Parità di lavoro per la donna

Parità di lavoro per la donna PASSO INDIETRO NELLA STORIA PER EVITARE ECCESSIVE TUTELE Parità di lavoro per la donna La storia ha inventato varie, definizioni del lavoro femminile, a seconda delle condizioni socio-economiche e della mentalità dominante. Fino a poco tempo fa per il lavoro femminile si sosteneva fosse richiesto una minor capacità produttiva. Per infrangere classificazioni spesso di comodo, le donne si rimboccano le maniche e giorno per giorno dimostrano che quelle che si credevano caratteristiche della carriera maschile, oosia l'aggressività, la competitività, la rinuncia, non sono esclusive dell'uomo. Tutto questo, come ha rilevato la psicologa ElenaBelotti Gianini, ha dietro 'Cronache di dure rinunce familiari, di solitudini a volte intollerabili.. Per realizzare nei fatti quanto viene sancito sui testi, le donne hanno dovuto compiere un apparente passo indietro nella storia, rinunciando a eccessive tutele che, se erano pur tutele, risultavano poi essere discriminanti. Come il divieto del lavoro notturno, nato per difendere, poi appiglio per preferire uomini. Procedendo per semplificazioni, si ricorda che in Inghilterra, nell'Ottocento, le don¬ ne svolgevano mansioni umili: sprvegliavano le fogne, sceglievano minerali in fondo alle miniere. Col tempo la donna si assicurò la protezione legislativa. Oggi la situazione viene ribaltata in ossequio al principio 'parità di lavoro, parità di retribuzione*. Grazie anche ad una fortissima solidarietà, le donne oggi entrano di prepotenza in settori fino a poco tempo fa dominati dal maschio. Alla Fiat le operaie neo assunte hanno chiesto di essere impiegate nei reparti più faticosi: presse, lastroferratura e carrozzeria; alla Pirelli Bicocca una donna è stata nominata capo macchina (è il primo caso); a Ravenna 40 ragazze idai 18 ai 30 anni) hanno seguito un corso per edili ad hanno poi trovato un posto nei cantieri; a Milano e a Roma fanno servizi a domicilio elettriciste, idrauliche e pulitrici di finestre. L'elenco è lungo e lo sarebbe ancora di più se si riuscisse a censire il lavoro delle casalinghe che trovano il tempo per far qualcosa fuori casa. Secondo le statistiche ufficiali le casalinghe italiane sono 12 milioni, ma di queste diminuisce gradualmente il numero di quelle donne che lo fanno a «tempo pieno». Un'indagine condotta all'università di Ancona ha accertato che soltanto il 14 per cento delle donne sposate si dedica esclusivamente al lavoro domestico. Aumenta altresì il I numero delle donne che possono vantare un'esperienza di lavoro. Significativo è il caso inglese. La percentuale delle donne ; sposate che hanno lavorato è passata dal 10 nel 1930 al 42,3 nel '71 e a più del 50 nel '78. La solidarietà femminile sembra poi trovare uno sbocco nel futuro dell'Europa. La Cee ha curato di recente una grande inchiesta sulle donne europee. La loro convinzione: nonostante le frontiere, sono sorelle. La loro preoccupazione principale: trovare un'occupazione e conservarla. Il loro femminismo: la loro condizione è nelle loro mani, niente deleghe. La loro speranza: svolgere una funzione più importante a livello europeo e a livello nazionale. Sempre secondo questa indagine, più di otto europee su dieci hanno avvertito, nella vita quotidiana, l'esistenza della comunità: più di due su tre sono consapevoli che le «sorelle» europee affrontano gli stessi problemi. I tre problemi che dovrebbero essere risolti in via prioritaria sono: a lavoro uguale salario uguale, parità d'accesso al lavoro, protezione dei consumatori. Per far questo le donne sono convinte di dover contare soprattutto su se stesse. Su questo punto le più agguerrite sono le italiane, mentre le inglesi e le tedesche ritengono che sia più urgente abbattere, prima, una certa mentalità mascolina, ancora strisciante e in certi casi vincente. Tutte pensano che l'Europa sia un'occasione da non perdere. Forse scottate da esperienze nazionali, danno la preferenza alla legislazione europea rispetto a quella nazionale. Un pronunciamento della Corte di giustizia europea (8 aprile '76) dà loro ragione: si stabilì che il principio della parità dì retribuzione, fissato dal Trattato di Roma, può essere invocato dalle giurisdizioni nazionali. Ciò implica, di conseguenza, che il giudice nazionale deve applicare questo principio. Le nostre conquiste, dicono le donne, avranno più risonanza nell'Europa unita. Pier Mario Fasanotti

Persone citate: Gianini, Pier Mario Fasanotti

Luoghi citati: Ancona, Europa, Inghilterra, Milano, Ravenna, Roma