Le armi Urss nel Terzo Mondo

Le armi Urss nel Terzo Mondo Strumento principale di penetrazione per Mosca Le armi Urss nel Terzo Mondo Le rivelazioni, ai primi di agosto, del quotidiano francese Le Figaro sui « 12 generali russi che destabilizzano l'Africa» e sui particolari della presenza militare sovietica, cubana ed europea orientale nel Continente Nero, si inquadrano perfettamente nella nuova strategia del Cremlino di penetrazione nei paesi in via di sviluppo. Essa si manifesta essenzialmente su due piani: gli aiuti militari e l'assistenza economica. Per quanto riguarda le armi, un indice significativo, secondo gli esperti occidentali, è fornito dalle stesse statistiche ufficiali del commercio estero sovietico con i paesi in via di sviluppo. Il suo volume è passato da circa 3 miliardi di dollari nel 1970 ad oltre 12 nel 1977. Ma ciò che è più importante, le esportazioni, sono aumentate da 2 a 8 miliardi, e di queste, la percentuale di « merci non specificate », cioè di materiale bellico, è aumentata dal 35-40 per cento a quasi il 50 per cento. Ciò significa che nel 1977 l'Urss ha esportato 3,9 miliardi di dollari di materiale bellico nel Terzo Mondo, ricavandone un utile netto in valuta forte stimato intorno a 1,2 miliardi di dollari. Questo perché la proporzione delle forniture sovietiche che i paesi in via di sviluppo devono pagare in valuta è notevolmente aumentata. La progressione delle esportazioni militari di Mosca nel Terzo Mondo è significativa: da 800 milioni di dollari nel 1970 a 1,8 nel 1975 a 2,2 nel 1976. Anche la ripartizione per area è mutata: nel 1970, l'84 per cento del materiale andava in Medio Oriente e Africa del Nord, 1*11 per cento in Asia meridionale (specie Vietnam) e solo il 5 per cento all'Africa a Sud del Sahara. Nel 1977 invece la percentuale diretta al Medio Oriente e al Maghreb è diminuita al 56 per cento, mentre quella per l'Africa sub¬ sahariana è aumentata al 18 per cento. Come nuova voce è poi comparsa l'America Latina dove l'Urss riverserebbe il 14 per cento del suo export militare. Da rilevare qui la vendita nel 1976 di 36 cacciabombardieri supersonici SU-22 al Perù per 250 milioni di dollari, mentre altri contatti sarebbero in corso con Colombia e Argentina. In Medio Oriente, i principali clienti di Mosca risultano la Libia, che dal 1974 ha ricevuto armi per quasi un miliardo di dollari, la Siria e l'Iraq, con cui nel 1976 l'Urss ha concluso un grosso accordo di assistenza militare per un altro miliardo. Per quanto riguarda l'Africa vera e propria, la priorità in questi tre anni è andata all'Angola, dove vi sarebbero oggi 23.000 cubani, un migliaio di tedeschi orientali e quasi mille ufficiali sovietici, nonché all'Etiopia, che avrebbe ricevuto armi russe per oltre 800 milioni di dollari, e dove vi sarebbero 10-11.000 tra cubani, sovietici e tedeschi dell'Est. Altri forti insediamenti militari sovietico-cubani sono poi localizzati, secondo Le Figaro, in Zambia, Mozambico, a Cabinda (a NordOvest dell'Angola, e ricca di petrolio), e ad Aden, sull'altra sponda del Mar Rosso, nella cui base aeronavale vi sarebbero 6000 tecnici militari dell'Est. In totale, i militari sovietici ed europei orientali, nonché i contingenti di truppe cubane nell'intero Terzo Mondo sono più che raddoppiati dal 1976, quando il loro numero era stimato a 21-22.000. Infine, occorre ancora contare, nella strategia di penetrazione sovietica, i programmi di addestramento di quadri superiori e tecnici militari dei paesi in via di sviluppo: a fine 1977, oltre 37.000 di essi avevano ricevuto la loro istruzione in Urss, ed altri 10.000 nei paesi del Patto di Varsavia. Sergio A. Rossi

Persone citate: Sergio A.