E' quasi un'avventura lavorare sulla Langa

E' quasi un'avventura lavorare sulla Langa Una cooperativa creata da giovani sulle colline di Ceva E' quasi un'avventura lavorare sulla Langa Unire forze e idee è l'unico modo per non dover abbandonare la terra - Ma la collaborazione non basta se non vi sono aiuti dal nostro inviato speciale CEVA — I giovani abbandonano la campagna, l'Alta Langa si sta spopolando. Ma accanto ai vecchi che resistono ci sono altri giovani che tornano alla terra dopo deludenti esperienze in fabbrica o in altre attività. « Certo su questa Langa non si può più andare avanti come nel passato, da isolati, altrimenti ogni filo d'erba viene bagnato con litri di sudore. Bisogna lavorare in cooperativa, unire le forze e le idee ». Parla cosi Bartolomeo Fia, un giovane di Farigliano, presidente della « Cooperativa agricola a conduzione comunitaria Langa » di Paroldo, piccolo comune sopra Ceva. «Ancora qualche anno fa — prosegue Fia — Paroldo aveva quasi seicento abitanti, ne sono rimasti trecento. Gli altri se ne sono andati in pianura, in città a cercare un posto più sicuro. Una scelta che non discuto, ma qui si potrebbe fare ancora molto, basta avere il coraggio di abbandonare secolari pregiudizi, concetti superati dai tempi e lavorare insieme ». Lavorare in cooperativa, tornare alla terra cui altri hanno voltato le spalle, questa l'idea di Bartolomeo Fia, ex vignaiolo ed ex operaio, concretizzata nel coraggioso esperimento della « Cooperativa sericola comunitaria Langa». «Con l'amico Fia ci siamo subito intesi — dice Piero Cagnotti, 31 anni, di Dogliani, laureato in veterinaria. — Le mie precedenti esperienze come professionista non mi avevano soddisfatto. Così abbiamo deciso di dar vita ad una cooperativa dopo aver assunto informazioni sui possibili aiuti. Ora l'avventura è incominciata, in qualsiasi modo si concluderà sarà sempre una bella e utile esperienza ». « E comunque siamo pronti a ricominciare daccapo », precisa il presidente Fia. L'avventura è partita in aprile: unico capitale un centinaio di pecore della Langa, la razza più pregiata in Italia, acquistate dai due amici con un prestito bancario; sede la cascina « Lan » di Paroldo comperata dall'Esap, l'ente per lo sviluppo agricolo piemontese gestito dalla Regione. Hanno incominciato in nove, ora sono in sette, ma le due defezioni non hanno demoralizzato i giovani della comunità. Oltre al Fia e al Cagnotti i rimasti sono: Orazio Costa, 22 anni, il più giovane, ex operaio di Dogliani; Daniela Marchetto, professoressa di Alba; Roberto Amico, artigiano di Torino; Sergio Costa, disoccupato di Dogliani; e Giovanni Peira, contadino di Murazzano. Legati da una comune base ideologica anche se nessuno è politicamente impegnato, favoriti dall'avere tutti un'origine langarola, i componenti la comitiva non hanno incontrato difficoltà nel dividersi lavoro e responsabilità. Curano la terra coltivata, fanno la fienagione, portano le pecore ai pascoli (ottanta giornate piemontesi), le mungono e confezionano le celebri tome della Larga. Attualmente so¬ no in tre a lavorare: « Siamo sufficienti — dice Fia —, gli altri sono liberi di svolgere altre attività perché di soldi ne abbiamo sempre bisogno. Torneranno quando sarà ora ». Il piano del prossimo futuro prevede la costruzione di capannoni per ospitare le pecore, l'Esap dovrà creare un « centro ovino di selezione ». « Nel giro di cinque anni — dice il presidente Fia — contiamo di avere un migliaio di pecore e ci serviranno altri soci, non tanti, dieci in tutto va bene ». Lascia capire che spera anche, al termine del quinto anno di cooperativa, di ottenere dall'Esap la gestione dell'impresa. Le difficoltà sono tante, la comunità incontra ostacoli di varia natura, non solo economica: è più facile fare i pionieri in un terra vergine che non in una zona che si sta spopolando e dove chi è rimasto da decenni è legato ad altre forme di alleanza contadina. Ma i « magnifici sette » di Paroldo sono decisi a resistere; qualche piccolo allevatore li guarda già non soltanto con curiosità e non è escluso che presto si unisca a loro: « Li aspettiamo a braccia aperte — dice il veterinario Cagnotti — sarà un vantaggio per tutti, l'unico modo per non lasciar morire l'Alta Langa ». Mi accompagnano a vedere il cascinale, la cucina dove mangiano tutti insieme, la stanzetta dove fanno il formaggio: due tavoli, le tome allineate sopra. Sembra di tornare indietro, molto indietro nel tempo. « Certo non è un caseificio — osserva pensieroso il Fia —, lavoriamo solo con le mani, ma chissà che un giorno non avremo anche noi un vera e propria azienda con tutte le macchine necessarie ». L'entusiasmo non fa difetto ai giovani della Cooperativa comunitaria Langa, sanno di aver preso la strada giusta e vogliono continuare, ma non si nascondono le difficoltà. Contano sull'aiuto della Regione, soprattutto sperano che il loro esempio venga seguito dai contadini dell'Alta Langa. La gente li guarda con simpatia ma questo non basta ancora; dalle banche hanno ottenuto prestiti garantiti dal Fia e dal Cagnotti ma ad un tasso del 16,50 per cento. Solo la giovinezza, la stanchezza fisica, e l'entusiasmo forse permettono ai giovani della cooperativa di Paroldo di dormire la notte. Ma sarebbe un errore se in questa Italia in crisi anche perché ha abbandonato l'agricoltura non si aiutasse chi vuole ritornare alla terra. Bruno Marchialo Le Langhe, terra di dolci colline e vigneti (La Stampa)

Persone citate: Bartolomeo Fia, Bruno Marchialo, Daniela Marchetto, Fia ? Paroldo, Giovanni Peira, Orazio Costa, Piero Cagnotti, Roberto Amico, Sergio Costa