Blocchi di protesta sulle strade perché il Bormida è inquinato? di Franco Marchiaro

Blocchi di protesta sulle strade perché il Bormida è inquinato? Dopo l'assoluzione di 10 dirigenti industriali Blocchi di protesta sulle strade perché il Bormida è inquinato? Nell'Acquese la gente minaccia alcune clamorose manifestazioni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ACQUI TERME — Agricoltori, pescatori sportivi, difensori della natura sono sul piede di guerra, pronti a dar vita ad una clamorosa manifestazione di protesta, con il blocco dell'« Autostrada dei Trafori » e dell'autostrada Savona-Torino, contro l'inquinamento del Bormida. Perché la gente, dopo quarant'anni almeno di lotta, è stanca di veder cadere nel vuoto ogni iniziativa, ogni promessa, mentre lo stato del fiume peggiora sempre più, tanto che in parecchie occasioni è stato definito « uno dei più inquinati d'Italia ». Una delusione completa, ed ora si è aggiunta la sentenza del giudice istruttore presso il tribunale di Acqui Terme, dottor Giuliano Marchisone, che, dopo un'inchiesta protrattasi anni, ha prosciolto i dirigenti di alcune aziende, quasi tutte con sede in provincia di Savona (dove la Bormida nasce per attraversare poi le province di Cuneo, Asti e Alessandria prima di gettarsi in Tanaro), accusate di inquinare il fiume con gli scarichi dei loro stabilimenti. Sull'iniziativa della magistratura acquese la gente della Val Bormida faceva affidamento, si sperava di vedere una soluzione all'annoso problema, purtroppo non è stato cosi. Il dottor Marchisone, in base ai risultati delle perizie ordinate nel corso dell'istruttoria, si è trovato senza elementi per provare la colpevolezza degli indiziati e, accogliendo soltanto in parte le conclusioni del p. m. dottor Poggi, ha pronunciato la sentenza di proscioglimento per tutti i dirigenti industriali. Erano, per lo stabilimento Acna di Cengio (gruppo Montedison), Mariano Nicolò Ortolani, 72 anni, da Isnello; Franco Menozzi, di 63, Reggio Emilia; Francesco Vignati, di 46, abitante a Cengio; per la Montedison di Cairo il cinquantasettenne Guido i Gnudi, di San Giuseppe; per I la « 3 M » di Cairo l'ex dirigente Tomaso Diana, 53 anni, Albisola Superiore; per la « Cokitalia » di Bragno, Memo Marchetti, 63 anni, abitante a Cairo; Giovanni Fornarino, 70 anni, da Spigno, e l'acquese Nicolò Chierici, ! di 58, per la « Salem » di Spigno Monferrato; infine j Nicola Sabatini e Filippo Piecardo, di 52 e 39 anni, per j lo stabilimento Montedison ; di Spinetta Marengo (Alesj sandria). Per Ortolani. Menotti e Vignati l'assoluzione è per inI sufficienza di prove; tutti gli j altri invece sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto. L'istruttoria era stata conseguenza di una denuncia presentata negli scorsi anni dal comune di Acqui, quando era sindaco l'avv. Dario Mottura. A differenza di quanto accadeva di solito in quel periodo, per mancanza di leggi, quando gli inquinatori venivano al massimo incriminati per aver provocato, con i loro scarichi nocivi, la moria dei pesci, nei confronti dei dieci dirigenti industriali, il giudice Marchisone aveva proceduto in base all'art. 440 del C. P. che prevede una condanna da tre a dieci anni per chiunque « corrompe o adultera acque destinate all'alimentazione ». L'accusa, quindi, era. di avere, con lo scarico delle sostanze reflue dei vari stabilimenti, contenenti sostanze nocive, inquinato il fiume Bormida, le relative falde e le condutture d'acqua (pozzi e acquedotti) destinate ad uso potabile, rendendo l'acqua stessa pericolosa alla salute pubblica. Ma la voluminosa perizia disposta dal magistrato ha salvato gli indiziati. Franco Marchiaro