Nella "gara,, del cosmo il prossimo obiettivo è la stazione spaziale

Nella "gara,, del cosmo il prossimo obiettivo è la stazione spaziale il sapere Nella "gara,, del cosmo il prossimo obiettivo è la stazione spaziale Da qualche tempo, si dice, le imprese spaziali non fanno più notizia, eppure sono passati appena nove anni dallo sbarco sulla Luna. L'ultimo sussulto di interesse generale per le avventure astronautiche si ebbe quando le lunghe braccia articolate del Viking. accovacciato sulle rosse sabbie di Marte come un gigantesco ragno, agirono a leva per prelevare, soppesare, analizzare un po' di terriccio. Poi l'emittente miniaturizzata della capsula, alimentata da un generatore al plutonio, ritrasmise a terra, attraverso un abisso di 60 milioni di chilometri, una lunga serie di impulsi elettronici: erano il messaggio che annunciava la deludente realtà, non esistere alcuna prova, alcuna testimonianza, alcun valido indizio dell'esistenza d'una qualsiasi forma di vita su quel pianeta. L'opinione pubblica — del resto già un po' fredda anche di fronte al viaggio stesso del Viking, così automatizzato e gelido senza uomini a bordo — sembrò quasi ritrarsi su se stessa. Più o meno negli stessi giorni la lunghissima permanenza in orbita dello Skylab, con un equipaggio di supermenscienziati che si alternarono per diversi mesi e studiarono dall'alto e misurarono e scandagliarono la terra e il sole e le stelle, non interessò che un ristretto numero di studiosi e di addetti ai lavori. Eppure la ricerca spaziale continua, intensa e affascinante, non soltanto in America e in Russia ma anche in Europa. Ricordiamo che il 14 luglio scorso è stato lanciato da Cape Canaveral, con un vettore americano Delta, il satellite europeo geostazionario Geos II dal quale attendiamo rilevamenti di decisiva importanza su alcuni delicati settori della magnetosfera terrestre. Ma la notizia del giorno viene da Mosca: una navicella spaziale sovietica del tipo ormai ben conosciuto delle Soyuz, contrassegnata con il numero 31, e avente a bordo due astronauti, il « veterano del cosmo » russo Valeri Bykovski e il tedesco orientale Sigmund Jaehn (quarantadue anni, moglie e due bambini) è stata lanciata venerdì sera dalla base di Baykonur nell'Asia centrale ed ha raggiunto in orbita la « stazione » SaIjui 6. sulla quale già si trovavano altri due astronauti, Kovalenko e Ivanchenkov. I due equipaggi si sono riuniti, con baci abbracci e scambi di regali che gli schermi televisivi hanno fatto vedere da Berlino Est a Vladivostok. Di per sé l'impresa non costituisce più una novità, anche il lancio di astronauti non sovietici da parte di vettori sovietici e con colleghi sovietici non è la prima volta che avviene. Già un cecoslovacco, e poi un polacco, in questa stessa estate 1978 sono saliti in « visita » alla Saljut usando lo stesso mezzo di trasporto, una Soyuz. Soltanto nel marzo scorso, invece, si ebbe un vero salto di qualità quando sempre la stazione spaziale Saljut (che dallo scorso settembre se ne sta tranquilla nella sua orbita a 350 chilometri di quota, facendo da punto di attracco fisso, quasi da porto nello spazio) venne raggiunta da un « mercantile senza equipaggio » che scaricò rifornimenti e portò via materiali di scarico. Questo esperimento di automatizzazione avanzata (detto Progress) dove tutto è regolato in anticipo da un programma di computer, sembra sia stato ripetuto una volta con pieno successo. L'attività spaziale sovietica ci si presenta ormai come prevalentemente rivolta alla costruzione d'una grande stazione orbitante, vale a dire un complesso più o meno vasto (ma capace comunque di ospitare una squadra di almeno sei o otto astronauti) costituito da un « treno » di navicelle, o