Presto il principe in libertà provvisoria? Forse un risarcimento di mezzo miliardo

Presto il principe in libertà provvisoria? Forse un risarcimento di mezzo miliardo Il giovane tedesco ferito a fucilate da Vittorio continua a migliorare Presto il principe in libertà provvisoria? Forse un risarcimento di mezzo miliardo In Francia, detenere un'arma da guerra comporta fino a un massimo di 5 anni e per Vittorio Emanuele c'è l'aggravante dell'uso in luogo pubblico - Marina Doria ogni giorno fa la spola dal "residence" al carcere DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE AJACCIO — La libertà provvisoria per Vittorio Emanuele è vicina, anche se l'inchiesta per il ferimento di Dirk Geerd Hammer è tutt'altro che conclusa. La scarcerazione dipende dalle condizioni del giovane studente tedesco, ricoverato all'ospedale «La Conception» di Marsiglia. Ieri mattina il giudice Bréton ha confermato che il ferito, dopo l'amputazione della gamba destra, «va migliorando». Secondo un'altra fonte, che però è interessata, sarebbe addirittura «fuori pericolo». Ad ogni modo, ecco i fatti. Ieri mattina, verso le 10, Marina Doria è giunta del tutto inattesa a Palazzo di giustizia, pantaloni e camicetta bianchi, immensi occhialoni da sole, folta chioma dorata al vento e si è incontrata con il marito nella sala-parlatorio del carcere. E' uscita di fretta, poco prima di mezzogiorno, e si è infilata in una macchina sportiva che l'ha ricondotta al suo residence, a venti chilometri da Ajaccio. Nel pomeriggio, alle 14,30, la principessa è di nuovo comparsa al Palazzo di giustizia, questa volta scortata da uno dei legali di Vittorio Emanuele, l'avvocato Alfonsi, era molto tesa, quasi spaventata. «Non posso dire nulla — aveva mormorato al mattino — e, in ogni caso, il giudice mi ha proibito di parlare. Forse avrò qualcosa da dire quando tutta questa vicenda sarà conclusa». Nel pomeriggio le domande sono state più precise«Allora, quando lo liberano?». (Nel frattempo avevamo saputo che un pilota privato, con un aereo da turismo, era a disposizione dei Savoia sul campo di Ajaccio). Marina Doria ha abbozzato un mezzo sorriso e l'avvocato Alfonsi ha risposto per lei: «Non possiamo davvero dire niente». Tuttavia, abbiamo avuto la netta impressione che maitre Alfonsi ieri pomeriggio si sia deciso a presentare l'istanza di libertà provvisoria. Il giudice Bréton, tornato in ufficio verso le 16, ci ha ripetuto che fino a quel momento la difesa non aveva preso alcuna iniziativa in quel senso, ma non ha escluso che intendesse farlo proprio allora. «In tal caso — ha detto Bréton — la procedura m'impone di trasmettere la domanda al procuratore della Repubblica, Guy Chassot, che ha tempo cinque giorni per esprimere il suo parere, non vincolante. E' chiaro che il collega potrebbe anche restituirmi gli atti nella stessa giornata; comunque la decisione finale spetta a me». Bréton, un tipo alla Omar Sharif in versione più magra, baffettini neri e sahariana beige, sottolinea che, in ogni caso, la libertà provvisoria rientra nei suoi poteri discrezionali e che quindi potrebbe concederla anche senza una esplicita richiesta. Tuttavia, ai fini dell'indagine, Bréton resta chiaramente convinto della necessità di procedere alla ricostruzione del sanguinoso episodio svoltosi nel porticciolo di Cavallo. — Quando si potrà fare questo sopralluogo? «La difficoltà è di rintracciare alcune persone, italiane e di altre nazionalità, che facevano parte della comitiva del signor Pende». — Ma chi sono questi italiani? «Non lo so, anzi non me li ricordo. Mi è difficile tenere a mente i nomi italiani». Intanto sorride e a noi riesce molto difficile credergli. Abbastanza