Cooperazione, lotta al terrorismo nei colloqui spagnoli di Andreotti di Paolo Garimberti

Cooperazione, lotta al terrorismo nei colloqui spagnoli di Andreotti A Madrid è stato ricevuto da re Juan Carlos e dalle Cortes Cooperazione, lotta al terrorismo nei colloqui spagnoli di Andreotti Il presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di stretti rapporti periodici a livello di governo - Comuni interessi dei due Paesi nella Cee, in America Latina e nel mondo arabo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MADRID — Nell'Europa comunitaria, nella quale la j Spagna vuole entrare per rafforzare la democrazia interna, dopo decenni di dittatura, e migliorare la sua posizione internazionale, dopo anni di semi-isolamento, l'Italia è il Paese che gli spagnoli sentono più vicini al loro. Essi guardano al nostro passato, alla transizione dal fascismo alla democrazia costituzionale, come un tracciato da ripercorrere, sia pure nella diversità delle condizioni storiche: proprio in questi giorni le Cortes stanno lavorando ad un progetto di costituzione, che dovrà essere sottoposto a referendum entro la fine dell'anno per sancire il passaggio giuridico definitivo dalla dittatura alla democrazia. Ma gli spagnoli guardano anche al nostro presente, nella similarità della situazione economico-produttiva e del delicato equilibrio di un quadro politico minacciato dal terrorismo, come ad un esempio da seguire nel bene, ma soprattutto da evitare nel male, secondo quanto sottoli¬ neava ieri El Pais in un editoriale. Questo costante raffronto è stato il perno attorno al quale ha ruotato la visita di Giulio Andreotti, conclusasi ieri sera. Il re, che ha ricevuto il presidente del Consiglio alla Zarzuela in un'atmosfera definita di «grande cordialità e calore», ha voluto essere informato dettagliatamente sulla situazione italiana, dalle conseguenze della vicenda Moro alle attuali prospettive politiche ed economiche. I deputati delle Cortes, ai quali Andreotti ha fatto visita nella mattinata, lo hanno lungamente interrogato sulla esperienza costituzionale italiana. E il presidente del Consiglio ha risposto, con la consueta ironia, che il progetto di costituzione spagnola, così come la legge suprema italiana, prevede forse «troppi diritti e pochi doveri». Aggiungendo che la pretesa dei nostri padri costituzionali di definire tutte le materie della vita politica, giuridica e sociale fu forse un errore, perché la Costituzione non si è rivelata abbastanza flessibile di fronte al mutare delle realtà interna e internazionale (ma la nuova costituzione spagnola, prevedendo molte leggi di rinvio, sembra possedere un più alto grado di flessibilità). Quando la Spagna entrerà nella Comunità europea, non prima di due o tre anni perché il negoziato formale non si è ancora iniziato, questa comunanza di problemi e d'interessi tra i due Paesi si accentuerà ed è perciò opportuno affrontarli fin d'ora con un più intenso «lavoro a stretto contatto di gomito». come ha detto lo stesso Andreotti. Tracciando il bilancio della sua visita di due giorni, che non ha precedenti nella storia delle relazioni italo-spagnole, il presidente del Consiglio ha annunciato ieri sera ai giornalisti che l'Italia ha deciso di fare con la Spagna «ciò che facciamo già con la Francia, la Germania e la Gran Bretagna, cioè di trovarci due o tre volte l'anno tra primi ministri e di intensificare le visite e i contatti di ministri, parlamentari, organizzazioni di categoria». Andreotti ha indicato due settori, oltre a quello costituzionale (dove, ha detto, «la nostra esperienza lia avuto grande influenza» sui legislatori spagnoli), nei quali la situazione dei due Paesi presenta maggiori analogie e possibilità di cooperazione. Il primo è quello del cosiddetto «quadro politico»; in Italia come in Spagna, ha osservato il presidente del Consiglio, «si ha la necessità di avere, per la soluzione dei nostri problemi, una collaborazione, uno studio congiunto, uno spirito costruito tra partiti apparentemente di matrice diversa, con storie e prospettive differenti». Il «Patto della Moncloa», in Spagna, non è molto diverso dall'intesa sulla maggioranza in Italia: un tentativo pragmatico per risolvere la crisi del Paese e di fronteggiare le minacce alla democrazia, che non pretende tuttavia di annullare le differenziazioni ideologiche tra i partiti. Il secondo settore, secondo Andreotti, è quello della lotta al terrorismo. La Spagna, ha spiegato il presidente del Consiglio, conosce oggi un terrorismo specifico, nazionale se così si può dire, che l'Italia ha già conosciuto ai tempi dell'Alto Adige. Ma vi è oggi anche un terrorismo « globale », che si indirizza contro il gioco democratico tra i partiti e presenta legami che vanno oltre le frontiere nazionali, e che va dunque combattuto in comune con più intensi contatti tra i ministeri e gli organismi responsabili. Sul piano internazionale, Andreotti ha individuato tre campi dove l'Italia e la Spagna sono associate « dalla nostra comune civiltà ». Il primo è la Comunità europea, dove, ha detto il presidente del Consiglio, « debbono fondersi culture e civiltà diverse per creare una sintesi profon¬ damente nuova » che consenta di « operare cambiamenti notevoli » nella politica sociale e nella politica agricola della Comunità. Andreotti — che oggi si incontrerà a Roma con il presidente della Commissione della Cee, Roy Jenkins — ha affermato che, lavorando per ottenere il cosiddetto «pacchetto mediterraneo », l'Italia ha pensato anche alla Spagna, che ha una struttura produttiva simile alla nostra e la cui agricoltura, una volta nella Cee, avrà bisogno come la nostra di maggiori protezioni rispetto alle preferenze accordate in passato alle agricolture dei Paesi più settentrionali. Il secondo campo, ha aggiunto Andreotti, è costituito « dai rapporti con l'America Latina e il mondo arabo, particolarmente con quello legato all'assestamento dell'area mediterranea ». Il terzo è la politica di cooperazione e. di sicurezza in Europa iniziata ad Helsinki, proseguita «forse troppo timidamente a Belgrado » e che vivrà proprio a Madrid, fra due anni, la sua terza tappa. L'Italia e la Spagna, ha detto il presidente del Consiglio, non si fanno illusioni che i rapporti Est-Ovest possano mutare radicalmente in un breve periodo: alla politica dei drammatici confronti, che sembrava preferita dagli americani almeno fino a Belgrado, l'Italia contrappone quella dei « piccoli passi », i soli, ha osservato Andreotti, che possono «costruire la convivenza». Andreotti è stato invece molto prudente sull'ingresso della Spagna nella Nato. Ripetendo quanto aveva già dichiarato ad un giornale madrileno, ha detto ai giornalisti che l'adesione della Spagna all'alleanza atlantica non deve costituire un motivo di tensione tra Est e Ovest, ostacolando in tal modo « il cammino della politica di Helsinki ». Paolo Garimberti