Proteste per la presenza di Videla alla messa d'investitura del Papa

Proteste per la presenza di Videla alla messa d'investitura del Papa Giovanni Paolo ieri ha incontrato per la prima volta i giornalisti Proteste per la presenza di Videla alla messa d'investitura del Papa CITTA' DEL VATICANO — Primo cordiale incontro di Papa Giovanni Paolo con gli 800 giornalisti di tutto il mondo che hanno seguito il Conclave, ma prime difficoltà per le proteste suscitate dalla presenza del dittatore argentino, gen. Videla, alla messa d'investitura senza triregno che il Pontefice concelebrerà domenica pomeriggio con i cardinali sul sagrato di S. Pietro. Al Papa è stata trasmessa da «Amnesty International» una petizione firmata da 27 mila persone con la richiesta di un suo intervento presso il governo argentino per ottenere l'elenco dei diecimila detenuti e dei quindicimila scomparsi in circostanze misteriose, spesso vittime delle «Squadre della morte». Le Acli, aderendo a questo appello, chiedono egualmente al Papa che «nelle forme più opportune e proprie del suo ministero, intervenga per la liberazione dei prigionieri politici e per la salvaguardia dei diritti umani del popolo argentino oppresso dalla dittatura militare». Anche una nota della CgilCisl-Uil denuncia «con forza la sistematica violazione dei diritti umani in Argentina». Analoghe petizioni a Giovanni Paolo sono rivolte dal Movimento cristiano per la pace, mentre democrazia proletaria protesta polemicamente con la S. Sede. In Vaticano c'è molto imbarazzo anche se non dichiarato per la venuta di Videla. Non ci sarà Pertini, lo stesso Carter sarà rappresentato dal vice-presidente Mondale. E' evidente che Videla non si è voluto far sfuggire la preziosa occasione di rafforzare il suo potere nella cattolica Argentina, presenziali- do alla cerimonia. Ma è assai probabile che papa Giovanni Paolo troverà pubblicamente il modo, al dilà degli interventi diplomatici, di condannare le sopraffazioni dei diritti umani e di chiederne il rispetto soprattutto in un Paese che si dichiara ufficinlmente cattolico. Durante l'udienza-incontro con i giornalisti Papa Giovanni Paolo ha sottolineato un concetto essenziale: «Attraverso la "comunicazione" arrivare ad una più vera e appagante "comunione"». Era passato a piedi, con un piccolo seguito, in mezzo ai giornalisti che lo applaudivano, camminando rapido, salutando con sorrisi e strette di mano. Pareva in famiglia lui, che, da patriarca di Venezia, disse un giorno: «Se non fossi cardinale, vorrei essere giornalista». Collaborò a periodici, l'ultimo suo articolo dedicato all'uccisione di Moro apparve sul Gazzettino nel maggio scorso. Ha parlato spesso improvvisando aneddoti e frasi, usando l'«io» e non il «noi» del plurale majestatis che, regolarmente, gli è stato attribuito nel testo ufficiale diffuso con due ore di ritardo dagli organi ufficiali vaticani. Certo dev'esserci una specie di tiro alla fune fra un Papa tutto spontaneità e un sistema tutto protocollo. Dopo un appropriato e classico omaggio di mons. Andrea Deskur, presidente della Pontificia commissione per le comunicazioni sociali, il Papa ha cominciato a leggere un testo. Ha ringraziato «per l'impegno nel far conoscere meglio il mio compianto predecessore Papa Paolo VI e per le fatiche e i sacrifici da voi affrontati durante il pre-Conclave», poi ha subito abbandonato l'ufficialità. Non è mancata una garbata tirata d'orecchi ai giornalisti, sempre detta a sorpresa: «Ho letto un po' divertito, nel preConclave, gli articoli di qualche giornale, scritti con retta intenzione, ma ho fatto qualche riflessione. Io, vi assicuro, in quei giorni ho pregato il Signore che mi illuminasse, vi assicuro, non c'erano "correnti"». Le schematiche contrapposizioni giornalistiche gli fecero ricordare un aneddoto che il Papa ha puntualmente raccontato. « Baldassarre A- vanzini, direttore del "Fanfulla" (cattolico, ndr) un secolo fa diceva ai suoi reporters durante la guerra franco-prussiana: "Al pubblico non interessa che cosa si siano detti Napoleone III e l'imperatore di Prussia, ma il colore dei 'oro calzoni, se fossero grigi o rossi, se fumavano le sigarette"». Dopo l'episodio gustoso, l'esortazione alla «funzione educatrice» del giornalismo. «Vi chiedo, anzi vi prego — si è corretto — di contribuire a salvaguardare la profonda considerazione pelle cose di Dio che costituiscono la dimensione sacra della realtà umana. Io mi impegno ad aiutarvi nella vostra missione. Vi prego di aiutare la Chiesa nella sua azione per la pace, l'amore, la giustizia. Dovete spesso presentare la Chiesa, talvolta commentale il mio umile ministero: sono sicuro che lo farete con amore della verità e con rispetto della dignità umana». Poi, il Papa ha benedetto, con formula molto semplice e non «aulica» come definì quella rituale, i giornalisti, le loro famiglie. Una decina di giornalisti messicani lo hanno chiamato: «Qui Mexico, Santo Padre». E gli hanno offerto un biglietto andata e ritorno per Puebla dove, dal 12 al 28 ottobre, si riunirà la terza conferenza di cinquecento vescovi latinoamericani. Gli hanno donato anche un «albero della vita» composizione naif in ceramica e legno rosa, tradizione del Messico, e due volumi. Il Papa ha ringraziato, poi ha salutato due giornalisti del Gazzettino che conosce da anni. Mentre stringeva la mano anche a noi, gli abbiamo visto sul petto una piccola croce, in acciaio, al posto di quella d'oro; l'aveva venduta a Venezia, per dare l'esempio ai suoi preti da lui esortati a trasformare l'oro della Chiesa o personale in aiuti ai poveri: ' 1. f.

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