La Santa Sede, organismo per governare una società di oltre 700 milioni di cattolici

La Santa Sede, organismo per governare una società di oltre 700 milioni di cattolici I COMPLESSI STRUMENTI CHE PAOLO VI LASCIA AL NUOVO PAPA La Santa Sede, organismo per governare una società di oltre 700 milioni di cattolici CITTA' DEL VATICANO — Quali strumenti lascia Paolo VI al nuovo Papa per governare con moderna efficienza i 710 milioni di cattolici sparsi in un mondo che cambia ogni giorno? Per valutare le difficoltà dell'impresa, immaginiamo la Chiesa come uno Stato sovrannazionale, con una popolazione analoga a quella della Cina Popolare, quasi un 18 per cento di cattolici di differenti culture sui quattro miliardi di abitanti della terra. Eppure questa immensa società religiosa dipende da un solo centro, Roma o meglio dalla S. Sede che si identifica come luogo geografico con lo Stato Città del Vaticano. Lo schema gerarchico, sul piano spirituale e disciplinare, è in teoria semplice e agile nella Chiesa: papa-vescovi-parroci-fedeli. Bla anche la S. Sede, come ogni società organizsata in Stato, ha i suoi ministeri. Sono dieci e si chiamano •congregazioni», destinate a' campi specifici che i loro nomi postconciliali ben definiscono. La più importante è la congregazione per la Dottrina della fede, fino al 7 dicembre '65 ^Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio», come la definì nel 1908 la riforma di Pio X, abrogando il più sinistro titolo di 'Sacra Romana e Universale Inquisizione», datogli da Paolo III nel 1542. E' il fortilizio dottrinario, la *MaginoU in difesa dell'ortodossia cattolica. Paolo VI, però, ha addolcito i sistemi processuali dell'ex S. Uffizio, imponendo che ogni accusa sia motivata, ogni processo abbia un difensore contrapposto all'accusatore, le pene siano commisurate alle prove dimostrate. Le altre nove congregazioni sono: quella per le Chiese orientali, che governa circa 11 milioni di cattolici di vari riti orientali e ortodossi; quella dei vescovi, che sovrintende al Sacro Collegio e alla guida o alla scelta dei 2750 vescovi del mondo; la congregazione per la Discipfina dei Sacramenti; quella per il Culto Divino e quella per le Cause dei Santi (fino al 28 aprile '69 erano unite nella congregazione dei riti, dopo furono divise, ma hanno un unico cardinale-prefetto); la congre- gazione per il clero, che sovrintende ai circa 440 mila preti secolari; la congregazione per i Religiosi e gli istituti secolari, che governa oltre 1.400.000 fra monaci, monache, frati, suore e membri di istituti secolari maschili e' femminili; la congregazione per l'educazione cattolica, che controlla i seminari, le pontificie università e gli atenei cattolici, le scuole cattoliche; la congregazione per l'evangelizzazione delle nazioni, ex Propaganda Fide. La grande novità, 'pretesa» dal Concilio con la riforma, è stata l'immissione senza precedenti di sette vescovi residenziali nei vertici di ciascuna congregazione (24 nella ex Propaganda Fide), un tempo gelosamente riservati ai cardinali E' stata una via per ■superare l'antagonismo fra il centro e la periferia, rappresentata da 97 conferenze episcopali e 2198 diocesi», nota monsignor Paul Poupard in Connaissance du Vatican, nuova edizione francese presso Beauchesne. Tra gli organi centrali della Chiesa, oltre a numerose commissioni, vi sono tre segretariati — per l'Unione dei cristiani, per i Non Cristiani e per i Non Credenti — che cercano di sviluppare il triplice dialogo, il Consilium dei laici, e la commissione «lustitia et Pax», il primo per dare rilievo al laicato, l'altra per dimostrare l'impegno della Chiesa