Umbria, dal jazz al teatro una ricca stagione artistica

Umbria, dal jazz al teatro una ricca stagione artistica Un bilancio dell'estate a Perugia e negli altri centri Umbria, dal jazz al teatro una ricca stagione artistica PERUGIA — Si è conclusa la quindicesima edizione del «Teatro in piazza», un'invenzione perugina che sta diffondendo nel mondo un modo nuovo di fare —e di godere —il teatro^ Prima cPUlustrarla segnaliamo un dato confortante: l'Umbria, cosi silente e povera, è la regione più viva d'Italia, ricca di trovate nuove e di' riscoperte antiche. Sia detto grazie a Giancarlo Menotti che col festival di Spoleto ha riacceso Ja civiltà assopita di un popolo di cultura trimillenaria. Il calendario sull'arco dell'anno — ma specialmente d'estate — è strafitto di manifestazioni, anche i piccoli centri presentano iniziative di rilievo: come Àcquasparta con una stagione musicale e teatrale estiva di ottimo livello, come Gubbio con gli spettaceli classici al teatro romano, come Deruta, Cordano, Torgiano col teatro in piazza. Le piccole città fanno cose in grande: Città di Castello indice corsi di perfezionamento musicale e festival internazionali di musica da camera, Foligno scambia esperienze culturali con altre regioni, Terni si offre stagioni di balletto e il famosissimo concorso pianistico Casagrande mentre Spoleto oltre al Pestivai dei due mondi ha una importante stagione di teatro lirico sperimentale. Poi c'è il risveglio d'un folclore autentico, non riesumato per i turisti ma per ritrovare le proprie radici culturali. Spiace dirlo, ma l'Umbria fa invidia a tutti. E' Perugia, con la sua stimolante università estiva per stranieri e con l'ottima università invernale, il motore del risveglio umbro con seminari e concerti tutti i giorni con una stagione teatrale al Morlacchi da leccarsi i baffi, con l'incandescente Umbria Jazz in contrappunto con la felice resurrezione delle bande musicali incoraggiate a rinascere in tutti i paesi e a cimentarsi (tutte premiate) in piazza nel capoluogo. E con la sagra musicale umbra, un prelibato festival di musica sacra che si sviluppa in settembre da Perugia su tutta la regione. Torniamo al teatro in piazza. Veramente lo ha inventato un siciliano, Giuseppe Agozzino, un estroso personaggio sbarcato da Agrigento a Perugia venticinque anni fa. Perciò nella sua trovata del teatro in piazza c'è un po' di Pirandello, di teatro greco e di opera dei pupi. Ma facciamocelo spiegare dall'inventore in persona, che oggi è direttore dell'Azienda di soggiorno di Perugia. «i7 coro greco — dice Agozzino —si accollava la parte dei cittadini nella rappresentazione. Poi tra finzione e vita vera si è posto un sipario. Il teatro in piazza è nato dalla abolizione del sipario e della scenografia, cioè dalla soppressione del palco della dittatura teatrale che rovesciava sul pubblico ridotto al silenzio ciò che al capocomico piaceva. Mi dicevo, i tempi cambiano in tutto, possibile che il teatro sia sempre lo stesso? E ancora: abbiamo qui a Perugia e in tutta Italia piazze medievali, rinascimentali o barocche. Invitiamoci il signor Boccaccio, il signor Tasso, il Ruzzante o il Goldoni e noi dentro la piazza con loro a godere e a partecipare, così anche lo straniero si sente più vicino al nostro mondo e tutti insieme con gli abitanti riscopriamo i valori e le bellezze urbane. Nelle locandine turistiche ci sono itinerari di chiese, Madonne e palazzi, ma gli angoli riposti in cui la città è più vera non li conosce nessuno, nemmeno chi ci abita. Col teatro in piazza li rivalutiamo. E' stato tutto qui. Come l'inventore del cavallo di Campanile, non ho inventato proprio niente', Fu comunque una brillante idea. Già subito al primo anno, il 1964, ebbe un successo strepitoso. Si recitò Cervantes in piazza Mattioli, Andreuccio da Perugia in piazza San Giovanni del Fosso e in via della Sapienza, Campanile e Majakovski in piazza Ina- Case e alla Sala dei Notari, Boccaccio agli Arconi di S. Francesco al Prato. Ingresso libero per tutti, allora come oggi. La folla, ricorda Agozzino, si assiepava anche negli spazi più impervi, sui gradini alle finestre delle case. E erano frotte di.ragazzini tra le gambe degli attori, che dovevano cambiare il copione ad ogni istante per la signora dell'ultimo piano che li innaffiava innaffiando i fiori o per il lazzo lanciato da una finestra all'apice del dramma. Fu insomma il pubblico, 11 vero protagonista e il teatro gli si dovette adattare. Gli applausi che scrosciarono alle prime di quell'azzardato esperimento, dice Agozzino che non li potrà mai dimenticare. Negli anni seguenti il teatro in piazza di Perugia si fa internazionale, arrivano compagnie d'avanguardia dall'estero con le migliori nostrane. Ogni spettacolo non dura più di un'ora e un quarto e costa all'ente del turismo di Perugia 45 milioni che tutti riconoscono bene spesi: «Fare del turismo, spiega Agozzino, si- gnifica rifiutare il turismo. Se noi avessimo finalizzato questa idea sul turismo avremmo sbagliato tutto. Le città devono fare le cose per i loro cittadini, cosi il turista vipartecipa sentendosi uno di casa'. La vocazione teatrale dei giovani di Perugia e dintorni ne viene stimolata. Scopriamo sul calendario «/ giullari», il laboratorio 'Suono Immagine e gesto», il gruppo di sperimentazione e animazione •Fonte Maggiore' (d'importanza nazionale), il gruppo vocale 'Umu-sintesi', 'Il canovaccio' di Torgiano, 'La Turrenetta» e 'Il Traccagnino» di teatro dialettale. Poi vediamo che da Foligno è venuto il 'Teatro incontro', da Città di Castello «// teatro dei 90: E ciò tramezzo a spettacoli giunti dall'Uganda, dall'Usa e dal Brasile, da Parigi e dall'Olanda. Tra le piazze elencate, ci sorprende trovarne anche di piccoli paesi come Torgiano Deruta o Corciano, nonché di microscopiche frazioni. Proprio in una di queste, Santo Egidio, assistiamo all'ultimo spettacolo inventato e recitato da ragazzetti indigeni stimolati dal gruppo «Fonte Maggiore' di Perugia che tra le multiformi sue attività (ci lavorano in quaranta) propone ora anche la bellissima iniziativa di fecondare la fantasia dei bambini e renderli, per una sera, favolisti e attori di drammi da essi stessi inventati. Una chiusura in formato piccino, piena di promesse e di poesia: 'A noi non interessano le grandi compagnie teatrali — commenta Agozzino —. Anzi, quando provammo ad inserirle nel nostro teatro, in piazza rischiammo il fiasco totale. Laura Bergagna