Scissione nel Dash, secondo partito della maggioranza che sostiene Begin di Giorgio Romano

Scissione nel Dash, secondo partito della maggioranza che sostiene Begin Scissione nel Dash, secondo partito della maggioranza che sostiene Begin TEL AVIV — Il movimento democratico per un cambiamento (Dash), presieduto da Yigael Yadin, si è spaccato dopo mesi di difficoltà e di contrasti: le conseguenze immediate non sembrano rivoluzionarie, ma a lunga distanza potrebbero essere molto notevoli. Il più recente dei maggiori partiti israeliani, che alle elezioni del 1977 aveva conquistato quindici seggi alla Keneseth e successivamente ottenuto quattro dicasteri nel governo di coalizione, è crollato come un castello dì carta: sette deputati hanno seguito Yadin, che ha formato il Movimento democratico; cinque hanno seguito il professor Rubinstein, che ha costituito il Movimento per il cambiamento; tre al seguito del ministro Amit sono ancora incerti, contesi e corteggiati dalle due parti. Yadin e compagni continueranno a far parte della maggioranza governativa (che s'indebolisce ma rimane abbastanza solida con una settantina di deputati in Parlamento) e daranno un colpo a destra al loro partito: Rubinstein e seguaci passeranno all'opposizione e accentueranno la loro tendenza verso sinistra; Amit ed i suoi amici saranno circuiti anche da altri partiti e potranno costituire il nocciolo di una nuova fazione. Per un singolare paradosso il Dash, sorto anche per combattere l'eccessivo frazionamento partitario in Israele, a quindici mesi dalle elezioni avrà cau¬ sato un nuovo frazionamento. Si può prevedere che fin dopo il vertice di Camp David non ci saranno cambiamenti in seno al governo, ma successivamente sì, anzitutto perché l'ex Dash non potrà avere più di due membri nel governo, avendo solo sette seggi alla Camera, ma anche perché Yadin perderà il posto di vice premier, che spetta al secondo partito per importanza nella coalizione e che è già reclamato dal Mafdal (nazional-religiosi), a meno che per dargli un contentino Begin non decida di avere due vice primi ministri. Tutti i partiti maggiori sono in Israele compositi e scarsamente omogenei: la scissione in seno al Dash fa sì che prevalgano ormai nella fazione di Yadin gli esponenti della destra capeggiati dal ministro della Giustizia, Tamir, il che eclisserà anche maggiormente la posizione di Yadin, eccellente archeologo ma politico debole e inabile. Di lui, un commentatore ha detto che prima di andare al potere il suo compito consisteva nel ricostituire da una serie di frammenti un oggetto intero, mentre come capo del partito non ha saputo che ridurre in cocci l'anfora nuova che aveva costruito assieme ai suoi amici. Al professor Yadin anche i suoi amici rimproverano la mancanza di tempestività per avere provocato, proprio in questo momento, la crisi del suo partito, dato che le divergenze duravano da mol¬ ti mesi. Non costituisce certo una prova di sensibilità politica indebolire la posizione del governo alla vigilia di un importante incontro al vertice. Tra l'altro, il rinvio di qualche settimana nella ricerca di un nuovo assetto dei partiti potrà portare alla ricerca di nuovi equilibri delle forze parlamentari. Se per ora assistiamo ad un divorzio relativamente amichevole tra « democratici » e « cambiamento », possiamo prevedere che il mese prossimo ci sarà un rimaneggiamento governativo e poi nuovi schieramenti in seno al Parlamento. Fra le possibilità che qualcuno avanza c'è anche questa: che Meir Amit (il quale finora non si è pronunciato) dia origine ad un nuovo par- tito politico col suo vecchio amico Dayan, partito che potrebbe attirare gli esponenti di La' Am, una delle correnti del Likud, di origine bengurioniana, e alcuni làboristi di destra, il che porterebbe uno sconvolgimento relativamente maggiore in seno alla Keneseth e potrebbe preludere a formazioni notevolmente diverse per le prossime elezioni, con la scomparsa dei partiti minori, come i « liberali indipendenti » e gli esponenti del « Diritti del cittadino », che hanno attualmente un solo rappresentante. Ma anche i làboristi non staranno con le mani in mano, tanto più che il Dash era nato soprattutto dai transfughi del Maarach, L'odierna crisi di un partito, che è stato incapace di condurre in porto una sola delle riforme per cui era sorto (riforma elettorale, lotta contro il clericalismo, volontà di porre moderazione, accettazione del principio del ritiro da tutti i fronti dei territori occupati, lotta contro nuovi insediamenti) potrà portare a lunga scadenza modificazioni radicali nella compagine politica del Paese. Quando il Dash è sorto, si è detto che la grande novità era rappresentata dalla nascita di una nuova stella nella consuetudinaria costellazione politica israeliana: probabilmente l'odierna scissione costituisce il preludio per un ritorno ai raggruppamenti tradizionali. Giorgio Romano

Luoghi citati: Israele, Tel Aviv