Nùrburgring: Francesco Moser tenta il bis di Maurizio Caravella

Nùrburgring: Francesco Moser tenta il bis Nel carosello mondiale il ciclismo italiano cerca oggi la conferma del titolo conquistato in Venezuela Nùrburgring: Francesco Moser tenta il bis Il trentino vuol meritarsi un posto fra i "grandi,, del ciclismo, riuscendo in un'impresa fallita anche da Coppi - L'avversario più pericoloso è il tedesco Thurau NURBURGRING — Finita l'era di Eddy Merckx, dittatore gentiluomo, e di Gimondi, che ha cozzato contro Il fuoriclasse belga come contro un muro senza mal arrendersi, oggi potrebbe cominciare quella di Francesco Moser, ex contadino di Palù di Giovo che ha conquistato la maglia iridata in Venezuela dando ai nostri emigrati di laggiù l'immagine di una fetta d'Italia che riesce ancora a vincere. Moser, orgoglioso come tutti i campioni veri, vuole meritarsi un posto a fianco dei "grandi" del ciclismo di tutti i tempi. Per farlo ha ormai un solo modo: confermarsi campione del mondo sul Niirburgring. Due maglie iridate consecutive: non ci riusci Girardengo, «campionissimo» dell'era dei pionieri, che non vestì mai la maglia iridata, non ci riuscì neppure Fausto Coppi, «Campionissimo» di un ciclismo leggendario che non tornerà più. Coppi conquistò il titolo una sola volta., nel '53 a Lugano: e quell'anno Gino Bartali, che aveva la maglia tricolore, fu lasciato a casa perché la sua presenza avrebbe potuto disturbare il grande Fausto. Qui sul Niirburgring, mezzo secolo fa, Alfredo Binda, trombettiere di Citiglio. vinse il primo titolo mondiale della storia staccando tutti, anche Girardengo. Qui sul Niirburgring, sul circuito che per due giorni ha tradito i motori per le biciclette, in un ideale ritorno all'antico, Francesco Moser In poco più di sette ore gioca una grossa fetta di se stesso: se perdesse, resterebbe un campione, ma uno dei tanti, se vincesse forse nel ciclismo avrebbe inizio un'altra dittatura. Senza leggenda, per quella non c'è più posto, senza il perfezionismo di un Merckx, che trionfava dappertutto col sorriso sulle labbra, come se la fatica lo sfiorasse appena. Ma il «re» del ciclismo diventerebbe proprio lui, Francesco Moser: anche se non sarebbe il nuovo Coppi, e neppure il nuovo Merckx. Orgoglioso, incapace di scendere a compromessi, Moser voleva una «nazionale» tutta per sé ed è riuscito ad ottenerla: prima riuscendo ad ottenere che Gimondi e Bitossi, la cui personalità gli avrebbe dato fastidio, non corressero, poi relegando Saronni, «ragazzo d'oro» del nostro ciclismo, in un ruolo di secondo piano. Potrebbe anche accorgersi, alla resa dei conti, di aver sbagliato in parte i suoi calcoli: perché un uomo dell'esperienza di Gimondi in mezzo al gruppo gli sarebbe stato molto utile, al momento delle inevitabili alleanze, ma Moser, l'abbiamo detto, non scende a compromessi: vuol vincere soltanto con le sue gambe e con il suo cervello, vuol sapere prima del via di chi potersi fidare. I giochi di corridoio li lascia fare agli altri. E la vigilia di questo campionato del mondo, come di quelli che lo hanno preceduto e sicuramente corno di quelli che lo seguiranno, è stata contrassegnata da «grandi manovre» a tutti i livelli. Thurau, campione di casa che vuol «vendicare» la sconfitta subita a San Cristobal, è riuscito ad assicurarsi i servizi di tre belgi che corrono abitualmente con lui, cioè Godefroot, Ludo Peeters e Dierickx, De Vlaeminck, che veste ancora la maglia della Sanson ma si è già trovato un'altra sistemazione per l'anno prossimo dopo aver litigato con Moser, si è accordato (qualcuno dice pagando di tasca propria) con De Muynck e Van Springel, belgi come lui ma suoi «nemici» fino a qualche giorno fa. Maertens, oltre a Demeyer, potrà disporre di Bruyère, che l'anno prossimo pare destinato a passare alle sue dipendenze: e potrà avvalersi inoltre dei preziosi consigli di Eddy Merckx, che ha firmato un contratto di collaborazione con la Flandria.tE' un campionato del mondo per «nazionali», insomma, ma fino ad un certo punto. Tutti sanno che Thurau lungo la strada, troverà altri alleati. La squadra italiana nonavrà molti