Dossier del Sindacato inquilini per interpretare l'«equo canone»

Dossier del Sindacato inquilini per interpretare l'«equo canone» La nuova legge: proposte e suggerimenti Dossier del Sindacato inquilini per interpretare l'«equo canone» Tra i punti affrontati dal Sunia: delimitazione delle zone degli immobili; definizione dello stato di degrado; gestione del fondo sociale j none « La legge sull'equo canone è complessa, la gente comune — estranea al linguaggio tecnico — tende a delegarne l'applicazione agli esperti. Occorrono invece una gestione unitaria, la partecipazione e il controllo di tutte le forze sociali, un'informazione capillare sui contenuti ». Presentando un documento sulle « possibilità d'intervento degli enti locali », 11 Sindacato Inquilini ha voluto dare un contributo concreto all'entrata in vigore della nuova legge, con proposte e criteri di scelta. « E' una piattaforma rivendicativa nei confronti degli enti locali e della Regione — ha precisato in una conferenza-stampa Silvio Virando, della segreteria provinciale torinese del Sunia — non una semplice dichiarazione di principi o di consigli, ma un primo passo sul cammino verso l'applicazione corretta dì una legge che introduce il controllo pubblico sui fitti, ma non prevede sanzioni per i trasgressori ». Tre i punti fondamentali affrontati dal Sunia: « Delimitazione delle zone di ubicazione degli immobili; definizione dello stato di degrado: gestione del fondo sociale ». Sono compiti che vedono impegnate in questi giorni le amministrazioni comunali, con non poche difficoltà e molte contraddizioni. A proposito della ripartizione del territorio cittadino nelle zone indicate dalla legge sull'equo caGiuseppe Cervetto della segreteria provinciale del Sunia, ha affermato: « La loro individuazione, oltre ai comparti di degrado, non può costituire un fatto puramente tecnico; si tratta invece di una lettura politica dello sviluppo edilizio della città ». La prima rivendicazione del Sindacato Inquilini è « di ottenere il massimo ampliamento possibile della zona periferica e mimiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiimii di utilizzare per la perimetrazione delle zone gli strumenti urbanistici già esistenti ». Ha lnsfstito Cervetto: « Gii inquilini chiedono di tener conto, al di là della struttura edilizia, anche delle carenze dei sistemi dì trasporto e della scarsità dei servizi sociali in relazione alle esigenze della popolazione ». Per Torino il Sunia propone anzitutto che « la definizione delle zone avvenga nei confini delle circoscrizioni, in modo che le fasce corrispondano al quartiere o a suoi multipli o sottomultipli ». Il « centro storico » dovrebbe essere individuato nell'area esistente tra i corsi: Regina Margherita, San Maurizio, Lungo Po Antonelli, Cairoli, Vittorio Emanuele, Inghilterra, Principe Oddone, corrispondente alla circoscrizione n. 1. Sarebbero «zona periferica » i quartieri « confinanti con i Comuni della cintura. Mirafiori-Nord e Sud, Pozzo Strada, Parelio, Vallette-Lucento. Madonna di Campagna, Rebaudengo, Falcherà, Regio Parco, Barca-Bertotla. Madonna del Pilone ». Secondo il Sunia « esistono alcune eccezioni »: ad esempio, Nizza Millefonti, « assimilabile alla fascia intermedia tra centro storico e periferia, visto che il suo abitato sconfina e si con- fonde con il comune di Moncalìeri »; oppure Cavoretto-Borgo Po, che « per la sua struttura prevalente potrebbe essere considerata "zona di particolare pregio", salvo la parte sulla sponda del fiume (corso Moncalieri-Borgo Po-Madonna del Pilone, dove si tiovano insediamenti civili e popolari e stabili degradati ». La k zona intermedia », fra centro storico e periferia, comprenderebbe — secondo il Sunia — Borgo Vittoria, Barriera Milano, Aurora, Borgo Vanchiglia, San Donato, Cenisia, San Paolo, Crocetta, Santa Rita, Lingotto, Nizza-Millefonti. Anche per gii stabili o 1 comparti degradati, il Sunia propo- j *J ne all'amministrazione comunale un criterio di valutazione: « Non ci si può riferire, esclusivamente, alle condizioni di manutenzione dell'immobile, ma è importante considerare anche l'ambiente, i fabbisogni insoddisfatti, particolari situazioni socio-economiche ». Il Comune di Torino ha già predisposto una « mappa del degrado », in base ai dati emersi dal censimento del '71. Su questa si potrebbe « preparare un primo quadro sommario, con ì mezzi e gli strumenti a disposizione, prevedendo al più presto un'integrazione dei dati, con analisi ed accertamenti, isolato per isolato, stabile per stabile ». Ultima proposta: la gestione del fondo sociale. « La Regione promuova subito un'indagine per accertare quanti sono i potenziali utenti. Sarà anche un utile orientamento in vista della ripartizione regionale del fondo nazionale ». Secondo il Sunia la gestione dovrà essere « decentrata con riferimento alle unità locali dei servizi ». Rodolfo Calati, infine, ha sottolineato l'esigenza di « estendere il controllo pubblico alla parte normativa della legge, dagli sfratti alle procedure legali ». civoraurra« tommtiunrirepaneesSTanManlidiil cambidellenziitorpti20pdgbzie bi i i iiiiiiiiiimmiiiim in

Persone citate: Antonelli, Cairoli, Cervetto, Rebaudengo, Silvio Virando

Luoghi citati: Borgo Vanchiglia, Comune Di Torino, Inghilterra, Milano, Nizza, Nizza Millefonti, San Paolo, Torino