mòduli, che permetta di abitare nello spazio e lavorarvi in permanenza — con presumibili, grandissime ripercussioni in alcune esperimentazioni fìsiche, dalla fusione alla saldatura dei metalli alla superconduttività e in alcune ricerche di biologia genetica. Nello stesso tempo questo « convoglio » fisso in una sua orbita, formato da tante parti diverse mobili e sganciabili a piacimento, potrà servire da punto di riferimento e base di lancio per missioni più ambiziose, di carattere interplanetario, con o senza uomini a bordo. Lo sforzo americano (un po' rallentato in questi ultimi due anni dalle riduzioni finanziarie imposte dall'amministrazione Carter ma non alterato nei suoi punti sostanziali) prevede anch'esso come fase intermedia dell'attività spaziale a largo raggio l'utilizzazione di stazioni orbitanti, ma per il momento punta le sue maggiori carte sulla realizzazione della cosiddetta « navetta spaziale ». o Shuttle, cioè d'un « rimorchiatore spaziale » riutilizzabile per più viaggi, dalla base a terra alla destinazione in orbita, rifacendo soltanto il pieno di carburante, come si fa con un'automobile, ma senza abbondanare l'intero razzo come avviene tuttora. Lo sforzo sovietico, invece, sembra meno sofisticalo e punta direttamente alla stazione spaziale. In particolare vengono eseguite esperienze e prove di lavoro nello spazio cosmico — all'esterno cioè della navicella e a quella legati con un semplice cavo agganciato alla tuta — perché è proprio questa attività libera nello spazio che potrà un giorno facilitare enormemente qualsiasi costruzione o assemblaggio di astronavi « nel vuoto » e in un'orbita che renda molto più agevole lo staccarsi dall'attrazione terrestre. Tanto gli americani quanto i sovietici continuano intanto le loro esplorazioni interplanetarie mediante sonde automatizzate. L'appuntamento più prossimo è da parte americana: la discesa « morbida » d'una navicella piena di strumenti sulla superficie incandescente di Venere sotto una profonda coltre di nubi. Avverrà il 9 dicembre di quest'anno. Seguiranno altri Pioneer e Voyager verso il Sole e verso i pianeti esterni, sino al di là di Saturno. Ma fino a che non sarà pronto il traghetto spaziale Shuttle (previsto entro il 1983) si ritiene che gli astronauti america¬ ni resteranno a terra: anche le sette ragazze scelte dall'U. S. Space Corps dovranno restarsene ancora per qualche anno nel loro campo di addestramento di Biscayne Bay prima di poter affrontare il cosmo. Altre missioni con equipaggio umano, nemmeno alla Luna, non sono previste. La situazione sembra essere diversa per i sovietici. Anch'essi cercano di potenziare al massimo l'esplorazione senza uomini, mediante sonde, e sono previsti lanci per Marte, Venere e nuove spedizioni-robot, tipo Lunokhod, sulla Luna. Per il resto è invece lecito attendersi presto una grossa avventura, il lancio d'una nuova e più perfezionata Saljut attorno alla quale debba organizzarsi un vero convoglio spaziale. A parte tutte le ragioni scientifiche la tecnica delle stazioni orbitanti è di estrema importanza anche dal punto di vista della propaganda. Non è senza significato che per le sue ultime imprese, sempre ardimentose ma pur tuttavia quasi di routine, le supreme autorità sovietiche abbiano scelto anche piloti non sovietici, ma dei Paesi alleati. Nella Germania Orientale, per celebrare l'ingresso d'un tedesco nell'avventura spaziale, hanno emesso una nuova moneta, un bel pezzo in argento da dieci marchi. Umberto Oddone Il lancio della Soyuz 31 dal cosmodromo di Baikonur

Persone citate: Biscayne, Cape, Kovalenko, Umberto Oddone, Valeri Bykovski

Luoghi citati: America, Asia, Baikonur, Berlino Est, Europa, Germania Orientale, Mosca, Russia, Vladivostok