Le molte valigie dei cardinali dicono che il Conclave potrà durare a lungo di Filippo Pucci

Le molte valigie dei cardinali dicono che il Conclave potrà durare a lungo I porporati hanno preso possesso delle loro "celle,, da ieri nel pomeriggio Le molte valigie dei cardinali dicono che il Conclave potrà durare a lungo CITTA' DEL VATICANO — Sono finiti nei cosiddetti «soffittarli», sopra quelli che furono gli appartamenti privati di Paolo VI (come del resto fu per lo stesso Giovanni Battista Montini nel Conclave del 1963 da cui doveva uscire papa) quattro candidati italiani di tutto prestigio: Baggio, Bertoli, Pignedoli e Felici. Il sorteggio delle «celle» fatto nella quattordicesima e ultima congregazione cardinalizia di giovedì scorso li ha posti, per uno strano caso, l'uno vicino all'altro. Sono stati fortunati rispetto a tanti colleghi ai quali invece sono toccate «celle» che, pur avendo il vantaggio di una maggiore vicinanza alla Cappella Sistina, sono ricavate da grandi stanze, mediante divisioni di fortuna. Nei «soffittoni» fa un gran caldo. Vi si arriva attraverso una scala piuttosto ripida. Le «celle» però sono vere stanze, fornite di tutto, dove infatti, sotto il pontificato di Paolo VI, abitavano il segretario particolare mons. Pasquale Macchi e le cinque suore di Maria Bambina che accudivano alla dimora pontificia. Le finestre, di cui sono fornite le stanze, guardano verso Piazza San Pietro e verso via di Porta Angelica, ma nessuno dei quattro cardinali potrà aprirle: sono infatti state sprangate in modo che soltanto un battente possa girare sui cardini, per una rotazione di pochi centimetri, che consente, appena, che entri un filo d'aria e rende impossibile qualsiasi comunicazione con l'esterno. Il cardinale africano Rugambwa ha avuto la cella n. 45, non lontano da quella dell'italiano Silvio Oddi. Le celle sono state ricavate adottando il fastoso appartamento del defunto cardinale Cicognani, che fu segretario di Stato di Giovanni XXIII e di Paolo VI. Lo spagnolo Tarancon, arcivescovo di Madrid, ha la cella n. 62. Due altri porporati africani si trovano in alcune dipendenze degli uffici della Segreteria di Stato, un tempo riservati alla corispondenza e ai telegrammi: in una «cella» di questo settore, rimasta così come era in tempo normale, sotto un grande ritratto di Paolo VI, appare una scritta che l'impiegato aveva attaccato alla parete per promemoria personale «Quello che fai, fallo bene». Hanno conservato il loro appartamento anche in questo periodo di «sede vacante» sia il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, cardinale Jean Villot, che il teologo di palazzo, cardinale Luigi Ciappi, domenicano. Tutta la mattinata di ieri c'è stato un via vai nelle logge raffaellesche del palazzo apostolico di segretari dei cardinali, incarica- ti di mettere davanti alla porta delle rispettive «celle» i bagagli per lo più colmi di vestiario necessario per il periodo della clausura. Un osservatore ha rilevato che nessuno dei 111 porporati ha ritenuto sufficiente una valigetta del tipo 24 ore e ne trae il primo segno di un Conclave che potrebbe andare avanti più a lungo di quanto possa pensarsi. Le opinioni però sono contrastanti. Alcuni ecclesiastici spagnoli, dopo avere avvicinato i loro cardinali, pensano a una «fumata bianca» nella giornata di domani, domenica, tra il quinto e l'ottavo scrutinio; gli operatori televisivi americani la pensano allo stesso modo. Ma qualcun altro dà per certo che i due cardinali olandesi, Willebrands e Alfrink, sono invece del parere che occorre prepararsi, dopo i primi tre giorni di votazioni nulle, secondo quanto è previsto dalla Costituzione di Paolo VI, alla sospensione temporanea dei suffragi, per alcune ore di ripensamento e di meditazione. E aggiunge che lo stesso cardinale Pericle Felici, che dovrà in quella fase di breve interruzione rivolgersi ai colleghi, nella sua qualità di Protodiacono, dei diaconi, ha già preparato il testo di quel che si propone di dire, per invitarli a una scelta pronta e responsabile «davanti a Dio». Se tutto questo fosse vero, vorrebbe dire che il nome del nuovo papa non potrebbe aversi prima di mercoledì 30 agosto. Avrebbe detto, sia pure ridendo, l'inglese cardinale Hume, arcivescovo di Westminster: «Ad ogni buon conto ho portato con me una serie di cartoline da spedire per il prossimo Natale». Una battuta, certo, che può però dare atto di un'atmosfera d'incertezza. I big del Sacro Collegio italiani, dai quali per buona parte dipende una rapida soluzione, perché è tra di essi che si trovano i candidati di spicco, non avrebbero mostrato fin qui alcuna intenzione di fare un «gioco di squadra» non rinunciando a un'affermazione personale che in questa prima fase del Conclave si presenta per ognuno di loro come possibile. Ieri sono state messe a punto le cucine, in fondo all'appartamento Borgia, con tutte le provviste necessarie ai tre pasti giornalieri, prima colazione, pranzo e cena. Sono affidate a un gruppetto di suore di Santa Marta, abituate da anni allo stesso lavoro nell'ospizio che sorge accanto all'arco delle Campane in Vaticano. Le derrate fresche passeranno ogni giorno dalla «ruota». Definitivo invece sembra il quantitativo di bevande già immagazzinato all'interno del «recinto» con abbondanza, bibite, acqua minerale e alcolici. E, per chiudere, un episodio che viene narrato in ambienti vaticani, un «segno» dicono i sostenitori della candidatura del cardinale Pappalardo, arcivescovo di Palermo. A lui, si fa notare, fu diretto l'ultimo messaggio augurale di Paolo VI, in occasione della ricorrenza onomastica di S. Salvatore, che cadeva proprio il 6 agosto, giorno della morte del Papa. Il cardinale Pappalardo, che si trovava in quei giorni in Irlanda, per una missione segreta affidatagli dal Pontefice (prima di andare alla sede di Palermo, era stato Nunzio in Indonesia e Presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica), ritornato nel capoluogo siciliano, trovò sulla scrivania la missiva autografa che Paolo VI gli aveva inviato nelle ultimissime ore della sua vita. Filippo Pucci

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Indonesia, Irlanda, Madrid, Palermo