Indagini Moro: i 2 fratelli arrestati videro riprodurre i volantini Br? di Silvana Mazzocchi

Indagini Moro: i 2 fratelli arrestati videro riprodurre i volantini Br? Forse per gli inquirenti si stanno aprendo alcuni utili spiragli Indagini Moro: i 2 fratelli arrestati videro riprodurre i volantini Br? Cosimo e Sesto Tofani fecero le loro confidenze ad un avvocato - Il milite Otello Riccioni, autista della seconda pattuglia di scorta al presidente de: "L'itinerario di via Fani era percorso due volte alla settimana" ROMA — «Gli itinerari che Aldo Modo poteva percorrere per uscire da vìa del Forte Trionfale era almeno 5; variavano a seconda delle esigenze o per motivi di sicurezza.». E' la testimonianza del carabiniere Otello Riccioni, autista della seconda pattuglia che era assegnata al servizio scorta del presidente della de prima del suo rapimento. La mattina della strage, Otello Riccioni non era di turno, ma accorse sul luogo dove ì colleghi erano stati assassinati e il suo racconto fu trascritto da una cronista dell'Ansa. La dichiarazione passò la sera del 16 marzo alle telescriventi con il lancio numero 447/1. «L'itinerario di via Fani ■— aveva precisato il carabiniere — veniva percorso non più di due o tre volte alla settimana per sicurezza e la scelia era fatta autonomamente dalla scorta salvo che il presidente non fosse di parere contrario ». Il carabiniere Otello Riccioni dipende dal «reparto enti vari» dell'Arma ed è attualmente distaccato ai «servizi scorta» della Presidenza del Consiglio. La sua testimonianza (non sappiamo se fino ad oggi la magistratura l'ha interrogato su questa circostanza) potrebbe essere determinante per chiarire le modalità con le quali venivano decisi i percorsi che Aldo Moro seguiva abitualmente nelle settimane precedenti alla strage di via Fani, quando le minacce nei suoi confronti si erano fatte più frequenti. Quello del percorso è un nodo da sciogliere di non po¬ ca importanza perchè ripropone il problema del come i brigatisti siano venuti a sapere che il 16 marzo (data certamente da loro prescelta per rapire Moro) il presidente della de avrebbe fatto l'itinerario di via Fani. Chiarire questo dubbio è oggi più che mai importante in un momento in cui la magistratura sembra portare avanti con qualche successo le indagini sugli infiltrati «in sospettabili» di cui le Brigate rosse disporrebbero negli uf- fici dei più delicati apparati burocratici dello Stato. La ! notizia che gli inquirenti ab- ! biano individuato un «fian- cheggiatore» delle Br nella se-1 greteria di un funzionario del j Viminale, trapelata sabato j scorso, non è stata fino ad og- i gi smentita. I Le Indagini sulla colonna di terroristi che portò a termine «l'operazione Aldo Moro» continua intanto nella più assoluta mancanza di notizie ufficiali. Nonostante il riser- I bo però è stato ricostruito l'episodio che ha portato, giovedì scorso all'arresto di due fratelli: Cosimo e Sesto Tofani. I due sono accusati di «reticenza e falsa testimonianza»: avrebbero rivelato ad un avvocato di fiducia, durante i 55 giorni del rapimento dello statista, di aver visto «ripro durre» alcuni volantini conte nenti i comunicati delle Br. Allo stesso professionista i due avrebbero raccontato an che alcuni particolari su co me si sarebbe svolta «l'opera zione» che poi si verificarono con esattezza. L'avvocato, Ni no Gaeta, avrebbe immediata- mente avvertito gli investigatori che da allora conducevano gli accertamenti. Cosimo Tofani, 35 anni, ha lavorato per dodici anni alla «Solet» una tipografia in via del Grattino, dietro via del Corso, dove si stampavano «la Voce Repubblicana» e «Il Manifesto». I locali erano di proprietà di Gino Lanzara che li chiuse quando già rischiava il fallimento circa due anni fa. AW'eposca i sessanta tipografi che si videro sfuggire il posto di lavoro, occuparono un altro stabilimento di Lanzara: un villino a due piani in piazza Bottego 51, a porta San Paolo dove si trasferì il tipografo arrestato. L'Occupazione andò avanti fino al 21 dicembre quando l'industriale fallì e alla palazzina vennero messi i sigilli. A quel punto Cosimo Tofani andò a lavorare alla «Stec», la tipografia dove si stampano vari quotidiani compresi «Il Corriere dello Sport», e «La Repubblica». Il fratello maggiore di Cosimo, Sesto Tofani, 40 anni, lavora invece come facchino alla «Romanazzi» un'azienda di autotrasporti. Dove possono aver visto i due fratelli i volantini di cui riferirono al professionista? I compagni di lavoro di Cosimo Tofani lo definiscono «un uomo di poche parole» molto calmo e orgoglioso della sua famiglia. «In politica — dicono — non era certo estremista». Nessuno sa però precisare se, oltre ai turni nella tipografia «Stec», durante le ore libere, Cosimo Tofani svolgesse lavori straordinari in qualche stamperia più piccola. Dalle indagini sono però scaturiti due elementi interessanti: strani «furti» e scassi avvenuti nelle due tipografie di Lanzara, dopo la chiusura dei locali, proprio durante i 55 giorni del rapimento Moro. Alla «Solet» in via del Grattino, la Digos operò una perquisizione perchè fu segnalato lo scasso della porta. All'interno però non mancava nulla dei pochi macchinari esistenti. Dai locali di piazza Bottego invece, nonostante i sigilli, vennero trafugate alcune macchine da scrivere. E' infine da segnalare una perquisizione fatta ieri mattina dai magistrati che conducono l'inchiesta Moro. Insieme con i carabinieri i giudici sono andati in via Palombini 19, l'appartamento dove fu arrestata nel maggio scorso, Gabriella Mariani, accusata di far parte con altri cinque del nucleo di presunti brigatisti di Enrico Triaca intestatario della tipografia bierre di via Foà. Nell'appartamento, gli inquirenti hanno sequestrato due valigie di materiale: tra gli oggetti ci sono un passaporto della ragazza con timbri di viaggi in Portogallo e in Grecia, un foglio dattiloscritto e un altro con appuntati un nome e un indirizzo di Aosta. Accanto, è trascritta una data, forse precedente al rapimento Moro. Silvana Mazzocchi

Luoghi citati: Aosta, Gaeta, Grecia, Portogallo, Roma, San Paolo