Nella giovane Algeria delusa di Mimmo Candito

Nella giovane Algeria delusa DOPO I SOGNI E LE PAROLE DELLA RIVOLUZIONE Nella giovane Algeria delusa «Omar Gatlato», il film del regista Al hi adi Mrzak, è un successo che tutta Algeri è corsa a vedere Il protagonista ha il volto, le contraddittorietà, l'amarezza d'una larga fascia della nuova società algerina, turbata da una profonda crisi d'identità - E un terzo della popolazione urbana è senza lavoro DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ALGERI — La Cinémathèque è una saletta scomoda a/fondata nelle cantine di Rite Ben Mehtdi Larbi, ai piedi dell'intrico misterioso della Casbah. Comincia a lavorare all'una del pomeriggio, e va avanti al ritmo di cinque film al giorno, pescando con felice e straordinaria prolificità dal Senegal al Mali da Cuba all'Italia spensierata di Monicelli e Risi La frequentano soprattutto i giovani: gli studenti della nuova borgìiesìa burocratica, i neri cotonati dei gruppi rivoluzionari africani, i rogassi che calano rumorosamente dalle scale ripide della Casbah. Forse non c'è posto migliore per capire i problemi e le scelte di questo Paese oggi a quasi ventanni dalla sua indipendenza. Il 1977 è stato «l'anno del consolidamento». Orac'è una nuova Costituzione, un'assemblea legislativa eletta con gli strumenti formali della democrazia, un capo dello Stato cìie poggia il suo potere sul voto popolare. Il Paese è cambiato, «forse non è ancora chiara la direzione, e il senso morale di questo cambiamento, dice Wassyla Tarmali giovane intellettuale della classe dirigente del regime, ma certamente questa società che nasce oggi apre contraddizioni profonde, e fa paura, alle vecchie regole dell'equilibrio di potere nato nel '65». // socialismo algerino, prima d'essere un'ideologia, è una prassi Difende il rigore delle proprie scelte economiche anche con la legìttimasione della proprietà privata, e s'assume l'impegno di creare un contrappeso popolare, «di massa», al dirigismo tecnocratico sviluppato dal «capitalismo di Stato». Quello che rischia di sfuggirgli è l'adesione, e la comprensione, delle nuove classi urbane: il 65 per cento degli algerini ha meno di 19 anni la stragrande maggioranza di loro affolla senza fretta i marciapiedi e i caffè delle città lungo la costa. E' ancora il problema del consenso. Che si pone, tuttavia, in termini assai diversi dai Paesi satellizzati dell'Est europeo, o dagli stessi Stati «socialisti» del Terzo Mondo. In questa Algeria della rivoluzione, infatti il problema non è tanto di analizzare la partecipazione politica dei cittadini ai meccanismi ideologici proposti dal regime, o alle articolazioni «dirigistiche» attraverso le quali esso filtra le forze sociali: c'è piuttosto una crisi reale d'identità. E il confronto si realizza tra la nuova struttura sociologica, d'impianto interclassista, e le vecchie istanze rivoluzionarie, ancora credibili nella tradizio7iale matrice del nazionalismo berbero. Non a caso, il quotidiano di lingua francese El Mòudjahid concludeva cosi un suo recente editoriale politico: «Ormai i successi della rivoluzione algerina si misureranno dai successi della rivoluzione culturale». Le gravi tensioni interne, sfociate negli scioperi dell'autunno scorso, sono parse una prima verifica di quell'afférmazione, poiché hanno manifestalo le delusioni per una linea politica che si mostrava «incapace» di dare una risposta convincente — al di là dell'unità fittizia di regime — al grande dibattito che per molti mesi aveva coinvolto l'intera Algeria sul progetto della nuova Carta costituzionale. In più di centomila riunioni e assemblee popolari, quattro milioni di cittadini avevano discusso anche aspramente, ed emendato, il testo preliminare: ma non era stato un dìbattito ideologizzato, che coinvolgesse o mettesse direttamente in discussione le scelte socialiste della rivoluzione algerina. Con un tono spesso vivace, e via via più concreto e privo di reticenze, operai impiegati responsabili amministrativi, vecchi combattenti dell'Flil. avevano soprattutto protestato contro gli abusi del potere, la corruzione, il nepotismo, l'impossibilità della burocrazia. La «legittimità rivoluzionaria» non costituiva che lo sfondo, raramente evocato peraltro, di questagigantesea rappresentazione collettiva, ripresa in lunghissime sequenze «in diretta» dalla tv. u riportata quotidianamente con ampi resoconti di cronaca sulla