Antoniotti, "professore,, a scuola
Antoniotti, "professore,, a scuola Antoniotti, "professore,, a scuola In ritiro col Torino ad Entreves c'era anche un «professore». Spesso capita nel clan granata che qualche amico (uomo di calcio, però) partecipi alla preparazione. Al fianco di Radice c'è sempre da imparare. Ad Entreves abbiamo incontrato Lello Antoniotti, un luminoso passato con un football elegante, un presente prezioso al servizio dei giovani. Era in «missione speciale» per arricchire il bagaglio professionale, per far fruttare queste ore quando verrà il momento d'insegnare dalle cattedre di Coverciano: senza dubbio un dare e avere importante per uno sport che non vuol più rimanere indietro. Lo scambio di idee è continuo, quando si sale e si suda per i sentieri, quando ci si ritrova a tavola per una mezz'ora di tregua. Radice spiega le varie fasi di preparazione, Antoniotti partecipa e completa un dialogo interessante che ha basi su esperienze concrete, come l'aver seguito da vicino i mondiali argentini, l'essere in continuo movimento in Italia e all'estero per non trascurare ogni possibile innovazione tecnica. Un esempio: nello scorso aprile Antoniotti si è recato in Scozia con un gruppo di giovani allenatori, viaggi indispensabili per chi oggi voglia intraprendere la carriera della panchina. Ora Antoniotti potrà dare una mano a Trapattoni, ragguagliare la truppa bianconera sui Rangers prima dell'impegno di Coppa dei Campioni, avendo avuto la fortuna di veder all'opera la squadra di John Greig. Su questi giorni trascorsi col Torino Antoniotti farà un'attenta relazione per il centro tecnico, in un domani la visita estiva a chi vive ai vertici del campionato potrà tradursi in materia di discussione, di confronto. E' un grande estimatore di Radice. Parla con entusiasmo, con competenza e chiarezza: «Non mi piace fare il topo di biblioteca. Così, invece il rapporto è vivo. E' Importante comunicare con i giocatori, capire un mondo che sì evolve senza soste, mettere a disposizione ciò che uno ha raccolto in tanti anni. Il Torino è un modello di collettivo; mi ha colpito soprattutto la dedi¬ zione di Radice verso il lavoro. Gigi è scrupoloso In tutto. Quando fa eseguire un esercizio e ne spiega ai giocatori la funzione, quando affianca all'aspetto tecnico-tattico quello morale. L'Argentina è stata una lezione per quelli che credevano che il calcio italiano fosse da tempo naufragato, che non ci fosse assolutamente nulla da fare per stare al passo con le altre nazioni. La differenza di valori con gli stranieri è invece minima, stiamo gradatamente raggiungendo le migliori posizioni». E conclude: «Allenatori bravi dell'ultima era non mancano, devono però avere il diretto contatto col campo, non bastano le cognizioni assimilate dai libri». f. cav.
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