Avremo l'olio doc? (Sarebbe anche ora) di Paolo Lingua

Avremo l'olio doc? (Sarebbe anche ora) Rassegna dell'extra vergine d'oliva Avremo l'olio doc? (Sarebbe anche ora) GENOVA — Prima o poi si arriverà davvero, come è già avvenuto per il vino, all'olio d'oliva a «Denominazione d'origine controllata», con indicata nell'etichetta la «extra verginità», il grado di acidità e addirittura la zona dove sono state raccolte le olive. Il primo passo verrà nei prossimi 1, 2 e 3 settembre a Lucinasco, in Valle Impero, alle spalle di Imperia, nel cuore della «Comunità montana dell'ulivo» che raccoglie 15 comuni, con circa 10 mila abitanti, quasi tutti dediti all'olivicultura, con la «mostra mercato» dell'olio extra vergine d'oliva. Dicono i responsabili della comunità montana, i sindaci e gli esperti agrari che, ovviamente, quando si parla di olio d'oliva «autentico», non si può affrontare un discorso basato soltanto sulla quantità. Anzi, la quantità va bandita Il prodotto che occorre realizzare, a livello artigianale, mediante la semplice e unica «spremitura diretta» e che può costare al consumatore sino a 3 mila lire al chilo (e comunque, sull'opposto, mai meno di 2500 lire circa), è un prodotto di alta classe e per «amatori». L'importante, dicono a Imperia, è individuare e soddisfare questo mercato di amatori, i quali sono a volte disorientati e non sanno dove recuperare il bene, e che sono disposti a pagare senza discutere. A tempo stesso occorre offrire serie garanzie. L'obiettivo non è soltanto aristocratico, spiegano accalorandosi, ma è di riuscire ad allargare il «discorso», cioè ad aumentare il consumo dell'olio d'oliva e di conseguenza ad incrementare anche l'attività di coltivazione. La Comunità dell'olio di Imperia (4626 ettari coltivati a ulivi, capoluogo Borgomaro) si presta, per una serie di caratteristiche a un esperimento generoso che vorrebbe trasformarla in una terra quasi «intoccabile» dove l'olio si fa ancora secondo le vecchie e antiche regole, in frantoi di pietra, senza alcuna aggiunta, senza lavorazione, senza «raffinazione» e senza «rettifiche». La prima battaglia da combattere, secondo i produttori, sarà di carattere legale. Le leggi italiane sembrano confezionate su misura per gli «industriali» dell'olio e sui manipolatori di etichette. L'espressione «olio d'oliva» non dice nulla, le prescrizioni che riguardano le indicazioni della composizione del condimento, sono nebulose e frantumate. Basti dire che soltanto nel settore dell'olio d'oliva «vergine» esistono ben quattro distinzioni, che in pratica servono soltanto a diminuire nel composto la percentuale di olio d'oliva autentico. «Meno categorie e più rigore» si chiede energicamente. Inoltre si fa notare che ormai sono tramontati, anche in chiave medica, quasi tutti i pregiudizi nei confronti dell'olio d'oliva, ritenuto a torto troppo grasso e nemico delle diete «calibrate» e della linea. Paolo Lingua

Luoghi citati: Borgomaro, Genova, Imperia, Lucinasco