E' appena iniziata la fortuna della scrittrice inglese Virginia Woolf di Angela Bianchini

E' appena iniziata la fortuna della scrittrice inglese Virginia Woolf E' appena iniziata la fortuna della scrittrice inglese Virginia Woolf TUTTOLIBRI del 1° aprile 1978 ne pubblica un ritratto curato da Angela Bianchini pubblico ma non eccessiva ammirazione degli amici. E poi il senso della morte di Lady Ottoline, più che la figura amica, tra le tante che cominciavano a scomparire con velocità impressionante («Abbiamo raggiunto il momento nella vita quando dobbiamo attenderci la morte dei nostri amici»), ormai l'epitome di un'intera epoca. Dopo la morte di Virginia, nel marzo del 1941, il marito, Léonard Woolf, pubblicò «Between the Acts» specificando che era stato completato ma non rivisto da Virginia, la quale avrebbe probabilmente apportato parecchie correzioni. In effetti, essa l'aveva completato esattamente due mesi prima, il 26 febbraio, notando nel diario: «La mia "vitapiù alta"sta interamente nella recita elisabettiana infine Between the Acts questa mattina». Di questo libro, tradotto in Italia oggi per la prima volta, dopo trentasette anni, si sono dette molte cose: è certamente diverso da una Signora Dalloway o da una Gita al faro. Secondo alcuni critici, per esempio Walter Alien oppure Joan Bennett, è uno dei migliori se non il più riuscito tra i romanzi della Woolf. A me sembra soprattutto mportante sottolineare quanto corrisponda allo stato d'animo di Virginia quando lo scrisse: si noti, poi, che essa intendeva, in un libro successivo, chiamato A non, di cui rimangono solo due capitoli, dare una spiegazione della letteratura inglese. In liei ■ ween the Acts, la recita elisabettiana, organizzata da Miss La Trobe e, osservata da tutti gli spettatori in una sorta di unità che si dissolve immediatamente dopo, è simbolica del conflitto tra percezione e comunicazione, ma soprattutto dell'Inghilterra quale la Woolf la sentiva allora. La bambina inglese, «rosa come un bocciolo», che dà inizio al festival, proclamando: «England am I», (e la sua proclamazione: «E'lei, è l'Inghilterra» echeggia fra gli spettatori), e poi si ferma, esitante, e riprende, ma, pur fra incertezze, arriva alla fine, sembra riassumere un senso del passato e un presentimento dell'avvenire che vanno molto al di là della calma della sera estiva. Un pomeriggio dell'estate del 1939. mentre Léonard Woolf lavorava al giardino di Rodmcll. Virginia lo chiamò ad ascoltare alla radio un discorso di Hitler. «Non posso — rispose Léonard —. Sto piantando giaggioli e fioriranno mollo tempo dopo la sua morte». Léonard ebbe ragione e. venticinque anni dopo, quei bei fiori di primavera fiorivano ancora nell'orto, ma anche Virginia aveva ragione perché il rombo della voce di Hitler le si trasformava dentro nella visione struggente di un quieto, incerto e pure indistruttibile mondo inglese. Angela Bianchini ■ IRGINIA Woolf comin-, ciò a pensare al libro che sarebbe diventato Between the Acts nell'aprile del 1938, un més£ dopo l'invasione dell'Austria da parte di Hitler. All'origine, avrebbe dovuto portare il titolo di Poyntzet Hall. nome della casa e della proprietà dove si svolge l'azione, tutta contenuta in ventiquattro ore. Il 26 aprile di quell'anno, subito dopo Pasqua, la Woolf scriveva nel Diario: «Abbiamo fatto Pasqua a M. H. (Monk's Hall): quanto al sole, non si è mai visto; più freddo che a Natale; un cielo arrabbiato color di piombo; vento tagliente come un rasoio; abiti da inverno; bozze (sono quelle di Tre Ghinee di cui essa temeva la prossima accoglienza alla pubblicazione); molta acuta disperazione..... Ottoline è morta (si trattava di Lady Ottoline Morrell; eminente figura politica e sua grande amica) cosi ho dovuto scrivere (il necrologio); e l'orribile piccolo sassetlo mi ha torturalo il cervello; mi lascia in stato di vertigine. E tuttavia nonostante tutto questo sono qui a schizzare il disegno di un nuovo libro; soltanto per piacere non impormi di nuovo quel pesante fardello, imploro. Che si tratti di un qualcosa di vago, di un tentativo: qualcosa che posso tirar giù ogni mattina, per sollevarmi da Roger: (La biografìa di Roger Fry, che fu poi pubblicata nel 1940 e che costò a Virginia uno sforzo immenso). «Per favore, io imploro non fare uno schema; non chiamarci dentro tutte le immensità cosmiche; e non costringere il mio cervello stanco e diffidente ad abbracciare un'altra totalità — con tutte le. parti che vi collaborino — ancora no, per un poco. Ma per divertirmi voglio notare: Perché non Poyntzet Hall: un centro: tutta letteratura discussa in collegamento con un poco di vero incongruo humour vivo; e qualsiasi cosa mi venga in testa; ma l'"io " rifiutato: "noi" sostituito: a chi sarà indirizzata l'invocazione alla fine? "Noi"..... composto di molte cose diverse noi tutta vita, tutta arte, tutto pezzi e bocconi — una totalità vagabonda capricciosa ma in qualche modo unificata — Io stato attuale delta mia mente? E la campagna inglese e una vecchia casa pittoresca — e un parterre dove passeggiano le bambinaie...». La genesi di Between the Acis è tutta qui, in un difficile spazio di luogo e di tempo, stretto tra l'oppressiva realtà politica dell'invasione hitleriana (Virginia, in quella occasione, aveva scritto nel suo Diario: «Quando la tigre..... ha digerito il pasto, balzerà di nuovo"), il dolore e l'orrore suscitato, meno di un anno prima, dalla morte nelle file delle Brigate Internazionali, in Spagna del nipote Julian Bell, la stanchezza fìsica e l'attesa di Tre Ghinee, la fatica della composizione del Roger, e la necessità di uscire dallo schema rigoroso, di Gli anni, pubblicato un anno prima, con grande successo del