Alunni, uno dei più noti terroristi e un ideologo della lotta armata di Vincenzo Tessandori

Alunni, uno dei più noti terroristi e un ideologo della lotta armata Era ricercato per dodici omicidi e per la strage di via Fani Alunni, uno dei più noti terroristi e un ideologo della lotta armata Si era avvicinato al gruppo eversivo "Prima linea" - Una vita costellata da assalti, ferimenti, attentati DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Hanno arrestato un ideologo della lotta armata, l'altra sera, qui a Milano: ideologo e terrorista. Più che i mandati di cattura, le tante armi trovate a casa sua e i documenti dimostrano che non si limitava a predicare soltanto la rivoluzione. Dicono che sia un capo delle Brigate rosse, lo sospettano di una dozzina di omicidi, di aver organizzato o almeno preso parte a Roma alla strage di via Pani e al rapimento di Aldo Moro. Brigatista rosso è stato, quando l'organizzazione viveva la sua seconda stagione, ma dopo un lungo dibattito interno ne è uscito per avvicinarsi ad altri gruppi clandestini, negli ultimi tempi, forse, a «Prima linea». Amico di Mario Moretti (altro clandestino braccato dai servizi di sicurezza dal 1972, per partecipazione alla banda armata Brigate rosse e soprattutto dopo l'uccisione di Aldo Moro), Corrado Alunni entra nel gruppo dei sociologi di Trento e dei proletari di Reggio Emilia forse già nel 1974. Ma nel dicembre 1976 ne è uscito: la vigilia di Natale gli uomini dell'ufficio politico di Pavia scoprono una base in via Scarenzio 6. E' arrestato Fabrizio Pelli, reggiano, già brigatista rosso sospettato di aver lavorato a radio Praga. La casa, viene stabilito, ospitava altre due persone, Susanna Ronconi, studentessa di scienze politiche all'Università di Padova, e Corrado Alunni. C'è molto materiale politico, in quell'appartamento, ci sono documenti delle Br e documenti redatti dai tre clandestini. In uno, che verrà trovato anche nella base «rossa» di via Maderno, a Milano, dove fu arrestato Renato Curcio, si legge fra l'altro: «Come dicono i tupamaros, non ci sono vacche sacre». E quella carta è alla base di un dibattito in seno all'organizzazione. I teorici puri non devono più esistere, sostengono i contestatori, coloro che auspicano una linea più dura. Alunni, diranno gli inquirenti, con Pelli, Ronconi, e pochi altri, rappresenta l'ala più radicale. In discussione, all'interno del gruppo, la strategia da adottare nell'immediato futuro. Quando finirà in mano ai carabinieri Giorgio Semeria, addosso all'ideologo verranno trovati numerosi documenti. In uno si legge: «Scegliere di attaccare i carabinieri come braccio armato strategico della controrivoluzione in Italia è certamente giusto. Ciò che non ci sembra giusta è la tattica scelta. Perché si è scelto l'attacco alle cose anziché l'attacco alle persone? E' certamente più produttivo attaccare le persone ed in particolare coloro che si sono particolarmente distinti. Inoltre, anche l'attacco alle cose andava fatto non nella forma del piccolo sabotaggio ma dell'adozione di gruppo armato. Solo in questo modo si dà al proletariato l'immagine di un'organizzazione armata che si muove nella prospettiva della guerra civile». Questa soluzione «militare», dicono nel movimento, Alunni non l'approvava, convinto che fosse necessario instaurare e stringere legami con la classe operaia, con quell'entità variegata che è lo stesso «movimento». Così, a Pavia, viene trovato anche un documento nel quale Alunni spiega le ragioni della sua uscita dalle Brigate rosse, e per illustrare la sua decisione usa parole «fortemente critiche». Per