Domani riunione decisiva del governo di Gerusalemme di Giorgio Romano

Domani riunione decisiva del governo di Gerusalemme Domani riunione decisiva del governo di Gerusalemme Begin ora in difficoltà per formare la rappresentanza per Camp David NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEL AVIV — Il Consiglio dei ministri prenderà domani le prime decisioni definitive circa i suoi programmi per il vertice di Camp David e anche per la composizione della rappresentanza israeliana che ha finito col diventare un problema aggiunto. Frattanto il comitato interministeriale, presieduto dal generale di brigata Avraham Tornir, ha completato il lavoro preparatorio e ne ha sottoposto i risultati al capo del governo che ha messo a disposizione del governo questo rapporto preliminare di cento pagine affinché i ministri lo studino prima della seduta di domenica. Nel documento sono esaminati tutti i ragguagli e le dichiarazioni israelo-egiziane dal novembre scorso a oggi, nonché le proposte presentate da Washington e dal Cairo nel corso di questi mesi. In una sezione del documento l'apposito comitato, che ha lavorato per quasi due settimane, ha posto a confronto le posizioni di Sadat, quali risultano dalle diverse dichiarazioni fatte a personalità israeliane (quali Weizman e Peres) con quelle manifestate dal suo ministro degli Esteri Kamel alla riunione del castello di Leeds, per cercarne i punti comuni e le antinomie. I quattro componenti del comitato (accanto al generale Tornir ci sono stati il direttore dell'ufficio del primo ministro Eliahu Ben Elissar, il consigliere legale del dicastero degli Esteri Meir Rosenne, e il direttore generale del ministero della Giustizia Meir Gabai) hanno esaminato anche le diverse proposte fatte da Israele in base al piano di pace Begin e, a quanto è dato sapere, hanno concentrato il loro schema su due punti principali: 1) il ristabilimento della sovranità egiziana su tutto il Sinai, riservando a Israele il diritto di una presenza militare e civile in certe zone del Nord e del Sud della penisola; 2) l'incoraggiamento all'autonomia nella West Bank e della regione di Gaza sotto una tutela giordana ma col diritto di Israele di mantenere forze di sicurezza e una presenza civile, i cui limiti dovrebbero esser concordati con gli abitanti arabi delle regioni. Ai documenti fondamentali sono allegati degli annessi che presentano un certo numero di scelte circa le vie per raggiungere concreti accordi di pace. Il dottor Rosenne ha dichiarato ieri alla radio che « il governo dovrà prendere delle decisioni sul rapporto che abbiamo elaborato e che di proposito si limita a presentare una specie di riassunto finale delle trattative degli ultimi mesi. Esso presenta anche delle alternative nel quadro delle diverse proposte circa la Giudea, la Samaria e il Sinai. A mio avviso tutto dovrà essere discusso col desiderio di giungere a soluzioni concrete. Per questo ci rechiamo a Camp David con lo spirito più aperto possibile, sperando che l'Egitto assumerà una posizione analoga alla nostra. Credo che sia erroneo chiamare questa conferenza come l'incontro dell'ultima occasione o di drammatizzare più che non occorra le cose. E' una riunione importante che riunisce sotto i buoni uffici del Presidente americano egiziani e israeliani, in vista di riprendere i contatti che possano portare a un trattato di pace, ma se guardiamo quanto è accaduto nel mondo anche per problemi meno comples- si, non possiamo illuderci che i negoziati per raggiungere accordi su tutti i punti saranno brevi: l'essenziale è che non ci siano interruzioni nelle trattative ». Il che sembra anche indicare i limiti delle speranze che Israele pone per l'immediato futuro, anche se non si parla più, almeno pubblicamente, della possibilità di « accordi parziali permanenti », Anche il capo dell'opposizione, Simon Peres, ha e- spresso moderata fiducia sulle possibilità di qualche risultato alla conferenza tripartita. Egli ha affermato che « occorre fare due cose; un accordo sulla dichiarazione di principi (a cui non accenna il comitato ministeriale, perché Begin vi si è detto contrario) che comprenda un ritiro israeliano da una parte della Cisgiordania in base alla risoluzione 242 o al documento di Vienna (quello dell'Internazionale socialista) che è stato approvato dagli egiziani e da noi. Le discussioni in seno al governo, domani e probabilmente in altre sedute nel corso dell'entrante settimana, non riguarderanno soltanto argomenti e temi da discutere a Camp David, ma anche la composizione della rappresentanza israeliana della quale Begin vorrebbe facesse parte il vice premier Yadin (sebbene esautorato dalla scissione del suo partito), mentre in generale sì pensa che la rappresentanza israeliana dovrebbe essere più funzionale: solo il capo del governo coi ministri degli Esteri e della Difesa e i loro consiglieri. Nel caso di partecipazione di Yadin il partito nazionalreligioso chiede che intervenga anche un suo rappresentante. Giorgio Romano Menahem Begin

Luoghi citati: Cairo, Cisgiordania, Egitto, Gaza, Israele, Vienna, Washington