I sindacati sotto accusa di Ennio Caretto

I sindacati sotto accusa L'AMERICA RIESAMINA IL «MODELLO CAPITALISTA» I sindacati sotto accusa Gli iscritti sono scesi dal 33 per cento dei lavoratori nel 1955 al 23 per cento La popolarità dei leaders è caduta in basso - Simpatia per gli autonomi europei DI RITORNO DAGLI STATI UNITI — La protesta contro le istituzioni, che caratterizza l'umore popolare in America, investe anche i si7idacati. Non è la prima volta nella storia americana che le labor unions vengono indicate come responsabili di questa o quella crisi Ma, a differenza che in passato, oggi non è sotto accusa la politica sindacale del momento, bensì l'ideologia del sindacato stesso. Per usare il linguaggio degli economisti, la protesta della maggioranza silenziosa è un fenomeno strutturale, non congiunturale. Mentre riconosce all'impresa una crescente funzione pubblica, e rivendica comunque la sua validità economica, questa maggioranza respinge invece il valore associativo della union e rinnega la sua eredità di progresso. Nell'America che si autoriduce le tasse e contesta la riforma sanitaria, si fa risalire anche al sindacato non tanto la caduta del dollaro, quanto il generico malessere sociale. I segni esteriori del fenomeno sono netti e numerosi. Percentualmente, i sindacati non hanno mai avuto così pochi iscritti, il 23 per cento della manodopera, contro il 33 per cento del '55, l'anno -d'oro-. La popolarità dei loro leaders non è mai caduta così in basso: a parte gli addetti alla pubblicità, sono gli uomini di cui l'America si fida di meno. Negli ultimi 5 anni, i loro candidati politici hanno perso il 52 per cen to dei confron ti elettorali diretti. Persino all'interno soffia aria di fronda: più della metà degli iscritti ritiene la sua volontà violata dalla strategia dirigenziale. I sondaggi d'opinione tra i giovani sono disastrosi, essi guardano con simpatia agli 'autonomi- europei, sebbene non riescano ancora ad articolare la rivolta. La crisi nella crisi, cioè il cedimento sindacale nel momento più difficile del dollaro, ha molte spiegazioni La prima, contingente, è che gli imprenditori stanno combattendo con successo una nuova e più sottile lotta di classe, che condiziona sia l'elettorato sia il Parlamento. Svento landò la bandiera della difesa contro l'inflazione e la svalutazione, del risparmio energetico e degli investimenti, e premiando nel contempo il merito e la produttività, essi fanno un discorso economicamente ineccepibile. Come osserva John Kenneth Galbraith, «diventa facile accusare di irresponsabilità una labor union che non possieda una politica di austerity e as¬ suma, al contrario, una fisionomia sempre più corporativa». La crisi sindacale ila però altri motivi più profondi e. compositi. Le sue radici affondano nelle retrive prese di posizione sul Vietnam e i diritti civili negli Anni Sessanta. Sotto la presidenza di George Meany, la Confederazione dei Sindacati, l'AFL-CIO, s'identificò nella politica sur"orientale del presidente Nixon, sino ad appoggiare l'invasione della Cambogia. E mentre i movimenti egualitari negri, il femminismo, la campagna di protezione dei consumatori dell'avvocato Ralph Nader coagulavano forze diverse e innovatrici essa si trincerò nell 'establishment. «Il dato forse più significativo è questo, mi ha detto l'economista Arthur Okun, già consigliere di Kennedy e di Johnson. Il 42 per cento della manodopera americana è composto da donne, ma solo il 16 per cento di essa è nelle unions-. Nei tre anni e mezzo trascorsi dalla caduta di Saigon, anni di espansione ininterrotta dell'economia, l'AFLCIO, secondo Okun, «ha perso il treno», ha perso cioè l'occasione d'inserirsi all'avanguardia del Paese. «I sindacati non hanno dato quasi nessun contributo ai dibattiti sul neocapitalismo, sulla riforma fiscale, sulla riconversione dell'industria, asserisce Okun, oppure lo hanno fatto in senso restrittivo». Insistendo nella difesa dei privilegi acquisiti, mentre si richiedevano duttilità e fantasia, essi hanno agevolato la scalata al potere politico degli imprenditori Tale situa- ! zione minaccia adesso di fossilizzarsi. «L'età media dei leaders è di 60 anni, Meany ne ha 84, sottolinea Okun. Il ritardo biologico è nocivo in frangenti come l'attuale». Lacrisinellacrisipreoccupa gli economisti più degli alti e bassi del dollaro e dello spettro inflazionistico. A