Un Patriarca e navigatore esperto di Francesco Rosso

Un Patriarca e navigatore esperto GLI OTTO ANNI DEL CARDINAL LUCIANI A CAPO DELLA GRANDE DIOCESI VENEZIANA Un Patriarca e navigatore esperto VENEZIA — Nel cielo di Venezia già teneramente autunnale, gli «osanna» trascorrono rombanti con le bronzee cateratte di suoni che le infinite chiese rovesciano dai loro campanili. E' un altro momento magico di questa singolare città che, un patriarca su cìue, offre al mondo un papa. E' la volta di Albino Luciani, che i veneziani incominciavano appena a conoscere, non perché mancasse di qualità, ma proprio per quella dote che quasi certamente sarà la gemma più preziosa nell'insegna araldica del suo pontificato: l'umiltà. Tanto umile, quasi bramoso di passare inosservato, che nessuno lo pensava papabile. E quando partì per Roma, cardinale fra i tanti per partecipare al conclave, nessuno si mosse a Venezia; mentre saliva sul motoscafo che l'avrebbe portato all'aeroporto, diretto a Roma, c'era un solo fotografo, forse un poco annoiato di dover fare quel servizio; tanto, a chi poteva interessare la fotografia di quel piccolo porporato, miope, esile, che andava a vo'tare per l'elezione del successore di Paolo VI? Quella fotografia, che ho visto riprodotta sul Gazzettino, tradisce un poco il fastidio dell'operatore per nulla convinto di fissare un momento davvero storico per la Chiesa e per Venezia. Questo può essere un modesto elemento per giustificare la sorpresa con cui i-veneziani hanno accolto la notizia che il loro patriarca-era il nuovo pontefice di Santa Romana Chiesa. Erano trascorse da poco le sette di sabato sera quando, in piazza San Marco, le campane intonarono il Gloria a tutto registro, fra stormi di piccioni spaventati al punto da trascurare i lauti festini di gran-, turco, e disperdersi in neri stormi Nessuno pensò che fosse l'annuncio «Habemus papam», eppoi ancora meno pensarono che quel papa fosse il patriarca di Venezia. Disfatta dalle lunghe fatiche alberghiere e mercantilistiche osti-, ve, Venezia continuò la sua attività quotidiana: i camerieri si affrettarono a togliere piatti e tovaglie dai tavoli preparati per le cene all'aperto, la pioggia incominciò a cadere lacrimevole, si svuotò la Grande Piazza su cui tutto l'orbe aveva finallora interpretato il momento magico del carnevale estivo, si colmarono di folla ì portici e gli alrii degli alberghi. Soltanto allora i veneziani si resero davvero conto che il loro patriarca, minuto, apparentemente fragile, miope, era stato eletto papa con un nome doppio: Giovanni Paolo I. Perché mai quello strano accoppiamento? Venezia è città pigra, levantina, sospettosa, scettica, sofisticheggiantc. Chiaro, dis- sero alcuni; significa la continuità dei due pontificati precedenti, progressista e scardinatore come quello di Giovanni XXIII, cauteloso e conservatore come quello di Paolo VI. Altri opposero: é un doppio nome ambiguo, che potrebbe anche non avere alcun significato, se non quello di un nuovo corso della Chiesa, né giovanneo, né paolino. «Non badale a quella sua dimessa modestia, mi diceva un prete incontrato nella barocchissima chiesa di San Moisé; sembra un fragile, impaurilo, timoroso pastore di anime. Vedrete quale sarà il suo pontificalo». La mattina dopo sono andato a cercare qualcuno di più ufficiale in patriarcato, anche per cancellare le voci non molto benevole che avevo sentilo in giro. Sempre sul Gazzettino, gigantesca, c'era una foto del nuovo pontefice, esultante, col volto illuminato da un sorriso gioioso. Ero in un caffè, ed ho sentilo questa battuta, poi riascoltala con varianti: «Sembra che, alla radio, dica: mamma, sono conlento di essere arrivato primo». I veneziani, l'ho dello, sanno anche essere irriverenti, vengono da tanto lontano che. quasi, non credono più a nulla. Ed il patriarca Albino Luciani li aveva capiti; sceso dalle montagne bellunesi sapeva di essere stato chiamato alla somma autorità ecclesiastica in una città difficile, cattolica per tradizione più che per vocazione, che accende ceri agli altarini negli angoli ombrosi delle calli quasi per farsi perdonare le molle trasgressioni. Egli cercò di arrivare al cuore dei veneziani scegliendo la via più difficile, la disadorna umiltà, il saio del penitente anziché gli splendori orientali di San Marco. Era pastore di anime, un parroco più che un patriarca esperto di politica. Non fu molto capito dai veneziani. Gli mancava quella carica impetuosa, gioconda, quasi fanciullesca con cui papa Roncalli andava incontro alla gente: è un uomo riservato che sa nascondere le angosce che il suo ministero gli procura. E' progressista? E' conservatore? In Curia sono molto guardinghi nel parlare di lui, pesano gli aggettivi col bilancino dell'orafo. Sabato mattina, quando sono andato sulla pia/za dei Leoncini, sul lato sinistro della basilica di San Marco, c'era