nella promozione umana. I tribunali sono di tre gradi: al vertice, la Suprema Segnatura Apostolica o cassazione, presieduta dal cardinale Pericle Felici, uno dei 'papabili»; la Sacra Romana Ròta; la Penitenzeria apostolica. Infine, gli 'Uffici», fra i quali emergono la Camera apostolica, l'organo che collabora' immediatamente con il Papa, e la Prefettura degli affari economici della S. Sede, nella quale sono state riunite precedenti amministrazioni, così da formare una specie di ministero del Bilancio della Chiesa. La Segreteria di Stato, specie nel decennio di monsignor Giovanni Benelli come sostituto, è risultata una supercuria, con miniduplicati delle singole congregazioni per vigilare l'attività dei corrispondenti ministeri. Ogni decisione, anche la più banale, richiede da allora un fitto scambio di corrispondenza, spesso la parola finale del papa che deve vedere migliaia e migliaia di carte, correggere in margine certe proposte, bocciarne altre. «Scriviamo lettere su lettere per ogni piccola questione, mentre la storia ci scappa di mano», ha detto un officiale di curia. La 'Supercuria» ha anche un'altra funzione non dichiarata: quella di bilanciare l'influenza della 'collegialità episcopale» che, sia pure come organo solo consultivo del Papa, fu introdotta dal Concilio nel governo 'teorico» della Chiesa. «Di conseguenza — nota criticamente Giancarlo Zizola in Quale papa?, ed. Boria, pag. 226 — la Segreteria di Stato veniva ad assorbire funzioni esorbitanti, per sé incostituzionali, come padrona della Chiesa, usurpando il ruolo direzionale del Sinodo dei vescovi». In ogni caso la riforma di Paolo VI ha portato nella curia norme che potranno rivelarsi positive. Prima di tutto, le cariche burocratiche non sono più a vita, nessuno può reclamare promozioni e scatti d'anzianità, c'è per tutti una rotazione ogni cinque anni e, per i prefetti e i segretari di ciascun ministero, la carica cessa dopo un quinquennio. Inoltre, al compiersi dei 75 anni, tutti se ne devono andare in pensione e, per i massimi dirigenti, non è automatica come un tempo la porpora cardinalizia. Prima di essere assunti come minutanti in uffici curiali, i preti devono aver compiuto un periodo di esperienza pastorale, da ripetere mentre sono in servizio: la norma mira ad evitare una sclerosi burocratica, quel misto di «preghiera, spregiudicatezza politica e assolutismo», che è stato tanto spesso rimproverato alla Curia romana. Il Concilio aveva chiesto una curia con meno officiali e dipendenti, anche per dare sul piano burocratico l'immagine d'una Chiesa povera e di 'Servizio». In realtà, sfuggendo di mano al Papa, la riforma ha ingrandito gli organici I 'Curiali» da 1322 che erano nel 1961 sono aumentati a 3146 nel 1977, cioè più che raddoppiati Una inezia in confronto all'elefantiasi della burocrazia statale e regionale. Le retribuzioni sono passate da sette a circa diciotto miliardi l'anno, con un aggravio per le difficili finanze vaticane. Il gesuita Fiorello Cavalli su 'Civiltà Cattolica», (voi II, pp. 555-568, anno 1970) ha analizzato l'organico della Curia. Nel '70, gli italiani erano 854 e i non italiani 1406, contro 749 italiani e 573 non italiani nel '61. Tuttavia la Curia era in prevalenza formata nel 1971 da personale europeo, con 1783 impiegati (79 per cento), mentre gli africani erano 57, i sudamericani 112, i nordamericani (Usa e Canada) 174, gli asiatici 114. L'internazionalizzazione ha maggiormente inciso sulle alte cariche. Nel 1967, anno della riforma, i prefetti di Curia (o ministri) italiani erano 11, quelli non italiani 9. Nel 1977 gl'italiani erano 8, i non italiani 15. La Curia