Sadat ha respinto la proposta di Begin per la "pace parziale" di Giorgio Romano

Sadat ha respinto la proposta di Begin per la "pace parziale" La complessa diplomazia in vista del vertice con Carter Sadat ha respinto la proposta di Begin per la "pace parziale" TEL AVIV — La proposta israeliana di un accordo parziale permanente è stata respinta dall'Egitto. L'idea era stata suggerita per la prima volta dal primo ministro Begin la settimana scorsa, in occasione di un discorso a Gerusalemme, ed era stata da lui stesso ripetuta e commentata due o tre volte in varie occasioni. Dato che da parte israeliana si insisteva su questo relativamente nuovo concetto, gli egiziani sono stati quasi costretti a darvi una risposta e un portavoce ufficiale ha subito dichiarato di ritenerlo inaccettabile perché Israele esìge che, nel quadro di accordi parziali, sì stabiliscano effettivamente delle relazioni pacifiche e pressoché normali: quasi un accordo dì pace su cui mancherebbe soltanto il carisma di un trattato formale e del ristabilimento dì relazioni diplomatiche (per quel che contano). Il Cairo annuncia di non poter avere rapporti specifici e normali con Israele (turismo, cultura, commercio) fino a che Israele continuerà ad occupare delle terre ara- be. Questo è il punto numero uno avanzato: ma il punto numero due, sostanzialmente più importante, è che gli egiziani ritengono che un accordo di tal fatta darebbe esca alla propaganda condotta nei Paesi arabi ed in quelli comunisti contro il presidente Sadat, propaganda che sostiene che il capo dello Stato egiziano vuole in sostanza concludere un accordo separato con Israele. Ora Sadat afferma e si sforza di ripetere che non intende in nessun modo concludere un trattato di pace separata con Israele e abbandonare alla loro sorte i palestinesi. Per questi motivi, l'Egitto vuole che si prepari una dichiarazione di principii, nella quale Israele dovrebbe impegnarsi a sgomberare i territori occupati nel 1967 ed offrire ai palestinesi il diritto all'autodeterminazione. Solo in questa maniera gli egiziani ritengono che la Giordania potrebbe partecipare successivamente alle trattative e che essi avrebbero le mani libere per condurre i negoziati con Israele verso un effettivo accordo di pace. La commissione egiziana che prepara ì documenti per il vertice del 5 ottobre ha escluso anche la possibilità di accettare un ritiro israeliano da due terzi del Sinai, su una linea che partendo da El Arish, nel nord del Sinai, arrivi a Ras Mohammed, nel sud, in cambio di un accordo iniziale dì pace. E' possibile che a Camp David si finisca col giungere a degli accordi parziali o di un carattere territoriale limitato, non del tutto dissimili da quelli che con altro nome propone ora Begin, ma sembra che l'accento che è stato messo da Gerusalemme sull'importanza degli accordi di pace limitati e parziali abbia suscitato sospetti e reazioni negative, che avrebbero potuto essere evitati se non si fosse tanto insistito su di essi. Forse, in risposta a queste impressioni negative giunte dal Cairo (ma ufficiosamente anche da Washington), ci si è affrettati a dire a Gerusalemme che la prima proposta israeliana resta per un accordo globale e che solo nella peggiore delle ipotesi, se a questo non si potrà giungere, si suggerirà in via subordinata l'idea di una pace parziale permanente. Resta stupefacente ed anche piuttosto incomprensibile il fatto che Israele abbia creduto opportuno — a questo stadio dei preparativi — rendere pubblici certi suggerimenti che sarebbe stato meglio, anziché vedere commen¬ tati e discussi dai mezzi d'informazione pubblica, presentare al momento giusto e nella riunione che è stata convocata apposta per trovare nuovi mezzi per uscire dal vicolo cieco. In questo senso sappiamo già che gli americani cercano una via per non includere nella dichiarazione di principii (che ci sono buone ragioni per prevedere che sarà discussa come prima cosa) alcun riferimento alla risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza dell'Onu, date le interpretazioni opposte che le parti in causa danno ad essa e la suscettibilità dimostrata dal premier Begin. Giorgio Romano

Persone citate: Begin, Carter Sadat, Sadat