stampa nazionale. Tuttavia, finiva per mostrarsi chiaramente come il tentativo del regime dì assicurarsi una maggiore solidità attraverso l'allargamento della propria base istituzionale rivelasse, e ponesse sul banco degli accusati l'esistenza d'una nuova borghesia nazionale, in ascesa, eminentemente cittadina, con modelli e sistemi di valori del tutto distìnti dalla media algerina. E. questa borgliesia nata dal regime appariva quasi sempre alleata (le accuse venivano fatte con tanto di nomi, pubblicamente) con le forme di sopravvivenza della vecchia borghesia «coloniale», mercantile o terriera. Un'ipotesi di confronto diretto tra queste «forze non allineate» e l'attuale struttura di potere non appare credibile. Perché il rapporto di forza è assolutamente sproporzionato, ma anche perché quell'alleanza deve scontare una eterogeneità di orientamenti sul problema fondamentale della natura politica del regime. Se si vuole, la contraddizione interna di questa nuova classe burocratìco-borghese trova la sintesi in quel passo della Carta nazionale dove è detto che .la socializzazione dei mezzi di produzione è una condizione preliminare del socialismo, ma deve accompagnarsi necessariamente a una profonda trasformazione intellettuale e morale. Cambiare l'uomo non e meno indispensabile del trasformare il Paese». Ma la rivoluzione culturale tarda ancora. Continua, invece, e cresce, questa resistenza di nuovi strati sociali, dei giovani dirigenti delle imprese nazionali di gestione, della miriade di nuclei familiari die hanno ricavalo dalrecente inurbamento soprattutto i primi orgogli del consumismo e dell'affermazione sociale. Che significa gli status symbol della tv. del frigo, e magari anclie dell'automobile. E' una resistenza incapace di elaborare delle opzioni in termini dì potere. La sua solitudine sarebbe ancora totale, se non avesse trovato recentemente un veridico modello culturale in un film d'un giovane regista algerino: Omar Gatlato. di Alluacli Mrzak. Ed è stato un successo. Tutta Algeri praticamente, è passa ta per le scale di q nella cantina, e i due terzi almeno hanno finito per riconoscersi nelle sequenze che filavano confidenzialmente sullo schermo. C'è anche una ragione teorica di fondo, forse: «La colonizzazione francese, dice un giovane sociologo dell'università Dlduch Mu- rad, ha deculturlzzato la nostra intelltgencija e reciso le nostre radici. La cultura del mio popolo è principalmente orale, si fonda sulla parola, l'immagine, il gesto: il cinema, senza dubbio, è uno strumento felicissimo per favorirne l'espressione». Ma, oltre questo, c 'era sopra Hutto la straordinaria capacità di Mrzak di dare a Omar il volto, le delusioni, l'amarezza presuntuosa d'una larga fascia della nuova società algerina. Un terzo della popolazione urbanaèsenza lavoro, l'SOper cento del commercio e il 75 per cento dei servizi sono ancora in mano a privati, i manager efficien Usti che guidano i grattai enti statali hanno privilegi e status affatto eccezionali. I giovani «Omar» passeggiano per le strade d'Algeri trascinando i loro giorni senza qualità. La recente rivalutazione dell'ideologia c la diffusione (attraverso i nuovi istituti parlamentari, il dibattito sul sindacato, i precongressi dell'Fln) delle forme di partecipazione popolare ai problemi concreti della struttura del potere, segnano la scelta verso cui Bumedien iml.rtiza oggi la rivoluzione algerina. La resistenza e le pressioni corporative che il regime incontra lungo questo cammino «tendono ad esser vinte — dice un giovane uomo politico — con l'allargamento della base politica e del sostegno popolare». Ma lo strumento fondamentale per dominare queste tensioni è «la nuova filosofia» che sembra dominare il nuovo piano quadriennale. Finita l'epoca dell'austerità, e messi da parte i valori etici ad essa assegnati dal regime, è giunto il tempo d'una più accorta attenzione alle richieste d'un benessere più diffuso. Gl'investimenti nell'industria leggera e nelle infrastrutture propongono margini nuovi di consenso, e affrettano la conclusione dell'alleanza tra Bumedien e la realtà interclassista dell'Algeria d'oggi. Ma basteranno a «mobilitare» anche Omar Gatlato? Mimmo Candito Una fanciulla e una donna: volti dcH'AluiTia di ieri e di oggi (Foto Uliuno Lucas)

Persone citate: Larbi, Monicelli, Omar Gatlato, Wassyla Tarmali

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Cuba, Italia, Mali