una intermina¬ bile fila di persone in coda per rendere omaggio e testimoniare a qualcuno la propria devozione al patriarca divenuto Santo Padre. L'ingresso era addobbalo con tende damascale rosso-oro. e nell'interno del vasto atrio alcune suore di «Maria Bambina», le' perpetue del patriarcato, si davano il turno a ricevere le testimonianze di devozione. La solerte officina dell'organizzazione era però al secondo piano, disponibile a giornalisti e fotografi. Per l'occasione funzionava da padrone di casa e cerimoniere il Vicario Generale, mons. Giuseppe Bosa. che si divideva fra telefonale, domande, pose fotografiche. Altri canonici gli davano una mano. Sguardi bassi, voci sussurrate. | parole attente, risposte calibrate ' dopo brevi meditazioni. Com'era il patriarca Albino Luciani, ora sua santità Giovanni Paolo I? Un uomo modesto, che non amava comparire. «Era allergico alle manifestazioni pubbliche, mi diceva mons. Bosa. Amava stare coi poveri, i derelitti, gli emarginati, i bisognosi. A veva venduto la croce e l'anello pastorale per fare elemosine. Non untava l'ostentazione della porpora. Era un prete tra i preti. Per le sue missioni diocesane si serviva del vaporetto, come tutti i veneziani poveri. Non aveva seguito, non voleva scorie, mangiava poco, dormiva poco». Sunteggio la conversazione, si capisce, dalla quale scaturisce questo singolare personaggio che fu per otto anni il patriarca di Venezia Albino Luciani. Aveva qualche difetto? Corrugare di sopracciglia, sguardo indagatore. «Nessuno è perfetto; è miope. Ita una voce debole, non è un 'oratore. Ma è scrittore di grandi qualità, possiede la chiarezza del giornalista di rango, spiega cose dijftcili con parole semplicissime». Ecco una dote del nuovo Pontefice, la scrittura netta, precisa, spoglia con cui esprimeva sé j stesso in quelle «lettere immagii narie» che periodicamente pub-. I blicava sul Messaggero di San! l'Antonio, lettere indirizzate ai • personaggi più impensali e famosi, realmente vissuti o inventati, da Bertoldo a Van Dyck, da Pinocchio a Penelope, a Goldoni. I a Mark Twain, nelle quali riassumeva i suoi concetti teologici e morali. Però, cerchiamo di vederlo oltre il velame delle sue qualità letterarie. Non amava i salotti, ['establishment veneziano gli era estraneo. Era pastore di anime in una città dicotomica, mercantile ed aristocratica in laguna, operaia e proletaria a Mestre e Marghera. Bene, a lui andavano meglio le appendici operaie della terraferma, andava più volentieri tra gli operai di Marghera che nei salotti pettegoli della Serenissima. Era il prete montanaro dell'Agordino, che sapeva come muoversi tra le sue pecore. E la gente che faceva la fila per portare in Curia la testimonianza della propria devozione erano donnette umili, operai. Se dovessimo cercare una similitudine, a chi dovremmo accostare papa Giovanni Paolo I. forse al cardinale Pellegrino? «In un certo senso direi di si», risponde mons. Bosa giù pronto a partire per Roma per assistere all'intronizzazione. E sul piano politico, nei confronti con la «Biennale rossa», nei rapporti con la «Giunta ros-1 sa» che amministra Venezia? | «Era cordiale e sereno con tulli, ha | sempre manifestato profondo rispello per le opinioni dei laici». A dimostrare la verità di quelle parole c'era li presente il sindaco Rigo, socialista in posizione sfumata fra De Martino e Craxi. venuto a congratularsi per l'elezione di Albino Luciani al soglio di Sun Pietro. Allora si potrebbe pensare ad una posizione giovannea del nuovo Pontefice. Ma poi si guarda indietro, alla sua attività pastorale nei momenti difficili. Quando gli universitari della Fuci e le Comunità Studentesche di San Travaso si dichiararono agnostiche, se non favorevoli al j divorzio, egli le sciolse. Sul problema della pillola sembrò inizialmente disponibile al dialogo coi laici, ma appena apparve l'enciclica Humanae Vinte, si rimise immediatamente sui binari paolini. Domandare ai veneziani, esperti o no di faccende religiose, previsioni sul pontificato del loro patriarca è problema arduo. «£' un montanaro, dicono, allento e astino: è stalo parroco più che politico, non è esperto come papa Montini, né papa Roncalli, dei segreti vaticani. Ma al momento opportuno, vedrete, verrà fuori lui, un Papa nuovo». Probabilmente ha veduto giusto Giovanni Spadolini nel suo articolo di sabato su questo giornale: come ha sapulo in laguna tenere distinta l'attività religiosa da quella politica, potrebbe anche a Roma mantenere una netta distinzione Ira il magistero cattolico e la nazione italiana. E questa, quasi eertamente, sarà l'invocazione che si leverà durante il solenne Te Dcum che sarà celebralo, quasi un pontificale, in San Marco il giorno in cui Ci iovanni Paolo I sarà intronizzato in San Pietro. Francesco Rosso II cardinal Luciani, Patriarca di Venezia, stringe la mano ai gondolieri