Storie di automobili da Ford alla Fiat

Storie di automobili da Ford alla Fiat LA TV di vice Storie di automobili da Ford alla Fiat Charlot ha aperto l'altra sera la puntata seconda di Automobili e uomini. Era Charlot emigrante nella breve comica famosa, girata nel 1917 con Edna Purviance. La citazione chapliniana appariva legata al titolare della puntata // cittadino Ford, ossia Henry Ford, fondatore dell'industria automobilistica americana, nato da un agricoltore irlandese emigrato verso la metà del secolo scorso negli Stati Uniti. Una trasmissione come Automobili e uomini ha il suo punto di forza nella parte iconografica: bisogna riconoscere che. in fatto di immagini, essa presenta con lodevole frequenza documenti di spiccato interesse. Tipiche erano l'altra sera le «attualità» (attualità del 1900 o della fine del XIX Secolo) nelle quali alla documentazione cinematografica dello stato disastroso delle strade americane di tale epoca, si contrapponeva il panorama di New York coi primi grattacieli, le vie invase dai tram e da una miriade di veicoli a cavalli, mentre già allora le massaie di laggiù risparmiavano tempo e fatica usando aspirapolvere e lavatrici automatiche mosse dall'elettricità. Come Automobili e uomini egregiamente sottolineava, furono elettriche le prime macchine americane uscite dalle officine costruite nel 1903 a Detroit da Henry Ford, che in quella ciàà impiantò la Ford Motor Company. Una «candid camera» del 1910, cioè l'obiettivo nascosto d'un cinereporter intraprendente, ha colto la circolazione per allora traumatizzante delle prime auto americane non solo elettriche (cioè mosse da accumulatori di energia) ma anche a vapore. Senza dubbio la testimonianza sull'attività industriale di Ford pioniere è stata cospicua, specie nei riguardi del giustamente famoso «Modello T», popolarissimo negli Stati Uniti, dove se ne vendettero quindici milioni di esemplari. Alla notorietà della vetturetta, certamente molto pratica e adatta alle vie di comunicazione americane allora asfaltate in minima parte, giovarono molto nel resto del mondo —il «Modello T» venne assorbito in maggioranza dal mercato interno statunitense — le comiche dei vari Fatty, Ridolini, Harold Lloyd, che la sfruttarono ampiamente nelle loro farsesche vicende. Sotto questo profilo la seconda puntata di Automobili e uomini è stata lacunosa: non si è visto nessun «Modello T» al servizio del cinema faceto: e si che uno dei maestri di esso, il già nominato Charlot, fece della vetturetta Ford uno degli elementi essenziali delle sue geniali farse in due rulli. C'era, per un momento, Harold Lloyd che, a bordo di un'auto non identificabile, riesce a farla franca nei riguardi di due poliziotti motociclisti: e basta. L'auto che pure occupò molto spazio del cinema muto, era sotto tale profilo appena presente. La puntata era invece piuttosto generosa nei confronti della Roll-Royce, di cui ricordava le origini, dovute a un singolare connubio industriale composto da un baronetto inglese, Lord Roll e da un ingegnere, mister Royce. Dalla loro collaborazione nacque quella che e, tuttora, la più prestigiosa marca britannica. Dobbiamo dare atto al programma di essersi rammentato della Fiat, ignorata quasi la settimana scorsa. Un breve incastro ne ricorda il fondatore Giovanni Agnelli, centrando la telecamera sul ritratto famoso che Lorenzo Delleani ha compreso nella celebre tela in cui sono immortalati i fondatori, nel 1899, della casa torinese. La cineteca Fiat ha poi fornito agli autori alcuni spezzoni archeologici della prima officina automobilistica torinese, situata all'angolo dei corsi Dante e Massimo d'Azeglio (si vede anche passare il tranvai elettrico che collegava la zona di Ponte Isabella con la Barriera di Milano).

Luoghi citati: Detroit, Milano, New York, Ponte Isabella, Stati Uniti