È morto Charles Boyer gentiluomo dello schermo

È morto Charles Boyer gentiluomo dello schermo Alla vigilia del settantanovesimo compleanno ì ~ I È morto Charles Boyer gentiluomo dello schermo Due giorni prima era scomparsa la moglie Patricia, cui era legatissimo da quasi mezzo secolo - Fu uno dei più grandi e raffinati "amatori" del cinema, accanto alla Garbo, alla Dietrich, alla Colbert e alla Morgan - Ruoli minori nell'attiva maturità PHOENIX — Charles Boyer è morto sabato, due giorni prima del suo settantanovesimo compleanno. Si era ritirato a Phoenix nell'Arizona, un anno fa. Boyer, secondo quanto ha indicato un portavoce dell' ospedale St. Joseph, dove il noto attore era stato ricoverato, è morto probabilmente per una crisi cardiaca. Un'autopsia sarà eseguita per stabilire le cause della morte. Due giorni prima era morta la moglie, l'attrice inglese Patricia Patterson, da lui sposata nel febbraio 1934 e che aveva condiviso la sua vita per 44 anni. Se è vero che Charles Boyer è morto di dolore per la dipartita, tre giorni fa, della moglie, ecco che l'alone romantico, già intenso attorno alla sua personalità d'attore, si accresce per avvolgerne anche la figura d'uomo. Il congedo dalla vita di quello che fu uno dei grandi amatori dello schermo, s'intona così ai personaggi tante volte impersonati da lui: personaggi patetici collocati dal destino cinematografico accanto a dotine splendide e desiderabili, dalle quali però era spesso inevitabile uno straziante distacco. «Amor, divino dono» canta in chiave di tenore Andrea Chénier, e di quest'amor Charles Boyer fu a lungo uno degli «attori gentiluomini» che meglio seppero esprimerne l'intensità e le sfumature. Quand'era giovane la sua fronte spaziosa era traversata da una grossa vena che s'inturgidiva in sincronismo con l'arroventarsi della passione. Chi scorra l'elenco dei più che cinquanta film interpretati da Charles Boyer noterà quanto spesso vi ricorrano nei titoli la parola amore e altre affini: Barcarola d'amore, L'amore perduto, Tempeste di passione, Quando si ama, Gli amanti, L'uomo che amo, Amore per appuntamento, Un grande amore, Vigilia d'amo¬ re... Non tutti però i film dell'attore scomparso facevano, quarant'anni fa, delirare le spettatrici. Nel 1930, buon commediante affermatosi in patria alla ribalta e sullo schermo, Boyer venne chiamato a Hollywood per lavorare in quelle versioni multiple che caratterizzavano allora i film più famosi. Fu così ch'egli fece il poliziotto nell'edizione francese del Processo di Mary Dugan e il detenuto in Carcere. Inventato successivc.mente il doppiaggio, non fu più necessario aver sottomano interpreti in varie lingue e Boyer venne rimandato a casa. Ma il breve soggiorno hollywoodiano gli fece intuire quali potevano essere le sue possibilità, solo che avesse conosciuto l'inglese. E mentre in Francia continuava a essere una vedette affermata, e le scritture s'infittivano, egli sì preparava a tornare in America, non più per un soggiorno breve, e con una buona padronanza della lingua. Nel 1932 recita in inglese nei film L'amore perduto con Claudette Colbert e La donna dai capelli rossi con Jean Harlow. Erano ancora ruoli secondari, mentre primari erano quelli affidatigli in Europa (Io e l'imperatrice, con Lilian Harvey Lo sparviero con Natalie Paley, La battaglia con Annabella, Il più bel sogno con Gaby Morlay, Liliom con Madeleine Ozerayj. Nel 1934 la Fox lo scrittura per un «musical»: Carovane, protagonista accanto a Loretta Young. Tre film americani nel 1935: Affari privati, con Claudette Colbert, Quando si ama con Katherine Hepburn, Shanghai con Loretta Young. Tornato in Francia nel '36 per interpretare Rodolfo d'Asburgo in Mayerling con Danielle Darrieux, vi ottiene un successo la cui eco giunge così forte oltre Oceano, che Marlene Dietrich lo desidera come co-star nel Giardino di Allah, mentre due anni dopo sarà Greta Garbo a volerlo accanto come imperatore dei francesi in Maria Walewska. E' quello il periodo di maggior fulgore della carriera americana, e al tempo stesso francese, di Charles Boyer. A Parigi è partner di Michèle Morgan in Delirio; a Hollywood, il regista Litvak, che lo aveva drammaticamente adoperato in Mayerling, lo guida scherzosamente in Tovarich, commedia satirica sui nobili russi decaduti e occupati nei mestieri più diversi. Con lui un'effervescente Claudette Colbert. Siamo al '39: comincia la guerra, e Boyer, insediatosi in California, diventa stabilmente una star di prima grandezza del cinema americano. Lavora con registi suoi compatrioti che l'occupazione nazista della Francia ha ridotto alla condizione dì esuli: con Duvivier interpreta nel 1942 Destino, nel 1943 II carnevale della vita. Per due film, Angoscia e Arco di trionfo, farà una splendida coppia con Ingrid Bergman; mentre via via Irene Dunne, Barbara Stanwyck, Lauren Bacali, Jennifer Jones, Linda Darnell, Deborah Kerr sono le attrici che più frequentemente recitano accanto a lui: al più squisitamente europeo, al più gentilhomme tra gli attori emigrati nel caravanserraglio hollywoodiano. Lo scorrere degli anni sottrasse fatalmente Charles Boyer sia ai ruoli di seduttore, sia all'ammirazione delle spettatrici. Attore di esperienza consumata, duttile per istinto egli, da patentato charmeur seppe, con la sua poliedrica bravura, diventare caratterista impeccabile, specializzato in ruoli ai quali giovava un'ironia mista a scetticismo, o necessitava un raffinato stile capace di mascherare attività un tantino illecite: quelle di falsario, di finto nobile, di autentico cavaliere d'industria, di insinuante e maturo coureur de femmes, di padre posticcio di ereditiere fasulle. Erano spesso ruoli accessori o marginali, ma anche se tornava sullo schermo per pochi istanti, Boyer ha saputo fino all'ultimo imporsi con l'eleganza e il prestigio d'un professionismo ammirevole. Achille Valdata ~