Ma il tifoso non è uno struzzo di Giovanni Arpino
Ma il tifoso non è uno struzzo Pazzo calcio d'agosto Ma il tifoso non è uno struzzo Paolino Rossi? Pressione a ottanta. Invano Bordon portiere interista? Si lascia fotografare dopo la cura del «doktor» Bersellini e ha il viso stravolto, anche se deve correre meno dei suoi compari. Il sole a picco consuma i calciatori che nel pieno delle ferie d'agosto debbono scapicollarsi tra supplementi atletici, pesi, partitelle. I tifosi sperano in miracoli di ogni genere, i primi dribbling sono incantatori, chi fa gol è già un « rey », magari a Vipiteno se non al Maracanà. E le gazzette insistono, talora scadendo in quieti deliri: ieri l'altro, in prima pagina, un quotidiano milanese pubblicava a caratteri di scatola i « voti » dopo i primi cauti approcci dei peloleri sui diversi campi: un bel nove a Chiodi, e via discorrendo. Non serve una borsa di ghiaccio per moderare certi entusiasmi fin troppo premeditati? Paolino Rossi ha ben altro per la testa. Dovrebbe riposarsi dalle settanta partite della scorsa stagione e dai festeggiamenti estivi, a cui è stato obbligato fino allo stordimento. Per poco non lo facevano addirittura cantare alla Bussola di Viareggio. Vi sembra normale, tutto questo? Il mondo del calcio corre rischi seri di inflazione, tutti gli sport pericolano perché mancano soldi e fiducia, la Lega deve affrettarsi a partorire nuove leggi, i « mister » studiano tattiche come tutti i « respìnti » agli esami di giugno (almeno in calcio succede) ma la vena torbida, balorda, inquietante del divismo non cessa di travasare i suoi liquidi velenosi. Un po' di raziocinio, un minimo di sensi realistici, una secchiata d'acqua in faccia servirebbero. Invece ci si scanna intorno a una partitina rachitica e non significante, si deformano le parole confidate da un centravanti o da uno stopper, la ridda che non accadde nel defunto calcio-mercato si ripropone a furia di duelli verbali. Vorremmo tanto un football con la sordina, legato sempre e solo al « fatto », al prima-durante-dopo partita, oppure accetteremmo un football interpretato secondo oneste ideologie. Ma il mercatino rionale, con pagelle bugiarde, interviste gonfiate, finte rabbie, dichiarazioni bellicose ci ha stancati a morte. Chi ne fa le spese è l'atleta, a cui legittimamente piace la pubblicità ma che pretende anche argomentazioni meno cervellotiche. Il tifoso non è uno struzzo a cui basta gettare scatolette vuote, sveglie rotte e sassi come in certi « cartoons » disneyani. A sentirli dal vivo, i vari Zoff, Claudio Sala, Paolino Rossi sono ben solidi sul loro terreno. Evitano previsioni e voli. Rispettano l'avversario. Discutono dei nuovi equilibri in campionato. Non nascondono e nemmeno esagerano le difficoltà del lavoro e della preparazione. Perché dunque creargli intorno un clima da faida? Ma già: persi i « reali » in vena di nozze e di divorzi, finite le principesse, rarefattisi i miliardari, scemati i divi dello spettacolo, rimangono pochi cantanti e gli « eroi sui bulloni » da sfruttare. E cos'i e iniziata la caccia, durante la quale Paolino Rossi, con le calzette arrotolate come un ferragostano qualsiasi, viene immortalato dagli obiettivi e inseguito da ciurme di ragazzini in bicicletta, quasi fosse la reincarnazione di Mercurio volante. E se il suo presidente « Giussy » Farina, che una ne fa e sette ne pensa, meditasse un « copyright » sull'immagine del suo pupillo? Pensiamo piuttosto all'onesto sudore che i protagonisti della pelota debbono esprimere per ritrovare una condizione ottimale. Pensiamo alla setacciata del primo turno delle Coppe, che potrebbe anche costituire amara sorpresa per qualcuno. Pensiamo ad un'annata che sarà importante per gli « argentini » che ci terranno a formare ancora la «rosa» destinata alla Coppa Europa del 1980. Non abbocchiamo come trote a certi discorsetti veramente privi di sale. Il Milan gioca con due punte a Vipiteno e tutti a dire: anche questo è un modulo ispirato da Rivera. Ma come: doveva forse schierarsi con una Maginot nella prima uscita d'agosto? E due — diconsi — due punte sarebbero il segno di una fenomenale scoperta tattica? Ma allora va dato il Nobel all'inventore dell'uovo sodo. Le piccole e grandi manovre stanno per concludersi, la ricerca degli schemi sta per trovare sulla gramigna il suo vero collaudo. Pronosticare fin da oggi è davvero fatica sprecata. Un «outsider»? Magari sarà l'Atalanta, perché no. Alla faccia di tutti quelli che hanno trovato come mito estivo e come slogan « il limite Uefa ». Neanche uno che dica: mi basta salvar il collo dalla B Sedici «mister», per non rischiar opinione sullo scudetto, non hanno dubbi alcuni sulla « zona Uefa ». Che bello, amici: avremo sedici squadre che arrivano quarte. Non sarà vera gloria, ma impazzirà la stati- stwa Giovanni Arpino
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