Okun, la debolezza sindacale sembra foriera di problemi: a suo parere, il Paese rischia di restare senza l'argine più forte al complesso militare-industriale. Altri temono che il Parlamento e il governo democratici, non più sorretti adeguatamente dalle unions, cedano alla «tentazione capitalista-. Tutti concordano che, sema un'autorevole presenza della AFL-CIO, la crescita economica sarà squilibrata. Pur nel suo scetticismo, John Kenneth Galbraith dichiara che solo il piano per l'energia della Casa Bianca è più urgente della ristrutturazione e del rilancio sindacale. La caduta di popolarità dei sindacati, assommata a quella simultanea del presidente Carter, costituisce l'ostacolo più grave alla regolamentazione degli scioperi e dei superaumenti salariali malanni che, analogamente a quanto capita in Italia, si propagano con rapidità eccessiva. Sottoposti a tensioni inusitate, sindacalisti e ministri non riescono a intrecciare un dialogo. L'esempio più recente è stato fornito da Douglas Fraser, il leader degli operai dell'automobile, che ha abbandonato il «Gruppo manageriale del lavoro» istituito dalla Casa Bianca, denunciandone irosamente «la strategia dell'inefficienza e della discriminazione contro i disoccupati e i poveri». Un gesto altrettanto clamoroso Ita compiuto Meany, sconfessando il nuovo contratto nazionale dei postelegrafonici Neppure la pubblica assicurazione del presidente Carter, che il governo non imporrà il controllo dei redditi e dei prezzi ha liberato l'AFL-CIO dal peso dell'assedio di cui si sente afflitta. «Per un governo eletto anche col voto dei sindacati, commenta Galbraith, ciò equivale alla paralisi». L'orizzonte dovrebbe rischiararsi l'anno prossimo, con la nomina del successore di Meany e la sostituzione di sette membri della direzione, ma nel frattempo l'economia subirà ulteriori colpi Ridurre e indirizzare bene la spesa pubblica e stabilizzare i costi, problemi di fondo delle democrazie occidentali dice ancora Galbraith, è impossibile con le unions. Fortunatamente, la crisi costringe molti sindacalisti a un esame dì coscienza. L'autocritica si estende, si ammettono gli errori. Se l'erede designato dell'implacabile Meany, il segretario e tesoriere dell'AFL-CIO, Lane Kirkland, die è altre.H suo genero, appare ancora legato ai vecchi schemi altri, come Chaitkin dei tessili e Wurf degli statali si dimostrano più aperti e spregiudicati. Dove Kirkland insiste sulla potenza finanziaria delle unions (che hanno un reddito di 5 miliardi e mezzo di dollari annui) e la loro diretta ingerenza nel partito democratico. Chaitkin e Wurf propongono invece autoregolamentazioni un sistema di arbitrati l'assunzione di corresponsabilità con le imprese e col governo. Non a torto, essi ricordano che la storia sindacale americana è costellata dagli scandali ivi incluso l'assassinio, e ne individuano la ragione nelle appropriazioni indebite dei fondi e negli abusi di potere. Anche questa politica — sostengono — ha portato all'attuale crisi di rigetto, con conseguenze traumatiche per i lavoratori, quale l'estromissione dei sindacati da parecchie nuove fabbriche, soprattutto nel Sud. Chaitkin, Wurf e lo stesso Fraser s'ispirano a uomini come Woodcock, che due anni fa ha abbandonato le unions per diventare l'ambasciatore de facto dell'America a Pechino; e, prima di lui al grande Reuter, che elaborò la «linea vincente- dell'immediato dopoguerra. L'impressione che si ricava discutendo all'AFL-CIO è che la crisi possa sortire a lunga scadenza effetti positivi per i sindacati E' una tragedia — confessano in molti — che il dollaro sia in balia della tempesta in questo periodo di disorientamento. Ma proprio le sue vicende affrettano una revisione rinviata troppo a lungo. Serio è il proposito delle unions di rivolgere l'attenzione ai giovani alle donne, alle minoranze; di modificare non solo, come si dice nel linguaggio pubblicitario, ^l'immagine-, ma anche il contenuto; di recepire dagli altri Paesi innanzitutto dall'Italia, le innovazioni più importanti e costruttive; di porsi come chiave di volta tra governo e imprenditori. E' un compito improbo, sottolinea Fraser. Implica il salto da una fase 'preistorica-, in cui si cercavano le garanzie basilari, lo stipendio, le ferie, gli straordinari a una molto avanzata, in cui si promuoveranno riforme sociali e si cambieranno ruoli Ennio Caretto John Kenneth Galbraith