Come vedono il diavolo gli atei ed i cattolici

Come vedono il diavolo gli atei ed i cattolici Battaglia ad Assisi sul Maligno Come vedono il diavolo gli atei ed i cattolici DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ASSISI — « Parlerò della speranza »: con queste paro! le l'ex arcivescovo di Torino, cardinale Michele Pellegrino, , ha iniziato ieri il suo interj vento al convegno di studi « Liberaci dal Maligno », in( detto dalla Pro Civitate ChriI stiana di Assisi. Padre Pelle> grino ha parlato a lungo, dopo essere appena arrivato da I Roma con un non agevole ! viaggio e in procinto di ripartirne per l'imminente Conclave. Il suo intervento (ha preso le mosse da una espressione di Giobbe, « la speranza nasce dall'interno del male»; è stato un invito alla gioia, all'ottimismo, all'attività sollecita ed umile. Soprati tutto ha parlato sul piano l pratico, ha citato episodi di ; opera pastorale, nel gruppo Abele, per esempio, fra di; sperazione e droga, nelle cor, ceri, nei tuguri. Come è na| turale, non ha voluto parlare ; del Conclave. Ha detto sol1 tanto: « Prenderò molto sul serio la mia centoundicesima parte di responsabilità nelle : votazioni » e ha aggiunto: « Del resto Gesù ha detto: i "Io sarò con voi fino alla ! fine del mondo" ». Se padre Pellegrino ha por| tato al convegno di Assisi la ■ voce della lede, altri oratori \ hanno portato la voce della I problematica, della ricerca. j Alla base del corso di studi conclusosi ieri, nel magnifico ! scenario della cittadella cri! stiana, è stata una constatazione di fondo: « Il male è più vasto e profondo di quanto immaginiamo ». Da qui. da questa affermazione apparentemente motivata da fin troppe ragioni, ha tratto orij gine la discussione avviata ! dal gruppo di giovani della l cittadella (una congregazione I laica che possiamo collocare I all'estrema avanguardia del j mondo cattolico) e nella quaj le sono intervenuti, sotto la ; « moderazione » di Enzo For. cella, direttore della terza re! te della Rai-tv, eminenti stu ; diosi come, per citare un not me solo, il padre Carlo Ma• ria Martini, Rettore della Pontificia Università Gregoriana. Sgombriamo il terreno da un facile equivoco: se l'esistenza del demonio è un elemento di fede (e ne fanno testo i numerosi tratti del Vangelo, nel quale si parla degli ' interventi di Satana) la moderna teologia tende sempre [ più a spersonalizzare il concetto di Maligno, interpretandolo come l'espressione unitaria di quelle forze, in parte esteriori all'uomo e in parte ancora maggiore interiori, che si oppongono alla realizzazione della nostra pienezza di vita. Il demonio è insomma ciò che ci impedisce, ci trattiene, ci frena; e questo tanto sul piano individuaile — la vita è una prova, per I ciascuno di noi, e ciascuno I deve salvare la sua « anima » | — quanto sul piano sodalestorico. | L'umanità ha un cammino i da compiere verso la propria ; liberazione e deve passare at; traverso un susseguirsi di I forme culturali, il che vuol : dire attraverso una serie di ! modelli sociali, sempre più ! progrediti, cioè sempre più l liberi, cioè sempre più adatti ! a perseguire il miglioramenI to degli individui, affrancan, doli da ogni condizione servij le. Questo il compito dell'u| manità, questo (al di là delle l più retrive concezioni basate j su un meschino rigorismo o i su un vuoto cerimonialismo ! d'altri tempi) è anche il comi pito della religione. Sarebbe impossibile fare appena un breve cenno di quanto gli oratori hanno trattato nei vari settori dell'im- \ menso problema del male, dalla concezione biblica del Maligno come il « tentatore », colui che ci fa perdere ogni fiducia in Dio e nei nostri fratelli e nelle cose, e ci fa pre| cipitare nella disperazione, fi; no alla concezione storico| culturale: non c'è più alcuna | ideologia capace di sostenere il potere, gli uomini hanno capito che il potere non è liberante ed è menzognero. Secondo questa concezione, V uomo cerca invano di ritrovare i valori del passato or! mai esausti e non riesce a riI costituirsi in libertà e insiel me in solidarietà responsa; bile. Infine, la concezione psicoj logica — o meglio psicanaliI tica — per la quale il caratì tere determinante del mondo moderno è l'angoscia, intesa come segnale d'allarme che sì fa sentire quando l'uomo si trova di fronte a situazioni nuove e deve organizzare il proprio comportamento. j Quando questa angoscia | « normale » non viene recepita, subentra il patologico. Il Maligno consiste appunto nella resistenza ad elaborare il segnale dell'angoscia, I dando risposte troppo facilmente e superficialmente ab! bozzate e rifiutando la fatica 1 della ricerca d'una cultura più adeguata alle esigenze I delle nuove generazioni. Questa necessità d'una nuova cuij tura è stata sottolineata — ! con un discorso immaginifi\ co e suggestivo — dal profes- j | sore Sabino Acquavìva, non | i più preside a Padova: sì sta ' I appena appena assistendo, ha , detto, al sorgere di quella che I sarà forse una nuova cultura, i un nuovo modello, che po- trebbe essere il superamento e del cattolicesimo costantiniano — così definisce l'aspetto istituzionalizzato del messaggio cristiano — e del marxismo parimenti trasformatosi in establishment. Forse le contestazioni del '68 e via via altre forme di opposizione teorica mirano proprio a superare questo punto morto. Cattolicesimo e marxismo vengono non certo a coincidere ma a giustapporsi, in molti, in troppi caratteri essenziali. Certo l'atmosfera del dibattito, nella quiete ascetica di Assisi, era di battaglia. La giornalista Lidia Menapace, quando ha professato 'a sua adesione al più radicale ateismo, non ha spaventato nessuno. Tutti erano pronti a mettere in dubbio tutto, soltanto accanto a me una giovane e bella signora scuoteva il capo. Ma l'ateismo attuale, così mi è parso di capire, è un ateismo che va bene anche ai cattolici; perché non c'è un «no» definitivo al regno dello spirito, è un «no» puramente restrittivo, un «no» di lavoro, un «no» come ipotesi che apre il terreno ad ogni trasforma¬ zione. Come ha detto padre Mongillo, dalla morte deve venire la vita, dalla negazione più decisa il felice ritorno alla casa del Padre. Tutti, ad ogni modo, erano contestatori. Lo stesso Mongillo (è il presidente dei teologi moralisti cattolici) non ha avuto la mano leggera nello stigmatizzare il simbolismo, il rigorismo, l'immobilismo ritualistico della Chiesa ufficiale. « Rifiutiamo decisamente tutti i recuperi — ha detto —, lasciamo che i morti seppelliscano i morti, che essi si illudano di sentirsi in vita, attraverso la pompa, in questi grandi saloni di rianimazione dove i morti fanno il funerale di se stessi ». Un chiaro invito ad evitare alla Chiesa ogni restaurazione, ogni ritorno al passato, ogni arresto sul cammino post-conciliare. E anche questo ci sembra importante, alla vigilia del Conclave, il ritrovare qui, in un gruppo di studio apparentemente ristretto ma ricco di fermenti e di attesa, una aperta, unanime volontà di rinnovamento e di progresso. Umberto Oddone Il demonio, secondo la tradizionale iconografia popolare, con le corna e gli artigli, in un dipinto di scuola fiamminga del XV secolo, conservato in Palazzo Correr, a Venezia

Luoghi citati: Assisi, Padova, Roma, Torino, Venezia