Tre centravanti "alla brace"

Tre centravanti "alla brace" Non sparate su Graziani, Pruzzo e Paolo Rossi Tre centravanti "alla brace" I fumi, e I prolumi degli ultimi barbecue si perdono In riva al mare e sui monti. E mentre chi è ancora in vacanza mette sulla gratìcola pesci e carni, nelle città giornali e tifosi mettono sulla brace I centravanti. E' un vezzo antico, quello di pontificare e discutere in base alle prime amichevoli, ma quest'anno si è passata ogni misura. Pruzzo e Graziani, Paolo Ross! e Cationi, Chiodi e Virdis, sono già stati •immolati' sui roghi calcistici, perché colpevoli dì aver tradito, di non aver fatto I gol che la gente chiede loro. Non consideriamo le partite di ieri sera, difficoltà di orario a parte, basta quanto è accaduto e quanto è stato scritto e detto sino a sabato per fare una modesta analisi di costume che lascia allibiti. E I giocatori, poveretti, invece di mandare a quel paese chi trita e ritrita vecchi argomenti, stanno li a subire, a parlare, a scusarsi, e chiedere pazienza. Ne deve fare di strada il calciatore prima di diventare davvero 'Un professionista', se per ora è ancora così Indifeso. Pruzzo tenta un'analisi ragionata del suo comprensibile momento di rodaggio e si trova un titolo a nove colonne: «Mi mancano i cross che avevo nel Genoa». E Graziani «deve buttare il passato dietro alle spalle ». Due esempi, e ce ne sarebbero mille. Evviva. Il quarto posto al campionato del mondo ci sembra sempre di più un'impresa titanica, visto come tira il vento critico. Per fortuna fanno gol Sartori, Pellegrini e Cantarutti: i nuovi idoli sono serviti. Si riempie la bocca dì parole chi ha fame. E poi c'è Chinaglia che spara cazzotti con un bel 9 sulla maglia. Briccone. Francesco Graziani non segna e non tira pugni, è quindi un fallito. E allora tanto vale fare un piccolo passo Indietro, andare a fine maggio. All'Olimpico Graziani gioca male come tutti gli azzurri contro la Jugoslavia: tutti, chi più chi meno, noi compresi, siamo perplessi sulle possibilità di questa Nazionale al Mundial. Ma Bearzot ha ancora fiducia negli uomini che mal lo hanno tradito, con i medici prepara un periodo dì «cura» all'Hindu Club. Sono tutti sicuri del posto meno uno, Graziani, perché ha alle spalle Paolo Rossi in magnifico crescendo. E tutti possono mettere a frutto il perìodo di allenamento e il fresco di Buenos Aires e di Mar del Piata meno luì. Se ci fossero stati quattro o cinque Paolo Rossi in ruoli diversi, quattro o cinque dei giocatori visti in campo contro la Jugoslavia e poi con l'amichevole con il Deportivo Italia sarebbero andati in panchina o in tribuna. La verità, contrariamente a quanto si crede, non offende: Paolo Rossi allora era meglio di Graziani Cadesse non lo sappiamo, lo dirà il campionato) e non ci sono stati drammi. Però la speculazione sulla umanissima e comprensibile delusione di Graziani continua da allora. Da mesi gli chiedono «come si sente dentro». Fino a un anno fa Francesco Graziani era II centravanti che tutti I tecnici europei invidiavano a Bearzot (e ovviamente a Radice). Pensare che sia finito è una pazzia, che attraversi un periodo di scarsa allegria sembra ovvio. Parlarne tutti I giorni è perfino superfluo: Claudio Sala è se vo- gliamo nella sua stessa situazione, ma non fa notizia come Graziani. Quindi non è tanto della delusione azzurra che si parla, c'entra soltanto il fare o non fare il gol. Fino a che si misura il gioco del calcio su queste basi, non ci sono molte speranze di progresso. Dieci centimetri a destra o a sinistra, questo benedetto pallone, e il passato è cancellato, non se: più nessuno, sei finito. Nessuno più ricorda — ma è storia di ieri — che il Graziani-uomo è sfato in prima fila nella battaglia verbale con i suoi dirigenti, I quali avevano rilasciato dichiarazioni programmatiche per lo meno incaute sul modo di trattare i reingaggi. La presa di posizione di Francesco, al di là delle tensioni del momento, ci è parsa seria e responsabile (come del resto, al di là della pubblicità data alla cosa prima di parlarne con i gio¬ catori, non ci sembra campato in aria il discorso della società). Insomma c'è stato — e non è finito — un braccio di ferro come ormai ne accadono ogni giorno nel mondo del lavoro. A Graziani è arrivato anche il supporto dei compagni, di capitan Claudio Sala soprattutto, ma è stato lui il primo a esporsi, con coraggio. Certo gli sarà costato molto pronunciare quelle frasi, anche questo pesa sul suo