà come dei massacri mongoli c dei crociali ». In realtà fu una lotta breve e feroce, gli israeliani ebbero seimila morti in due giorni ma riuscirono a respingere gli eserciti avversari. Si combatté anche a Gerusalemme. A conclusione delle ostilità si ebbe un accordo armistiziale, ma nessun trattato di pace. Mezzo milione di arabi abbandonarono in quel momento la Palestina, finendo nei campi profughi, e più o meno nello stesso periodo settecentomila ebrei si rifugiavano in Israele dalla Libia. dall'Egitto, dal Marocco, dall'lrak. dallo Yemen. Tutti vennero assorbiti e inseriti nel nuovo Stato. Seconda guerra, campagna del Sinai — Dura dal 29 ottobre al 5 novembre 1956. E' stata un'operazione-lampo scatenata da Israele (in accordo con Francia e Gran Bretagna, ma bloccata dagli Stati Uniti), anche se non mancarono provocazioni arabe, come la protratta chiusura del Canale di Suez e del Golfo di Eilath a tutte le navi da carico aventi destinazione Israele, lo stabilimento di basi militari egiziane nel Sinai lungo la frontiera, attacchi dei Fedayin a partire dal Sinai stesso e dalla striscia di Gaza, aperte minacce di Nasser. Gli israeliani occupano il Sinai e Gaza. Terza guerra, dei Sei giorni — Dal 5 all'I 1 giugno 1967. Motivo determinante il ritiro della Forza d'emergenza delle Nazioni Unite, voluto da Nasser, la chiusura dello stretto di Tiran alla navigazione israeliana, la firma di un patto militare tra Egitto, Irak, Siria e Giordania. Gli israeliani attaccano di sorpresa, l'aviazione (Miragc) sgretola le forze corazzate avversarie, il generale Dayan arriva al Canale di Suez, occupa la Cisgiordania e le alture di Golan. La guerra si conclude con una tregua imposta praticamente dall'Onu e mai pienamente osservata dalle due parti. Quarta guerra, d'usura — Dal 1968 al 1970. In questi due anni lo sforzo di guerra arabo contro Israele prende la forma di una lunga azione di logoramento. Bombardamenti massicci dell'artiglieria egiziana lungo il canale di Suez, irruzioni di commandos israeliani entro il territorio egiziano fino alla valle del Nilo, il personale militare sovietico in Egitto raggiunge i ventimila «consiglieri», ivi compresi piloti di reattori e serventi di missili terra-aria. La guerra finisce con un accordo di tregua proposto dagli Stati Uniti. Nel luglio 1972 il presidente Sadat, succeduto a Nasser morto nel settembre '70, espelle tutto il personale militare sovietico. Quinta guerra, del Kippur — Dal 6 al 24 ottobre 1973. L'attacco scatenato da egiziani u siriani durante il Yom Kippur, la più grande festa religiosa ebraica, prende Israele di sorpresa. I blindati egiziani e siriani avanzano in massa, simultaneamente, dopo aver attraversato il Canale di Suez e le linee armistiziali sul Golan. L'Egitto ha gettato nella battaglia un'armata di 700 mila uomini, 2500 tanks, 650 acrei e 150 batterie di missili terra-aria. La Siria mobilila 500 mila uomini, 2000 tanks, 530 aerei e 35 batterie di missili. Migliaia di soldati egiziani e centinaia di tanks attraversano il Canale, i missili e i razzi di fabbricazione sovietica causano grosse perdite all'aviazione e ai carri israeliani. Tuttavia Israele riesce a prevalere agendo per lince interne: nel terzo giorno di guerra Tel Aviv concentra il peso dei suoi blindati e della sua aviazione sui siriani, respingendoli dal Golan in direzione di Damasco. Almeno 1100 carri siriani restano sul terreno. Due giorni dopo una «forza speciale» israeliana attraversa a sua volta il Canale di Suez e prende alle spalle gli egiziani. Gli israeliani arrivano a 101 chilometri dal Cairo, dove si firmerà l'armistizio. Negli ultimi cinque anni non si e più combattuto, sui fronti. Ma ci sono stati attacchi terroristici da parte dei fedayn palestinesi, rappresaglie israeliane, sconfinamenti ebraici nel Libano meridionale, sporadici scambi di cannonate sul Golan. Finalmente, nel novembre scorso, l'improvviso viaggio di Sadat in Israele e l'apertura d'un colloquio estremamente difficile ma impegnato con serietà da ambo le parti per arrivare alla pace. Ieri, l'annuncio da Camp David. Sarà davvero la fine di una lunga tragedia? Umberto Oddone