Baseball, per tv il via ai mondiali

Baseball, per tv il via ai mondiali Oggi con Italia-Australia Baseball, per tv il via ai mondiali DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Doveva essere Fiedl Castro il lanciatore designato per la prima palla, compito riservato ai personaggi più illustri: negli Stati Uniti, da Taft a Carter è toccato immancabilmente al presidente aprire con uno «strike» o un «ball» la stagione dello sport che più configura il carattere e lo spirito degli americani. Fidel ha mandato un telegramma; non può venire, troppi Impegni politici. Forse Beneck, il presidente della Federbaseball, ha sbagliato personaggio: doveva chiamare Carter, che è allenatissimo e che fra una riunione e un dibattito alla Casa Bianca trova il tempo di correre sul suo diamante privato e affrontare amici e giornalisti. Sarà invece Franco Carrara, neo presidente del Coni, il personaggio che oggi aprirà con il lancio i mondiali di baseball. Qualunque sia il tempo di lancio che ne verrà fuori, resta il fatto che attorno a lui ci sarà lo stesso entusiasmo che scuote milioni di americani, di giapponesi, di cubani o di coreani, popoli dissimili nelle tradizioni e nella cultura, ma amici quando si tratta di correre e di gareggiare su un diamante e di discutere attorno ad una pallina che è un piccolo capolavoro con la sua «anima» di piombo e il suo abito di pelle di cavallo. Per la prima volta un mondiale riservato a squadre di dilettanti viene ospitato dall'Italia: per il baseball è addirittura la prima apparizione sul Vecchio Continente. Merito di Beneck e dell'Emilia-Romagna, una regione il cui colore politico è quasi rosso come il lambrusco ma che ha ugualmente adottato il baseball creandogli attorno non soltanto stadi da mezzo miliardo (tipo Parma), ma riservandogli anche la simpatia di migliaia di tifosi e di altrettante migliaia di praticanti. Logico, pertanto, che il primo mondiale «europeo» venisse ospitato da Parma, Bologna e Rimini e che attorno alla manifestazione balzassero fuori tutti gli aspetti primari di una regione che sa farsi valere anche come gastronomia, cultura e folclore. Così a Rimini ieri sera c'è stato il «ballo delle nazioni» benedetto da valzer e mazurke; stasera a Parma, dopo la gara di Bologna fra Italia e Australia, risuoneranno nel sacro tempio della lirica, il Teatro Regio, le sinfonie immortali di Verdi. Sarà soltanto il prologo, perché il 29 toccherà al Don Sherry Trio offrire un concerto jazz in mezzo alle possenti mura della Pilotta, antico regno della pelota basca, e poi, il 3 settembre, sempre sul diamante di Parma, dodici complessi bandistici per un totale di quattrocento musicisti eseguiranno contemporaneamente il «Va pensiero» dal Nabucco. Sulle ali di questa sinfonia il baseball azzurro si affaccia alla ribalta mondiale contro potenze del calibro di Cuba, Usa, Giappone e Corea, tanto per citare le quattro aspiranti al titolo. Le altre, cioè Olanda, Belgio, Australia, Messico, Nicaragua, sembrano soltanto destinate a collaborare al successo di una manifestazione che vede la federazione Italiana impegnata con un notevole sforzo finanziario, quasi mezzo miliardo. Oggi a Bologna la nazionale di Ambrosini aprirà con l'Australia, squadra non eccelsa a meno che i suoi lanciatori non si rivelino superiori ad ogni previsione. Ma, conoscendo lo sport australiano, rugby a parte, sapendolo impostato sul più puro dilettantismo, dubitiamo che i suoi rappresentanti del baseball riescano ad impensierire i bombers azzurri. Per l'occasione, l'Italia presenterà la batteria che trionfò agli europei di Olanda e che è composta dal lanciatore Landucci (ex del Novara, ora alla Biemme di Bologna) e dal ricevitore Orizzi (Derbigum Rimini), due oriundi che da diversi anni hanno abbracciato la causa della nostra nazionale e che, messo piede sulla terra dei genitori, tornano negli Usa soltanto per qualche week end. In prima base il più grande giocatore espresso in Italia da questo sport, Giorgio Castelli, parmigiano, futuro medico, 94 presenze in azzurro. Completeranno il diamante Luciani, Rinaldi e Mondalto, sempre che «Toro» si sia rimesso da una botta ad una mano. Agli esterni Spica, Luongo e Varriale, con Di Marco battitore designato. Giorgio Gandolf i