Un Rossi per sperare di Maurizio Caravella

Un Rossi per sperare Ciclo: mondiali su pista da mercoledì a Monaco Un Rossi per sperare E' l'unico azzurro in grado di puntare alla medaglia d'oro - Molto forti i tedeschi orientali - Nello sprint professionisti ancora favoriti i giapponesi Nakano e Jugata Francesco Moser, due anni fa a Monteroni, diventò campione del mondo dell'inseguimento, dopo esser giunto secondo nella prova su strada dietro a Freddy Maertens. Fu un'ottima Idea, quella di far disputare le gare su pista per ultime: significava, In pratica, permettere anche agli stradisti, ormai liberi da impegni, di partecipare. Quel trionfo di Moser diede tono alle gare dei pistards, com' era logico. Fu un'iniezione di interesse per un mondo troppo sovente abbandonato a se stesso tra l'indifferenza quasi generale. Ma in Venezuela, l'anno scorso, si tornò alla vecchia formula: prima la pista, poi la strada. E in Germania sarà la stessa cosa. Le buone idee, si sa, nel ciclismo durano una sola estate. Si torna indietro, insomma, ed è vero e proprio autolesionismo: perché soltanto l'arrivo dei campioni della strada può riportare in alto il ciclismo su pista, in Italia e in tutta Europa. Finiti — e ormai quasi dimenticati — i tempi d'oro di Maspes, Messina e Gaiardoni, finiti anche quelli un po' meno d'oro di Seghetto, da noi il ciclismo su pista da anni vive sull'improvvisazione, cioè sopravvive a stento. A livello professionistico, poi, è un disastro: nella velocità, la specialità « regina » dei campionati, siamo costretti a puntare ancora soprattutto su Giordano Turrini, che ha 36 anni e, per vivere, deve mantei -re II suo Impiego in Comune a Bologna (quelli, almeno, sono soldi sicuri). E nell'inseguimento va ancora peggio: per non dare ingloriosamente forfait slamo stati costretti a chiamare in azzurro Porrini, uno stradista completamente « chiuso » dal pronostico. Il convento non passa altro. Anche perché la pista non dà da vivere. E' una crisi che, a livello professionistico, investe ormai quasi tutta l'Europa. Chi vuol guadagnare, va In Australia (Cardi 10 ha fatto per anni): laggiù un Nicholson, ad esempio, è richiestissimo anche per posters pubblicitari ed arriva a guadagnare più di 120 milioni l'anno. 11 vero « boom », però, è In Giappone: mentre nelia vecchia Euro-.a, culla del ciclismo, capita persino che dei velodromi vengano smantellati, in Giappone i professionisti sono quattromila ed ogni sera si organizzano riunioni con II « tutto esaurito », con tanto di totalizzatore e di bookmakers ufficiali. Proprio come accade da noi negli ippodromi. E non è un caso che l'anno scorso In Venezuela proprio due giapponesi abbiano conquistato i primi due posti nella velocità. « Boom » del Giappone fra i professionisti, <> boom » della Germania Est fra i dilettanti: e, In questo caso, è soprattutto una questione di organizzazione. Cosi i campionati del mondo della pista, che si iniziano mer¬ coledì a Monaco per concludersi il giorno 21, difficilmente potranno dire qualcosa di nuovo. Nel settore del professionisti, Nakano e Sugata sono ancora favoriti, mentre l'obbiettivo mas- Simo di Turrini sarà quello di entrare in semifinale (l'altro azzurro, Notari, quasi sicuramente si fermerà prima). Nell'lnseguiment' il tedesco Braun, campione • -cente, dovrà vedersela soprattul.o con Knudsen, Schulten, Baert e Gisiger, mentre Porrini — come si è detto — è destinato a fare il ruolo di comparsa. Con Moser in gara, è ovvio, sarebbe un'altra cosa. F.a gli stayers debutterà quest'anno Il belga Sercu, ex campione del mondo della velncità: ma i favori del pronostico vanno a St-m, mentre dei tre azzurri in gara quello che ha più possibilità di entrare in zona medaglia è Avogadri. Come si vede, partiamo battuti un po' dappertutto. In teoria, però, questi campionati del mondo di ciclismo su pista potrebbero anche non essere un disastro, per gli azzurri. M./lto dipende da Giorgio Rossi, uno sprinter romano che l'anno scorso, con una decisione che fece discutere, fu escluso dalla trasferta in Venezuela perché colpevole di non aver seguito i programmi di allenamento stabiliti dalla Federazione ». Ma se facendo di testa sua aveva dimostrato di andare molto più forte degli altri, evidentemente i •< suoi » metodi non erano del tutto sbagliati. Fu lasciato fuori ed anche in questo caso si trattò di autolesionismo. Giorgio Rossi è indubbiamente l'elemento di maggior classe della nostra rappresentativa di dilettanti. Ha conquistato diciotto titoli italiani nella velocità e nel tandem, è stato medaglia di bronzo a San Sebastiano nel 1973 ed a Montreal nel '74, l'anno dopo a Rocourt è arrivato all'argento. Ora che Morelon, dilettante « a vita » del francesi, il è deciso finalmente a smettere. Rossi in teoria non è inferiore a nessuno. Se non lo tradiranno i nervi, si potrà sperare. Sempre nel settore dei dilettanti, potrebbe far bene anche l'abruzzese Pizzoferrato, tre volte campione d'Italia dell'inseguimento, secondo ai mondiali di Montreal, terzo a quelli di Rocourt e quinto alle Olimpiadi canadesi. Ma in questa specialità a Monaco, c'è un favorito d'obbligo: si chiama Durpish, è un tedesco dell'Est, sembra quasi imbattibile. Nelle altre specialità, disco r.sso per I nostri, salvo grosse sorprese. Una volta gli Italiani dominavano sulle piste di tutta Europa: adesso, contro giapponesi e tedeschi soprattutto, dobbiamo Inchinarci. Gli eredi di Maspes, Messina e Gaiardoni non ci sono ancora. Forse non ci saranno mai. Maurizio Caravella Giorgio Rossi spera nella medaglia d'oro a Monaco