Nelle correnti della de dibattito sul nome del capo dei deputati di Alberto Rapisarda

Nelle correnti della de dibattito sul nome del capo dei deputati Si deve sostituire l'on. Piccoli Nelle correnti della de dibattito sul nome del capo dei deputati ROMA — Per la de le vacanze sono definitivamente finite. Ieri Zaccagnini è rientrato a Roma concludendo le sue ferie estive, e oggi si riunisce la direzione del partito. E' il primo contatto dei massimi livelli della democrazia cristiana con i più importanti temi politici del momento. In questo caso la direzione si occuperà unicamente del «piano Pandolfi», il progetto che dovrebbe guidare lo sviluppo dell'economia del Paese per i prossimi tre anni, e che è proprio in questi giorni all'esame dei partiti e dei sindacati. Ferrari Aggradi, l'esperto economico della de, esporrà la posizione del partito a proposito del piano, posizione che sarà certamente favorevole, visto che il piano è presentato da un governo formato unicamente da democristiani. Dovrebbe intervenire, a conclusione del dibattito, anche il presidente del Consiglio Andreotti, che illustrerà i risultati dei colloqui che ha avuto con partiti e sindacati. La ripresa del lavoro interno nella de si rileva anche nel fitto calendario di riunioni di corrente che da oggi fino a tutto settembre si susseguiranno per chiarire gli atteggiamenti delle varie «ali» del partito in vista del Congresso che si terrà nella primavera dell'anno prossimo. Oggi, a Saint Vincent, comincia il I convegno degli aderenti a «forze nuove», la corrente di Donat-Cattin. Il 25 e 26 settembre saranno i fanfaniani ad incontrarsi (a Fiuggi) per decidere che cosa fare nel partito e fuori. Ci si attende, in particolare, di sapere da questa riunione di corrente se il gruppo fanfaniano deciderà di presentarsi al prossimo congresso in posizione antagonista al gruppo che appoggia il segretario Zaccagnini. Il 29 settembre si riunisce la corrente di «base», e poi si incontreranno anche gli andreottiani e i dorotei. Uno dei primi obbiettivi di questa serie di incontri sarà l'orientamento da tenere nella scelta del nuovo capo dei deputati democristiani, l'uomo che dovrà prendere il posto lasciato libero da Piccoli, dopo che è stato eletto presidente del partito. La carica è molto ambita e i pretendenti sono tanti, da due etemi antagonisti, De Mita («base») e Donat-Cattin («forze nuove») all'ex ministro dell'Interno Cossiga, che potrebbe essere un candidato di compromesso. C'è in lizza anche l'attuale vicepresidente del gruppo de, Gerardo Bianco, della «sinistra di base» come De Mita. E, infine, ultimamente si parla anche di una possibile candidatura di Arnaldo Forlani. In realtà, l'attuale ministro degli Esteri, già antagonista (battuto) di Zaccagnini all'ultimo congresso, non intende presentarsi tra i candidati, ma non respingerebbe l'offerta della carica se gli venisse fatta dallo stesso Zaccagnini. Le votazioni per il successore di Piccoli potrebbero avvenire il 27 settembre. L'eventuale elezione di Forlani a capo del gruppo de alla Camera, sposterebbe gli equilibri ai massimi vertici del partito in favore della corrente fanfaniana. Il capogruppo dei deputati, infatti, per tradizione consolidata, fa parte di diritto del vertice del partito, assieme al presidente del partito, al segretario e al capo del gruppo dei senatori. Il capo del gruppo dei senatori, Bartolomei, è un fanfaniano. Se venisse eletto Forlani, tutti i parlamentari democristiani verrebbero rappresentati da due uomini molto vicini al sen. Fanfani. Per questa ragione pare improbabile che Forlani possa succedere a Piccoli. Sul fronte della disputa ideologica tra socialisti e comunisti, ieri, per la prima volta da oltre un mese, è stata registrata una singolare calma. Non c'è stato il consueto scambio polemico di dichiarazioni e controdichiarazioni, indice forse di un atteggiamento più cauto del psi, che comincia a preoccuparsi dei vantaggi tattici che la disputa aperta col pei rischia di dare alla democrazia cristiana. Solo il vicesegretario socialista. Signorile, in una intervista a Repubblica si è fatto sentire, ed ha parlato con toni concilianti verso il pei. «La politica di unità nazionale — dice Signorile — è necessaria e insostitubìle. ma limitata nel tempo e neili obiettivi alla fase più complessa della vita democratica del Paese. Ma all'interno di questa politica ci si sta in due modi: o privilegiando ì rapporti con la de e con la sua funzione mediatrice, e questo è coerente con la strategia del compromesso storico, o costruendo in questa i fase condizioni diverse nei i rapporti tra i partiti e nello I sviluppo del quadro democraI fico. Questo significa lavorare I ver l'alternanza al governo. \ Proprio questo è alla radice | dell'iniziativa socialista ». Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Fiuggi, Roma, Saint Vincent