ha dovuto cedere o restituire ai vescovi residenziali gran parte delle, prerogative che, nel corso dei secoli aveva assorbito arricchendo il proprio potere. Ma tutte le maggiori questioni rimangono competenza di Roma sicché la soluzione è legata al secolare «Roma locuta est» ('Roma ha parlato»). Un'altra parte dell'apparato di governo della Chiesa, è in un palazzo di Trastevere, che l'architetto Marcello Piacen¬ tini costruì in classico stile imperialfascista per le congregazioni vaticane, nel periodo postconciliazione. Vi hanno sede sedici nuovi entio commissioni e i tre segretariati pontifici già citati. I funzionari sono 150, in media appena dodici impiegati per ciascun nuovo organismo. Più di tutti ne ha il segretariato per l'Unione dei cristiani (19 funzionari), presieduto dal cardinale olandese Giovanni Willebrands (papabile), mentre il segretariato per i non cristiani, presieduto dal cardinale Sergio Pignedoll il maggior 'papabile», dispone di nove 'Officiali». Pignedoli ha sempre battuto da solo le lettere a macchina, dimostrandosi buon dattilografo. Il bilancio annuale di questi segretariati è quanto mai smilzo: dai 40 milioni del Segretariato per i Non credenti, a un massimo di 80 per l'Unione dei cristiani C'è stato un aumento di dirigenti e impiegati anche negli organismi finanziari (Pio Istituto per le Opere di Religione, che è la Banca vaticana, l'amministrazione dei beni la prefet¬ tura economica). Sino al '67 gli affari della S. Sede erano gestiti da una oligarchia di cardinali, che giunse al perfezionismo elitario con il famoso 'Pentagono vaticano», formato dai cardinali Canali Pizzardo, Tisserant, AloisiMasella e Ottaviano Ora le quattro massime cariche direttive sono concentrate nel Segretario di Stato mentre sul piano esecutivo il potere è nelle mani di tecnocrati laici fra i quali eccelle il banchiere Benedetto Argentieri, scoperto in un grande istituto finamiario belga. Nel 1956 l'American Institute of Management studiò, l'amministrazione centrale e periferica della Chiesa, dando un giudizio complessivo di 'eccellente», soprattutto per la Segreteria di Stato. Negativo fu un solo punteggio: quello sul Sacro Collegio dei cardinali che scelgono i papi nei conclavi Un'altra conseguenza dell'espansione diplomatica di Paolo VI è stato lo sviluppo delle rappresentanze pontificie nel mondo: da ottanta del '67, sono passate a 122 del '78, mentre i diplomatici vaticani che erano 189 sono saliti a circa 230, con un raddoppio dei non italiani da quarantuno a ottanta. Se nel 1965 produssero sensazione le nomine in curia dei francesi Jean Villot, poi segretario di Stato e Gabriele Maria Garrone, del belga Charles Moeller a segretario dell'ex S. Ufficio, ben maggiore fu agli inizi la decisione 'inaudita» del Papa di ammettere donne laiche, e non soltanto suore, accanto ai prelati negli uffici vaticani Oggi le donne sono un'ottantina su circa 250 laici e tutti le accettano di buon grado, chiamandole con prelatizia cavalleria 'le monsignore». In definitiva Paolo VI ha cercato d'aggiornare la curia, soprattutto di sburocratizzarla, decentrarla e spoliticizzarla. «Se si paragona la Curia — disse il Papa il 15 giugno '72 — a quella che era in altri momenti della storia, si vede che si è spiritualizzata al massimo. Altri interessi non vengono più a interferire con gli interessi religiosi; in tutto ciò che si fa non c'è calcolo umano, alcuna ricerca del profitto terreno». Lamberto Fumo Città del Vaticano. Un'immagine della cupola di San Pietro, punto di riferimento per tutti i cattolici (Foto Grazia Neri)

Luoghi citati: Canada, Cina, Citta' Del Vaticano, Roma, Usa