Silone espulso dal pci per ima lettera di Alberto Rapisarda

Silone espulso dal pci per ima lettera CE LO RACCONTA ALFONSO LEONETTI, CHE ERA IL DESTINATARIO Silone espulso dal pci per ima lettera Esprimeva amicizia a chi era stato cacciato dal partito nel '30 come trockista, secondo le direttive di Stalin ROMA — Fu una lettera privata inviata da Ignazio SiIone ad Alfonso Leonetti nel 1930 a decidere il destino del politico-scrittore. Allora Silone era ancora nel partito comunista, anche se in preda a drammatici dubbi. Da poco erano stati espulsi tre suoi amici, perché trockijsti. Uno di questi era Leonetti. A lui, ormai fuori dal partito, Silone aveva amichevolmente scritto una lettera in cui criticava la politila di Mosca. Leonetti, in esilio a Parigi, perseguitato dalla polizia fascista, dai nazisti e dalla polizia segreta staliniana, pubblicò quella lettera su un bollettino di fuoriusciti all'insaputa di SiIone. Accusato di continuare a mantenere contatti con i reietti espulsi, Silone venne espulso a sua volta nel 1931. Il dolore per l'abbandono del suo primo amore politico ebbe uno straordinario effetto creativo su Silone, che due anni dopo, in esilio in Svizzera, pubblicò il primo, famoso suo libro: «Font-amara». La morte del politico di mestiere faceva nascere lo scrittore politico. «Lo scrivere non è stato, e non poteva essere per me, salvo in qualche raro momento di grazia — ricordò poi Silone —un sereno godimento estetico, ma la penosa e solitaria continuazione di una lotta, dopo essermi separato da compagni assai cari-. Uno di questi compagni era Alfonso Leonetti. A 83 anni, sebbene piegato da una forma di artrosi, Leonetti è ancora combattivo, polemico ed intransigente come doveva essere quasi 50 anni fa, quando Togliatti lo espulse dal pei. Leonetti era uno dei capi storici del partito, nato nel 1921 dalla scissione dal partito socialista. Aveva partecipato alla sua fondazione, ne era stato un dirigente di primo piano, anche nella clandestinità, ma non volle accettare nel 1930 la dottrina staliniana che equiparava socialisti e socialdemocratici ai fascisti. Non si piegò e fu espulso. Nel 1962, per volontà di Terracini e Togliatti è stato riammesso nel partito. Come definirebbe la storia sua e quella di Silone? «Due vite parallele, due esperienze diverse Tutti e due partiti dall'opposizione allo stalinismo, dalla necessità di battersi per la verità, ma l'approdo è stato diverso. Il punto di arrivo di Ignazio Silone è l'abbandono completo del marxismo. In fondo, il ritorno alle sue origini Veniva dal cristianesimo ed è tornato indietro. Come può accadere che si abbandorii il marxismo? Come può farlo un uomo che è stato cosi lucido negli anni giovanili?-. Alfonso Leonetti non ha dubbi, Silone era nel giusto quando fu espulso dal partito, ma Silone ha sbagliato nel dopoguerra quando si è allontanato dal marxismo. Il vecchio combattente trockijsta non riesce a capire il dramma di Silone. Ma l'amicizia, che ha nutrito per lo scrittore, e, forse, lo scrittore ancor più per lui, rimane il legame tra i due protagonisti di quei fatti tanto lontani, ma che ancor oggi ritornano nel fondo del dibattito politico e culturale. Dal 1930 al dopoguerra, SiIone e Leonetti non si incontrano. Si rivedono a Parigi nel 1952 e con Leonetti c'è la moglie, Pia Carena, già segretaria di Gramsci e suo primo amore, come ci rivela il marito oggi. -Silone ebbe per noi squisite attenzioni — ricorda Leonetti — tanto più apprezzate, perchè ci sentivamo dimenticati dai vecchi compagni con cui avevamo vissuto il tempo migliore della nostra esistenza-. Allora Leonetti fuoriuscito era senza lavoro (Stalin era ancora vivo). -Silone mi scrisse—e Leonetti mostra il carteggio —dì rientrare in Italia offrendomi il posto di capo redattore in un suo giornale. Non ricordo come si chiamava. Ma il mio orien tamen to eradei tutto diverso e non accettai-. Ma come ricorda quel fatto che portò alla espulsione di Silone dal pei? -Quel fatto è ormai storiacerca di tagliar corto. Ma perchè Leonetti pubblicò a Parigi la lettera privata indirizzatagli da Silone? Fu un deliberato atto di vendetta, dell'irruento Leonetti contro il compagno che era rimasto nel partito? Silone dovette capire i retroscena di quella decisione, tanto che nel suo saggio, «Uscita di sicurezza»; parlò della pubblicazione del¬ la lettera come di una «indelicatezza» di Leonetti. Tra l'altro, Silone era convinto di aver mandato quella lettera non a Leonetti ma a suo cognato, a «Blasco», anche lui espulso dal pei. E pensava che Leonetti l'avesse sottratta di nascosto a «Blasco». -Non era così — protesta Leonetti —enei 1962 chiarimmo l'equivoco. Scrissi a Silone e gli spiegai come stavano le cose. Mi rispose che "non avendo motivo di dubitare della veridicità di quanto affermi", avrebbe modificato quella versione dei fatti Abbiamo continuato a scriverci e a vederci Una delle ultime volte è stato in occasione della morte di mia moglie, dieci anni fa. Allora, scrisse un bellissimo capitolo per il libro in ricordo di Pia Carena. Voglio dire, anzi che l'8 ottobre, il Comune di Torino intitolerà a Pia una scuola materna-. In disaccordo con Silone sulle sue scelte politiche, senza tener in alcun conto la sua esperienza di scrittore, Leonetti non dubita neanche un momento della onestà del suo vecchio compagno. Convinto di essere assolutamente nel giusto lui, e non Silone, dal punto di vista politico, Leonetti non ammette però che si facciano «basse insinuazioni» sul conto del suo amico. -La sua onestà non si può mettere in dubbio-. Alberto Rapisarda A — Fu una lettera da compagni assai cari- Uno Alfonso Leonetti non

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