Cagnotto, con l'aiuto di Dibiasi cerca una bella rivincita nei tuffi

Cagnotto, con l'aiuto di Dibiasi cerca una bella rivincita nei tuffi Cagnotto, con l'aiuto di Dibiasi cerca una bella rivincita nei tuffi DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — / ragazzini tedeschi corrono dietro ai campioni americani, a caccia di autografi. Quando vedono due atleti con una vistosa giacca a vento che Inalbera la scritta Texas, lì stringono d'assedio. Così, Il napoletano Claudio De Miro ed il torinese Giorgio Cagnotto firmano sorridenti I taccuini, I pezzi di carta, le magliette che I bimbi porgono a bocca aperta, incantati davanti a personaggi tanto famosi. E' una specialità di Cagnotto questa: il tuffatore ama abbigliarsi con indumenti strani che porta sempre con una certa eleganza, facendo Impazzire d'invidia gli altri azzurri. La giacca texana l'ha comperata per 20 dollari da un allenatore statunitense. « Se mi vesto da americano — dice — magari mi scambiano per Phil Boggs ». Nella battuta c'è tutto Giorgio Cagnotto. Un po' di amarezza, un pizzico d'Ironia, la forza della sopportazione. Sono le parti di un temperamento formato in quasi vent'anni di attività. Se non fosse che nel suo curriculum figurano anche alcune vittorie, il torinese potrebbe appiccicarsi addosso l'etichetta dell'eterno secondo, dello sfortunato di turno. Perché se non fosse mai nato Klaus Dibiasi, Giorgio sarebbe stato Il più grande tuffatore italiano di tutti i tempi. Invece in una carriera luminosa, costellata di medaglie, c'è l'ombra gigantesca del campione di Bolzano a coprire tutto. Ora, però, la situazione è cambiata. Dibiasi si è ritirato, è diventato allenatore federale, al posto del padre. E si occupa della preparazione di Cagnotto, lo segue, lo consiglia, come si può consigliare uno che sa già quasi tutto. Più che altro, gli può servire come amico, come compagno, per dargli una parte di quella tranquillità. di quella freddezza e determinazione che Klaus ha sempre avuto in abbondanza e che, Invece, è sempre mancata a Giorgio. Questa, dunque, è forse l'ultima occasione per II ragazzo nato a Torino II 2 giugno 1947. Sin da bambino, come un figlio d'arte, Imparò a tuffarsi dal trampolino della piscina comunale, seguendo le orme dello zio Lino Quattrin, campione degli Anni Cinquanta. Dopo essersi ritirato dall'attività alle conclusione delle Olimpiadi di Montreal, con la medaglia d'argento del trampolino da 3 metri. Cagnotto ha ripreso a tuffarsi. L'obiettivo sarebbe di arrivare sino al Giochi di Mosca nel 1982, ma chissà. La sua non è stata una scelta determinata dalla passione. Forse anche da quella, ma alla base della decisione c'è una necessità. Al termine di una lunga carriera sportiva bisogna cercare di sfondare nella vita, bisogna saper cogliere il momento favorevole. E Cagnotto questo momento non ha ancora potuto trovarlo. E' diventato direttore di una piscina a Frossasco, alle porte di Pìnerolo, a pochi chilometri da Torino. Ma gli affari non sembrano andare tanto bene: l'Impianto è grande, piuttosto Isolato, difficile da gestire, da sfruttare. Se si dovesse stare alle promesse, Giorgio non avrebbe probabilmente problemi. Ma, fra le altre cose, sta ancora aspettando quattro trampolini che Mario Pescante, segretario del Coni, aveva assegnato (per scritto) alla sua piscina. E I proprietari dell'impianto cercano soci, uno « sponsor », per continuare a lavorare. Così il trentunenne Giorgio Cagnotto, da sempre atleta del Gruppo Sportivo Lancia, he ripreso a gettarsi a capofitto. «Non mi sono potuto allenare troppo — afferma —, le ossa sono vecchie, i muscoli ed i tendini logori. Gli esercizi non II ho dimenticati, ma lo smalto è difficile da trovare. L'allenamento è diventato un sacrificio enorme. Klaus, ad esempio, riprenderebbe anche a gareggiare, se non ci fosse il problema della preparazione. Neppure lui ce la fa più ». ■ Ho iniziato la stagione con lentezza — continua —, senza forzare. Sono andato in Florida ed ho fatto una gara senza nessuna base fisica alle spalle. Sono arrivato dodicesimo. Poi, mi sono ripreso, ho cominciato a piazzarmi. Nel famoso meeting ad eliminazione di Ronneby sono stato battuto per pochi centesimi dal tedesco Hoffmann in finale. Poi l'ho sconfitto io a Llenz e lui mi ha superato di poco a Bolzano. Potevo vincere, ma ho fatto un errore clamoroso. In ogni caso mi sono accorto che sono sempre fra i migliori. Boggs, Il suo connazionale Kennedy, Hoffmann, i sovietici, Il messicano Giron. Siamo sempre gli stessi. Una medaglia può ancora scapparci, lo farei già la firma per quella d'argento ». Un po' disincantato, senza troppa responsabilità sulle spalle, oggi cerca di centrare il primo risultato, quello di qualificarsi per la finale di domani. « Il resto — conclude Cagnotto — non conta. Non voglio pensare ad altro ». c. eh. Cagnotto e Dibiasi: i rivali di un tempo, ora insieme per una medaglia nei tuffi

Luoghi citati: Berlino, Bolzano, Florida, Frossasco, Montreal, Mosca, Texas, Torino