L'omicida di Moncalieri sostiene di aver ucciso perché minacciato

L'omicida di Moncalieri sostiene di aver ucciso perché minacciato Ha esploso sei colpi col fucile da caccia, cinque andati a segno L'omicida di Moncalieri sostiene di aver ucciso perché minacciato Nella sua confessione al giudice non ha parlato della sorella insidiata dalla vittima - Dice : "Sosteneva che gli dovevo poche migliaia di lire e che me l'avrebbe fatta pagare" - I carabinieri indagano su altre voci Taciturno, quasi indifferente, il manovale Aldo Panetta ha lasciato ieri pomeriggio la caserma dei carabinieri di Moncalieri con 1 ferri ai polsi per essere tradotto alle carceri Nuove, quale reo confesso dell'assassinio di Vincenzo Nisticò. Nelle voci raccolte tra testimoni e lontani parenti dei protagonisti ci sono tutti gli ingredienti del delitto d'onore. La vittima, uomo violento e pregiudicato, insidiava da lungo tempo — si dice — con una corte insi¬ stente la sorella dello sparatore, Gioconda, sposata con l'operaio Vincenzo Albanese e madre di una bimba, Franca, di tre anni: set colpi di doppietta all'imbrunire, nel silenzio di corso Parini semideserto, avrebbero lavato l'offesa per sempre. Fin qui le voci, che gli uomini del capitano Sechi e il sostituto procuratore dott. Pepino, che conduce l'inchiesta, avi-anno il compito di controllare. Ma sombra che l'omicida, costituitosi subito i e a e , dopo il fatto, ncn abbia neppure accennato al « movente d'onore » di cui molti parlano. Interrogato fino a tarda notte, il manovale di fonderia si sarebbe trincerato dietro una versione talmente fuI tile da apparire assurda, sosteI nendo: « Vincenzo Nisticò esigeva \ da me un vecchio credito contestato, qualche decina di migliaia di lire, affermando di avermele prestate, ma non è vero. Abbiamo avuto parecchi litìgi, l'ultimo proprio ieri pomeriggio: ero giù stato minacciato, ed anche in questa occasione ho avuto l'impressione che potesse farmi del male, perciò l'Ilo ucctso col fucile che tenevo in macchina ». Un tentativo maldestro per invocare attenuanti, oppure la speranza di assumersi ogni responsabilità Inventando un movente per tener fuori dalla tragica vicenda, Ano all'ultimo, la sorella di cui ha preso le difese? Sembra difficile per ora accertare tutta la verità, vincendo i silenzi del groviglio di parentele in cui è maturato l'omicidio: Rosa Nisticò. moglie della vittima (rimasta sola con i tre figli nell'alloggio di via Baretti 24) è infatti sorella di Vincenzo Albanese, sposato con Gioconda Panetta, sorella dello sparatore. Il morto, pregiudicato per vari reati tra cui un tentato omicidio, corteggiava dunque — se le voci rac colte sono vere — la cognata acquisita. « Una storia che durava da tem po — dice la gente — ed aveva causato numerosi litigi. Pare che Vincenzo Nisticò. affrontato dal marito delti donna contesa, l'avesse addirittura malmenato ». L'unico fatto certo, a parte la | confessione dell'omicida (difeso dall'avvocato Mittonel, è che Vincenzo Nisticò trova la morte proprio sotto l'abitazione dei Panetta, in corso Parini 24 a Moncalieri. Al volante della sua Citroen, un gomito appoggiato al finestrino, in atteggiamento d'attesa: affrontato da Aldo Panetta (nella versione dello sparatore) dopo il litigio per questioni di soldi; oppure sorpreso dal manovale venticinquenne, se il delitto ha motivi «d'onore», mentre attende ancora con tracotanza la sposa oggetto di una corte spietata. Sono le 19,30 e la via appare semideserta quando Aldo Panetta afferra la doppietta da caccia a canne sovrapposte dal sedile della prepria «A 111» parcheggiata poco lontano. Carica l'arma, regolarmente denunciata, con due cartucce calibro 12, poi s'avvicina silenziosamente al lato destro della Citroen, inizia a sparare. Colpito al volto ed al fianco destro, Vincenzo Nisticò non ha neppure il tempo per abbozzare un ^esto di difesa: muore cosi, con il capo rovesciato all'indietro sullo schienale, il braccio sinistro ancora poggiato al finestrino dell'auto, mentre l'omicida ricarica la doppietta con fredda determinazione. Altri due colpi in canna, poi gli ultimi due, e nuovo piombo investe la vittima, i finestrini volano in frantumi: cinque colpi su sei sono andati a bersaglio, confermerà l'autopsia effettuata iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii dal professor Baima Bellone alla presenza del sostituto procuratore Giordano e del segretario della procura, dottor Luca. In corso Parini, destatosi di so. prassalto, è il finimondo. Accorre gente, viene dato l'allarme, giungono a sirena spiegata le gazzelle dei carabinieri e auto della polizia. Poco alla volta parenti dei protagonisti e testimoni sono trasferiti in caserma: arriva prima Gioconda Albanese, impietri¬ ta dal dolore, stringendo tra le braccia la piccola Franca, poi giunge anche Rosa Nisticò, ancora ignara dell'uccisione del marito. Aldo Panetta, l'assassino, è già in camera di sicurezza, tranquillo, quasi estraneo al trambusto crescente. Subito dopo il delitto s'è presentato al piantone porgendogli una doppietta ancora calda: «Quell'uomo, in corso Pa-inl, l'ho ucciso io». Vincenzo Nisticò, la vittima - Lo sparatore Aldo Pannctta dice: "L'ho ucciso perché mi perseguitava chiedendomi denaro" - Sua sorella Gioconda

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