difficile momento attuale. Non tener conto di questi fattori è disumano, crudele: si dice che sino a ieri I giocatori sono stati trattati dai club come pacchi postali, ma un ben determinato tipo di stampa come li tratta? Come cavalli da corsa, e forse con ancora minore rispetto. Graziani ha giocato uno spezzone di gara al Mundial, è entrato a freddo, ha fallito una occasione da gol. non di molto, ma la palla insomma non è andata dentro. Nella tribuna stampa italiana dello stadio del River abbiamo visto sorrisi di commiserazione che ci hanno tatto male. Ma come, pensammo, Graziani dovrebbe anche essere lucido e pronto, sbattuto in campo a un quarto d'ora dalla line? Per noi i gol che potevano far diventare trionfale un Mundial già più che positivo li hanno sbagliati altri: soprattutto Causio e Paolo Rossi contro l'Olanda (in due contro uno — Krol — e con la palla fra i piedi bisogna segnare In un campionato del mondo), e poi ancora Paolo Rossi nella finale per il terzo posto arrivato solo davanti a Leao. Graziani In Argentina non ha sbagliato nulla: semmai ha sbagliato a stare zitto, perché non si è mai dichiarato 'titolare inamovibile' come altri hanno fatto. Adesso sta ricevendo il premio della sua serietà: una tortura quotidiana. Roberto Pruzzo doveva pren¬ dere il posto in Nazionale a Graziani, secondo alcuni, già a metà della scorsa stagione. Adesso è il centravanti dei miliardi sprecati. «Non si è mai allenato» è la diagnosi, con tanti saluti a Sìmoni. Se fosse così davvero, a Gigi dovrebbero togliere II patentino da allenatore. Pruzzo ha cambiato città, compagni, ambiente, è notoriamente lento per la sua costituzione fisica a mettersi In moto a ogni avvio di stagione. Ogni anno la stessa storia, ci sono gli stessi discorsi. Come aspettiamo che arrivino le Coppe per sentire ripetere che a settembre le nostre squadre sono svantaggìate perché non sono ancora in forma. E' una storia vera ma rifritta, se I club non vogliono e non possono ovviare all'Inconveniente l'unica cosa è fare buon viso a cattivo gioco. Paolino Rossi soffre soltanto di indigestione. Gllel'abblamo fatta lare un po' tutti, durante e subito dopo I Mondiali, a forza di elogi, ma c'è chi ha continuato per tutta l'estate sullo stesso ritmo. Adesso gli rinfacciano di aver compiuto il giro del mondo invece di riposarsi, e sono gli stessi che gli hanno preparato medagliette, feste e inviti, che avrebbero fatto chissà quali •musi- se Paolino avesse detto «No, grazie». Nessuno ha aiutato Rossi a salvarsi, al rientro dal campionato del mondo, neppure la sua società non è riuscita a proteggerlo. Neppure il richiamo della famiglia e della sua Toscana è stato sufficiente. Se II goleador della passata stagione farà anche soltanto un campionato decente, per noi sarà già un vero 'mostro'. E invece attorno a lui cominciano già ad affiorare I dubbi, le perplessità. Il Mundial è lontano, la memoria è corta, i giornali di Ieri l'altro sono in archivio e nessuno più II guarda. Il calcio d'agosto si consuma cosi, fra esagerazioni e fumo. Per noi rimane valido il vecchio discorso di Glagnoni al tempi del Torino: «La preparazione precampionato andrebbe fatta all'estero, magari in Inghilterra, dove i gol si fanno e si sbagliano, le botte si danno e si prendono, senza problemi, e da dove le notizie hanno almeno II filtro della distanza da casa». Anche perché non siamo affatto sicuri che gli schemi in voga presso I nostri tecnici siano davvero I migliori in assoluto. Sarà perché il lavoro porta a sentire, e leggere, I loro discorsi e quelli che tengono parallelamente i tecnici dell'atletica leggera, si possono notare delle clamorose differenze non certo di stiie, questo non Interessa, ma di contenuti. Quindici giorni In montagna ossigenano, rinforzano, danno il 'fonde, tutto bene, ma magari pensiamo anche che -ti spaccano' e ti fanno le gambe di legno. Almeno Inizialmente questo è il risultato. Il lavoro duro comunque •paga' In ritardo, e spesso sono proprio I centravanti gli atleti che più ne soffrono per la loro muscolatura potente. E' Il caso di Pruzzo e Graziani, «che non fanno gol». Stiano tranquilli, al primo pallone che infileranno — magari con la fortuna più sfacciata — saranno osanna. Slamo un Paese di santi e di navigatori — dicono — ma anche di faciloni e di camaleonti, l'agosto calcistico ne è la prova. Bruno Perucca Graziani, Pruzzo e Paolo Rossi tre " bomber " ingiustamente discussi

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