Con i sinistrati nelle terre colpite dal diluvio

Con i sinistrati nelle terre colpite dal diluvio La distribuzione degli aiuti dei lettori per gli alluvionati dell'Ossola Con i sinistrati nelle terre colpite dal diluvio A Pieve Vergonte stravolto dall'alluvione abbiamo consegnato somme di denaro a decine di persone rimaste con nulla DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PIEVE VERGONTE — Chi l'8 agosto, il giorno dopo la alluvione, ha percorso la strada del Sempione di prima mattina, ha cominciato a rendersi conto del finimondo che aveva sconvolto l'Ossola non appena oltrepassato Ornavasso. Come già nell'ottobre dell'anno scorso, quando il nubifragio si abbattè sulla parte bassa della valle, la strada correva tra vasti pantani, distese di acqua, prati dall'aspetto di risaie, qua e là qualche donna in stivaloni raccattava un po' di fieno dai covoni fradici. A Migiandone una lunga colonna di auto era bloccata: il ponte era infatti sommerso e per raggiungere Domodossola si doveva imboccare la deviazione per Pieve Vergonte e Piedimulera. Ed era qui, al ponte sull'Anza, che il disastro per chi arrivava dalla bassa valle cominciava a configurarsi nelle sue reali proporzioni: una specie di terremoto che aveva stravolto la fisionomia dei comuni colpiti. Il ponte appariva infatti ricoperto da un alto strato di sabbia bagnata; contro i piloni si accatastavano le paratie delle dighe divelte dalla furia del torrentello che si era trasformato in fiume. Alla riunione di emergenza che il presidente della Regione, Viglione, tenne qualche ora idopo a Domodossola, il se-«ntnnn 1 ~1 .-, 1 TI — i „ natore Del Ponte raccontò che la sera prima stava appunto per imboccare quel ponte diretto ad Anzola dove era in corso un incontro di politici e di amministratori, quando aveva visto un'enorme ondata abbattersi sul parapetto: era salvo per miracolo. A distanza di tre settimane siamo tornati a Pieve Vergonte accogliendo l'invito del sindaco Silvano Rigotti e dell'assessore Osvaldo Spadone che ci avevano segnalato le famiglie bisognose di aiuto. Per quella gente, operai, agricoltori, pensionati, il nubifragio ha significato l'allagamento delle case e dei laboratori: un danno quasi irreparabile per chi vive di un piccolo reddito mensile. A loro abbiamo portato il concreto contributo dei lettori di La Stampa e di Stampa Sera: una somma in denaro che però ha valore soprattutto di aiuto morale, di incoraggiamento a dimenticare la notte della paura e rimettersi in cammino. Preoccupazione di tutti è anche il fatto che la Rumianca, la fabbrica che dà vita al paese, ha subito gravissimi danni; si parla di due miliardi. Una centrale è ferma e c'è rischio che qualche re- i parto venga mesjo in cassa 1 integrazione. Anche l'altra I - m ... . . . . fabbrica, la Tonolli Allumi nio, che già lavora a ritmo ridotto, ha avuto l'argine lungo il torrente asportato. Tra i sinistrati che ci attendevano nella sala del consiglio, il caso più penoso è quello di Angela Vitulli, una donna che da dodici anni si dedicava a curare la madre ammalata. « Sono salva per caso — ricordla — ero sulle scale in cantina quando una violenta ondata ha scardinato la saracinesca e ha portato via tutto ». Pochi giorni dopo, la madre è morta: così, passata l'alluvione, Angela si è ritrovata completamente sola. Sentirsi compresa anche da chi non ha vissuto il suo dramma, dice, l'aiuterà a sopportare meglio la solitudine. Un'altra vittima del nubifragio è Carlo Molini, custode dell'Enel. Era in montagna in una baita quando è arrivato il diluvio. Al mattino si è precipitato a casa a piedi sorpassando una quarantina di frane: aveva tanto timore di trovare morti i suoi cari, che quando si è ritrovato tra loro nella casa completamente svuotata, ha persino sorriso. « In quei casi — dice — la paura è tanta che non si pensa neanche più a ciò che si è perduto ». Un uomo massiccio dall'aspetto bonario, piange: è Giuseppe Angelucci, il materassaio. L'acqua gli ha distrutto in cantina il deposito di lana. I nostri lettori glielo hanno ricostituito e questa generosità non sollecitata, dice, è una delle esperienze più felici della sua lunga vita. Tra gli altri erano anche due fidanzati. Romano Foregato aveva conosciuto due anni fa Valeria, impiegata a Zurigo. Sono alla vigilia delle nozze e quando è arrivato il nubifragio avevano appena finito di arredare la piccola casa dove andranno ad abitare: il pantano gliel'ha trasformata in una specie di tugurio. L'aiuto che abbiamo consegnato si è trasformato per loro in un insperato dono di nozze. A Pieve Vergonte abbiamo anche consegnato contributi a Celso Grassi, ferroviere; Impero Cerri, operaio; Gianfranco Panighetti, un operaio che è molto popolare in paese perché è presidente della società sportiva; Giovanni Tomola, agricoltore; Bruno Giavina, operaio; Anselmo Sala, operaio; Guido Medali, operaio; Emilio Piantanida, il macellaio; Isidoro Saclusa, un invalido che vive con la sua pensione; Oreste Pirazzi che ha perso gran parte del legname del laboratorio in cui lavora con il fratello Alcide; Mario Bettineschi che | ha avuto distrutto il camion di cui aveva appena finito di pagare le rate; Angelo Ruga, rottamaio e due pensionati, Dionigi Bassi e Vincenzo Rotondi. Vittoria Sincero I sinistrati di Pieve Vergonte in Consiglio parlano con il sindaco (in piedi a destra)