Firenze al capezzale dei cipressi ammalati

Firenze al capezzale dei cipressi ammalati Attaccati da due pericolose malattie Firenze al capezzale dei cipressi ammalati dal nostro inviato speciale FIRENZE — La Toscana rischia di mutar volto, e lo rischia da tempo. Muore il cipresso, subdolamente attaccato da un minuscolo, tenace, pericolosissimo parassita, una specie di fungo chiamato coryneum cardinale, o da un'afide, il cunara cipressi. La prima malattia è irreversibile, l'altra può essere curata e, a Firenze, questo autunno prevedono interventi massicci per evitare la distruzione di questo « compagno della collina ». Con i cipressi che adornano i viali dei colli, piazza Donatello, il giardino delle Rimembranze e quelli delle colline di Fiesole e Settignano, sono stati attaccati dal male milioni di piante, nel senese, nella pianura lucchese e in Maremma. Contro il « cancro del cipresso » si dice non c'è difesa. La malattia sembra sia arrivata, da oltre oceano, negli anni della guerra, con i materiali al seguito delle truppe statunitensi e canadesi. Dapprima fu un attacco limitato e non provocò allarmi; ma già negli Anni Sessanta troppe piante morivano senza ragione apparente: prima l'arrossamento di alcune ciocche, poi la cima perde vigoria e il colore rossiccio si allarga a tutta la pianta; dal basso, quasi con disperazione, l'albero ributta fronde verdi, ma ormai è la fine: la corteccia mostra pustole nerastre, con colate abbondanti di resina e la morte arriva repentina. Le piante che non hanno il cancro mostrano i segni dell'altra epidemia e sono ormai pochi i cipressi che con orgoglio puntano coi rami verde cupo al cielo. Il male, in Toscana, minaccia dodici milioni di cipressi, nella provincia di Firenze un milione di piante dovrà essere abbattuta o mutilata, nella regione altre tre milioni dovranno essere curate con terapie immediate, altrimenti la devastazione sarà completa. Perché il male è come la peste e il rischio di un contagio generale non appare remoto. Di interventi immediati se ne parla da dieci anni. Il 20 marzo 1969, l'avvocato Giorgio Pazzolini convocò un'assemblea per la costituzione del consorzio volontario per la difesa del cipresso. Vi prese parte molta gente di buona volontà, e venne stanziato anche un fondo per i primi interventi. Ma l'avanzata del male non venne né arrestata né frenata. I cipressi hanno continuato a morire, attaccati non più solo dal terribile coryneum ma anche dall'afide. Quest'ultimo, forse verrà battuto, ma occorrerà costanza, ogni albero, singolarmente, dovrà essere curato, e per farlo è indispensabile costruire attorno al fusto una specie d'impalcatura perché anticrittogamici e « medicine » vanno spennellate sul tronco e sui rami. Ed è anche questo un grosso problema, perché la manodopera è limitata. Dice Alberto Amorosi, assessore al verde pubblico del comune di Firenze: « II 15 per cento circa dei cipressi che mostrano i segni della malattia sono colpiti dal cos'i detto cancro, e per loro non c'è nessuna speranza; ma per l'altro 80 per cento ci sono forse probabilità di successo ». Guerra, dunque, contro il Cunara cipressi, un insetto dalla riproduzione rapida, tanto che in dodici mesi si arriva alle sette otto generazioni: il piccolo, micidiale nemico vive in colonie che rimangono sui rami, su nutre debilitando la pianta causando il disseccamento della chioma. A favorire il diffondersi di questi invasori è anche il clima piovoso, non eccessivamente freddo d'inverno e caldo non torrido d'estate. L'occhio degli esperti è ora puntato costantemente sul decorso della malattia di queste insostituibili piante. L'assessore Amorosi, riconosce però che per ora « i risultati sono stati modesti anche perché occorre tener presente che la lotta contro il coryneum, deve esser preventiva, ed è difficile e lunga, condizionata da fattori climatici e ambientali ». All'osservatorio per le malattie delle piante, il 30 giugno, c'è stata una riunione alla quale hanno partecipato anche studiosi ed esperti di regioni vicine, perché il problema riguarda tutti, la Toscana non è un'isola e il male minaccia di estendersi. Un secondo incontro, promosso dalla provincia, si è tenuto il 25 luglio: tema della discussione, le gravi malattie che affliggono le zone alberate attorno a Firenze. C'è promessa di interventi, come dice Amorosi, « energici e costanti, con ogni mezzo, perché l'allarme non resti nel clima deUa rassegnazione ». Per le strade di Firenze è stato affisso un manifesto verde: spiega ai cittadini come riconoscere il cancro provocato dal fungo e il male causato dall'insetto; indicazioni per interventi d'urgenza, indirizzi e numeri telefonici degli enti che possono intervenire. Forse anche questo servirà a ridare vita a troppe piante già in apparenza condannate. Vincenzo Tessandorì

Persone citate: Alberto Amorosi, Amorosi, Giorgio Pazzolini, Vincenzo Tessandorì