appoggi «esterni»: comunque, non molto qualificati. Moser potrà con tare su Edwards, inglese che corre per la Sanson, ed anche lo svedese Johansson, il neozelandese Biddle, l'australiano Sefton e gli elvetici Fuchs e Wolfer, che hanno tutti stipendi italiani, faranno presumibll mente corsa parallela ai nostri, vi sto che nessuno di loro può diventare campione del mondo. Potran no servire a tappare qualche «bu co» nei primi 150 chilometri, forse 200, ma poi spariranno dalla lotta Oggi l'altimetria complessiva è di 6060 metri, con oltre novanta chilometri complessivi di salita: come una grossa tappa alpina del Giro d'Italia, o del Tour, anche se ovvia mente le difficoltà sono disseminate lungo tutto il percorso, e non concentrate alla fine. Un percorso che sarà un inferno per tutti e un paradiso solo per un campione vero, quello che vincerà. Quattro i veri rivali di Moser: Thurau, Maertens, De Vlaeminck ed Hinault. Al ritorno da San Cristobal, il tedesco fu accolto dalla banda musicale, fu portato in trionfo: per i suoi tifosi di Francoforte, quella medaglia d'argento valeva come quella d'oro. Ma per Thurau, che è un campione vero e ritiene i secondi posti le sconfitte più brucianti, non era cosi. Dato che i soldi gli piacciono, fece fruttare quella medaglia: tre milioni a circuito. Lo chiamavano nei grandi magazzini per reclamizzare un nuovo dentifricio, o una nuova saponetta, e lui ci andava: qualche sorriso, qualche autografo ed altri soldi gli scivolavano in tasca. Ma poi ha capito che per diventare veramente «grande» doveva smettere di giocare. Su questo campionato del mondo, che si corre in ca¬ stdcMgstdvbvncpcgqf sa sua Thurau ha puntato tutto. Maertens vinse ad Ostuni battendo proprio Moser. Quel giorno, due anni fa, i belgi trovarono l'accordo e persino Merckx aiutò Maertens a conquistare l'iride. Ma gli accordi, fra i belgi, durano una sola estate. L'anno scorso Maertens preferì ritirarsi, piuttosto che dare la soddisfazione a Moser di vederlo arrivare staccato. Ed ora il biondo Freddy, ex guascone che a volte metteva champagne anche nella borraccia, vuol tornare in un colpo solo in cima alla piramide, per smentire chi lo considera già un campione finito, o quasi. De Vlaemincl, il solito rebus: un giorno fuoriclasse, il giorno dopo quasi assente, come se la corsa non gli interessasse. Si è allenato facendo «footing» nei boschi, al¬ l'alba, in compagnia soltanto del suo cane (l'unico amico che gli è rimasto, dice: maforse è solo colpa sua). Pare che voglia correre soprattutto contro Moser. Tutto dipenderà, forse, da come si sveglierà stamane. Hinault, un altro rebus. I francesi lo hanno tenuto in naftalina per quattro anni, come se avessero paura di sciuparlo. Poi lo hanno fatto correre un Tour quasi privo di grossi campioni ed Hinault ha vinto. Adesso gli hanno costruito una «nazionale» su misura. Dicono che sia lui il nuovo Anquetil. Dopo aver parlato a lungo con tutti gli azzurri, Martini nel pomeriggio ha comunicato i compiti'di ciascuno: Moser —da solo, oppure in compagnia di Saronni — dovrà muoversi personalmente soltanto se entreranno in fuga Thurau, De Vlaeminck, Maertens, Hinault, Raas, Zoetemelk e Bruyère (nel caso di un tentativo di qualche outsider, invece, dovranno intervenire Baronchelli, Battaglin, Gavazzi, Panizza e Visentinl). Gli altri sei azzurri dovranno stare a fianco delle due «punte»: Fabbri, Beccia e Bortolotto con Moser, Riccomi e Lualdi con Saronni, mentre Crepaci aiuterà l'uno o l'altro, a seconda delle circostanze. In realtà tutti i gregari, a quanto ha specificato Martini, dovranno essere intercambiabili (speriamo che oggi in corsa accada davvero). I premi non sono stati comunicati, ma pare che in caso di vittoria a ciascun azzurro — comprese le riserve — toccherebbero circa 3 milioni. Dodici giri del circuito, 273 km. Il vero «capitano», l'abbiamo detto, è Francesco Moser. Stasera sapremo se sarà riuscito ad entrare fra i «grandi» del ciclismo. Maurizio Caravella Francesco Moser, con una maglia Iridata che non vuole cedere

Luoghi citati: Francoforte, Giovo, Italia, Lugano, Ostuni, Palù, Venezuela