Trieste: giunta impossibile Si fa un estremo tentativo di Giuliano Marchesini

Trieste: giunta impossibile Si fa un estremo tentativo Dopo la rinuncia del sindaco del "melone,, Trieste: giunta impossibile Si fa un estremo tentativo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE TRIESTE — Trieste annaspa n'-Ua crisi. Sei ore di dibattito in Consiglio comunale non sono servite che a mettere in evidenza una frattura per il momento insanabile: da una parte la lista civica, di ispirazione autonomistica, detentrice della maggioranza relativa, dall'altra i partiti dell'arco costituzionale. A conclusione della seduta si sarebbe dovuto designare il nuovo primo cittadino. E' stata, invece, una desolata ammissione di ingovernabilità. Tutto è rimandato di una settimana, ma restano le contraddizioni di una città che ancora non riesce ad impostare il proprio futuro. C'era molta attesa per questa riunione consiliare, nella quale si manifestano gli affanni di Trieste. Manlio Cecovini, sindaco dello schieramento municipalista del « melone », rassegnava le dimissioni dopo un vano mandato esplorativo. L'aula è stipata, e molta gente resta fuori dal palazzo comunale. Ma, data l'importanza dell'avvenimento, « Radio radicale » viene in soccorso agli esclusi, diffondendo attraverso un altoparlante installato in piazza Unità d'Italia, le voci dei capigruppo impegnati nella battaglia oratoria sul destino della città. In sala ci sono Marco Pannella e Almirante, venuti ad occupare i loro posti di consiglieri. Il discorso di Manlio Cecovini, uno dei maggiori esponenti della massoneria, è una specie di dichiarazione di conflitto nei confronti delle altre forze politiche democratiche. Il bersaglio principale è la de iiocrazia cristiana, che in questa riunione sarà nel mezzo della bufera. Come abbiamo riferito, i rappresentanti della « lista del melone » hanno avuto nei giorni scorsi un dialogo tormentato con gli esponenti democristiani, unici loro interlocutori nel momento critico dell'amministra: Ione cittadina. Ma il «giro di valzer» ha lasciato esausti gli uni e gli altri: un acco do per metterli insieme al timone di Trieste era impossibile, anche perché la « lista » insisteva sui suoi tre punti programmatici fondamentali, che consistono nell' au onomia, nella difesa ad oltranza del Carso dagli insediamenti industriali previsti dal Trattato di Osimo, e nella proposta di una zona franca integrale per Trieste. Dopo la fase del colloquio, nella ricerca di una composizione, Manlio C eoo vini passa decisamente al bisticcio. Il fallimento delle trattative è, per il sindaco dimissionario, sprone di attacco alla de ed a quella che egli definisce partitocrazia. E vista l'attuale impossibilità di governare la città, carica sulle spalle dei rappresentanti dello scudo crociato l'onere di trovare il modo di reggere l'amministrazione comunale. « Ora tocca alla de tentare. Ma non si aspetti, da parte nostra, un trattamento diverso da quello che ci ha riservato. Comunque, noi non vogliamo che ci arrivi un commissario governativo: questo significherebbe nuove elezioni, un'altra verifica degli umori di Trieste ». Il sindaco che lascia l'incarico, delinea secco l'alternativa della «Lista per Trieste». «Se la democrazia cristiana deciderà di fare la sua giunta, il nostro movimento si schiererà all'opposizione: ad ogni assessore, contrapporremo un contro-assessore». Manlio Cecovini, insomma, prospetta per la sua compagine una sorta di «giunta ombra». La risposta della de, naturalmente alquanto risentita, viene dal capogruppo Franco Righetti, che definisce «provocazioni» certi contenuti del discorso di Cecovini. «Credo non sia utile a nessuno — aggiunge — ricreare un clima da campagna elettorale». Ripete che di fronte all'intransigenza della «Lista per Trieste» sui tre punti programmatici, le trattative non potevano trovare sbocco. E' carico di tensione anche l'intervento del comunista Monfalcon. «S'è innescato in questa città — osserva — un meccanismo pericoloso, che può condurre allo scioglimento di questo Consiglio comunale. Noi abbiamo cercato di sviluppare un'iniziativa, per non arrivare a questa seduta al buio. Ma ci meraviglia l'atteggiamento della "lista di Trieste", non tanto per i rimproveri che questo schieramento muove in seguito alla rottura delle trattative, quanto per l'accusa di pretestuosità che ci rivolge». I comunisti fanno intendere che sarebbero disponibili per una giunta di «salute pubblica», che comprendesse i partiti dell'arco costituzionale. Il dibattito va avanti fin verso le 2 di notte. Il risultato è questo: le dimissioni di Manlio Cecovini sono accolte, per l'elezione del nuovo primo cittadino democristiani e comunisti mettono in lizza i loro candidati, Nereo Stopper e Roberto Costa. Non ce la fa nessuno dei due, come del resto era nelle previsioni. Trieste è senza sindaco, appare smarrita. Ancora una settimana di affannosi incontri, per tentare di tener lontano dalla città un commissario del governo. Giuliano Marchesini