arbitrarie, poi, sono le previsioni sull'entità di una possibile condanna di Vittorio Emanuele. Lo stesso giudice ci ha detto che i reati di detenzione e porto abusivo di arma da guerra comportano fino a un massimo di cinque anni di pena di per se stessi. «Ma in questo caso — ha rilevato — abbiamo anche l'uso e per di più in luogo pubblico». Comunque, per l'arma, la legge francese «non stabilisce l'arresto automatico dell'imputato». Il giudice ha voluto forse farci capire che Vittorio Emanuele è in carcere per il «tentato omicidio volontario nei confronti di Pende» e per le «lesioni gravissime» al gio¬ vane tedesco. Ed è assolutamente prematuro, allo stato attuale dei fatti, dire che Vittorio Emanuele sarà giudicato dal «Tribunal Correctionnel» o dal «Tribunal Criminel», che corrisponde all'incirca alla nostra Corte d'assise ed è infatti formato da giudici popolari. Tutto dipende dalla gravità dei reati che saranno contestati al principe con la sentenza di rinvio a giudizio. Nella ridda di voci ,ne raccogliamo una, che almeno sembra verosimile. I Savoia, attraverso i loro legali, avrebbero già preso contatto con i genitori del ragazzo ferito e mutilato, Sigfried e Geerd Hammer, offrendo un considerevole risarcimento dei danni: si pLrla di 600 mila dollari. Altri affermino invece che gli stessi Hanvner, ma la circostanza sembra meno credibile, abbiano chiesto un indennizzo. Abbiamo anche accertato, sempre attraverso Bréton, che Vittorio Emanuele di Savoia è in carcere con il suo illustre nome e il suo titolo prestigioso, che del resto risultano dal passaporto diplomatico belga di cui è in possesso. Ieri, infine, ci siamo brevemente intrattenuti con la scorta di Marina Doria, un corso robusto e deciso che si è scontrato più volte con i giornalisti italiani. L'uomo, che non ha voluto dirci nemmeno il suo nome (si chiamerebbe Rossi), è uno dei marinai della barca del principe. Con noi qualche parola l'ha detta: «Lasciate in pace la signora Marina, è sconvolta. Provate a mettervi nei suoi panni, cercate di vedere le cose anche dal suo punto di vista. E' stata una disgrazia, sicuramente, e Vittorio Emanuele è disperato per la sorte di quel povero ragazzo, che stava tranquillamente dormendo. E' ridicolo parlare di volontarietà: il principe è un campione di tiro e da due metri di distanza non fallisce il bersaglio. Vittorio Emanuele ha agito in quel modo solo per calmare quel gruppo di gente che disturbava. Lo ha fatto soprattutto per il piccolo Emanuele Filiberto: non voleva che il bambino si svegliasse e si spaventasse». — Cosa dice il bimbo dell'assenza del padre? «Lui non sa nulla». Passa un gendarme con il fucile a ripetizione, caricatore di 31 colpi, che Vittorio Emanuele impugnava nel suo assalto alla barca «dei disturbatori». L'arma ormai ha il suo bravo cartellino: è un «corpo di reato». Ma nelle mani di chiunque, principe o no, è un aggeggio micidiale. Pare confermato — (solo la perizia potrà stabilirlo) — che il giovane tedesco è stato ferito così gravemente da un proiettile che aveva già trapassato la fiancata di plastica del secondo dei tre scafi affiancati. Dirk era sulla terza barca, sul ponte e non in una cabina. Adesso, comunque, si attende che Vittorio Emanuele esca dal carcere. La legge è uguale per tutti, anche per i principi. Gli altri detenuti di Ajaccio, però (51 in tutto) possono ricevere visite solo il lunedì, il mercoledì e il venerdì nelle ore del pomeriggio. Vittorio Emanuele s'incontra con Marina Doria tutti i giorni, generalmente al mattino. Nel tardo pomerigigo l'istanza di libertà provvisoria è stata presentata. Gino Apostolo csabgmHdddcciaBmsp

Luoghi citati: Francia, Marsiglia