dodici mesi, braccato dai servizi di sicurezza. Alunni scompare. E' stato un lungo periodo di meditazione, dicono nel movimento, qui a Milano. Poi fa parte di un gruppo che pratica la lotta armata, infine entra in «Prima linea», un'organizzazione che sembra contendere la leadership alle Brigate rosse, ma che è sorta da esperienze differenti da quelle vissute dalle Br: secondo i militanti di «Prima linea», infatti, è indispensabile stabilire e manteri ere un costante rapporto dialettico con l'autonomia, il gruppo non ha spiccate caratteristiche «militariste» come ie Brigate; il rapporto con gli operai, sostengono i militanti, dev'essere preciso, sono indispensabili le esperienze maturate nei quartieri. La lunga stagione di «Prima linea», comunque, è costellata da atti di terrorismo, da assalti, ferimenti, espropri, attentati. Vengono messe bombe, il 2 giugno dell'anno scorso, sugli scambi della metropolitana milanese. L'attacco è deciso, diranno gli attentatori, perchè il giorno di festa «è stato rubato ai proletari, costretti a lavorare». E saranno attaccati i pullman delle autolinee Satti, a Torino. I terroristi sono giovani e maldestri: in cinque finiscono arrestati. Seguono incendi, ferimenti alle gambe: il 13 giugno, a Pistoia, è colpito G. Nicolai, caporeparto in un'industria meccanica, e quarantott'ore più tardi viene ferito Roberto Anzalone, segretario dei medici di Milano. E c'è anche il primo dramma: il 20 luglio, a Tradate, giovani mascherati fanno irruzione in un'armeria, tentano un «esproprio», vogliono impossessarsi di armi. Il proprietario reagisce e spara, colpisce un giovane che verrà trovato più tardi, in un'auto, morto. «Prima linea» rivendica l'irruzione. Il 23 luglio una bomba viene fatta esplodere contro l'armeria. E' una serie cospicua di attentati e il 27 dicembre, a Torino, si tenta di far saltare l'intero cantiere delle carceri in costruzione alle Vallette. Soltanto per caso scoppiano alcuni candelotti e non l'intera carica. Poi, irruzioni a Firenze, a Napoli, a dimostrare che l'organizzazione è in grado di agire in tutto il Paese. C'è un'arma, non molto conosciuta, che sembra legare Alunni a una serie di delitti firmati «Br»: la rivoltella cecoslovacca Nagant, calibro 7.62. Quando, il 28 aprile 1977, i brigatisti a Torino tendono un agguato mortale all'avvocato Fulvio Croco, i testimoni riconoscono nelle foto segnaletiche Corrado Alunni come «il killer accanto a colui che impugnava la Nagant con silenziatore». Per l'agguato la magistratura torinese emetterà mandato di cattura. Ma la sinistra rivoltella sarà presente in altri attentati: con essa verranno uccisi il vicedirettore de La Stampa, Carlo Casalegno, e il maresciallo Rosario Berardi. Di certo Alunni ha praticato la lotta armata: l'arsenale trovato nell'appartamento che occupava, al piano rialzato di via Negroli 32, più che un indizio è una prova. Ma in quell'appartamento c'erano anche molti documenti, alcuni delle Br, altri, più cospicui, di «Prima linea». Su un foglietto da ristorante senza intestazione c'è una nota signi ficativa: «Spese dotazione. Al mese, 1.550.000, sovvenzioni 100 mila: 4 a Torino, 2 a Messina (una per Giulia), 2 a Foss (una per Sca.), 2 a Milano». Secondo gli inquirenti, il denaro sarebbero le rimesse fatte dall'organizzazione ai «compagni prigionieri», Giulia sarebbe Giulia Borelli, dietro alle sbarre nel carcere speciale femminile di Messina, e «Sca.» starebbe per Marco Scavano, detenuto nel supercarcere di Fossombrone. Vincenzo Tessandori Milano. Armi e opuscoli Br ritrovati nell'appartamento di Corrado Alunni (Milonc)