Imprese terroristiche ombre su Camp David di Ennio Caretto
Imprese terroristiche ombre su Camp David Dagli Usa si prevedono altri attentati Imprese terroristiche ombre su Camp David Il meccanismo e l'escalation terrorismo-rappresaglie rischiano di mettere in grave pericolo il vertice previsto per il 5 settembre tra Israele, Egitto e Stati Uniti L'assalto dei Jedayn all'autobus della « El Al » a Londra c l'incendio del cinema « Rex » ad Abadan a opera dei marxisti musulmani hanno gettato un'ombra inquietante sul vertice in programma il 5 settembre a Camp David tra il presidente egiziano Sadat, il premier israeliano Begin e Carter. I servizi segreti americani avevano ammonito la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato di aspettarsi un'ondata di attentati in Europa e in Medio Oriente all'approssimarsi del summit. Ma a Washington nessuno prevedeva che il tentativo d'impedire un accordo Sadat-Begin sarebbe incominciato cosi presto, e che Israele avrebbe reagito cosi massicciamente. Il governo Usa non ha finora fatto commenti ufficiali « per non aggravare la situazione », come spiegano i funzionari. Si sa però che Carter, in vacanza dallo scorso sabato, s'è subito messo in contatto col segretario di Stato Vance, e questi a sua volta con l'ambasciatore Atherton, diretto responsabile degli affari arabi. Sia la Casa Bianca che il Dipartimento di Stato, assicurano i funzionari, intendono in ogni caso fare il possibile perché il vertice di Camp David si svolga in un'atmosfera costruttiva. Non è escluso che nei prossimi giorni Atherton parta alla volta del Cairo e di Tel Aviv per una « missione di sondaggio ». A Washington si ritiene che soprattutto Sadat abbia bisogno di appoggio, perché indebolito da un lato dalie imprese dei terroristi, e messo con le spalle al muro dall'altro dalle rappresaglie di Begin. Il governo americano si sente tuttavia impotente a intervenire contro gli attentatori, e non vuole fare pressione su Israele affinché non reagisca alle provocazioni. La sua posizione è troppo delicata perché esso si esponga al rischio di compromettersi in un senso o ne! l'altro. Sebbene i servizi segreti mantengano un rigoroso riserbo, la Casa Bianca e i governi egiziano e israeliano si stanno scambiando informazioni sulle possibili prossime mosse dei terra risti. Questo pare sia stato l'oggetto di colloqui riservati ottenuti oggi dai funzionari delle ambasciate Usa al Cairo e a Tel Aviv. Una stretta collaborazione è già in atto da tempo coi maggiori governi europei soprattutto quelli inglese, francese e tedesco. La Cia, che sotto la direzione dell'Ammiraglio Turner si attiene rigidamente alle disposizioni presidenziali teme un'azione concertata c clamorosa dei guerriglieri palestinesi per la fine del mese. Il suo allarme è cresciuto da quando alle tensioni mediorientali s'è assommata una chiara strategia destabilizzatrice nei paesi del Golfo Persico e dell'Oceano Indiano. L'ente federale fa risalire tale strategia alle forze musulmane prosovieti che, ne individua la prima ma nifestazione nel « golpe » di pochi mesi fa nel Pakistan, e considera l'Iran il suo obiettivo Se il vertice di Camp David, come probabile, si svolgerà egualmente (altro è il proble ma se sarà coronato da successo), Washington potrà prestare attenzione al secondo avvertimento dei suoi servizi segreti e concentrarsi sull'Iran. In seno alla Casa Bianca e al Di partimento di Stato i pareri sull'opportunità e l'entità degli aiuti da fornire al regime autoritario dello Scià sono divisi. Nessuno si nasconde però che l'Iran è un terreno di confronto con l'Urss assai più importante dell'Africa. Il paese non è soltanto un produttore di petrolio, occupa altresì una cruciale posizione strategica, a me¬ tà tra l'Asia e il Medio Oriente, e svolge un'insolita funzione politica di collegamento con la Cina e le nazioni del cosiddetto Terzo Mondo. A Washington non si crede che l'assalto dei guerriglieri palestinesi all'autobus della « El Al » e l'incendio del cinema « Rex » a opera dei marxisti musulmani siano stati preparati insieme. Ma non si respinge aprioristicamente il sospetto che i collegamenti accertati in seno al terrorismo internazionale dopo l'assassinio di Moro in Italia esistano anche in Iran. Il 78, nato tra gli attentati, minaccia di concludersi, secondo i servizi segreti americani, con nuovi spargimenti di sangue. Spinti da cause diverse, rivoluzionari veri o falsi di vari paesi trovano una momentanea unità nella « lotta al sistema », facili appoggi nelle potenze che perseguono il consolidamento e l'espansione. Il messaggio di fine anno ai governi mediorientali ed europei è che, oltre alla difesa della propria economia e della propria mone¬ ta, essi dovranno dedicare ogni energia anche alla difesa dell'ordine e della costituzione. Washington afferma che non v'è motivo di panico, ma che è necessaria una strategia congiunta contro il terrorismo. Più serene sarebbero le prospettive se da una parte Begin, assumendo un atteggiamento conciliante, consentisse una rapida soluzione del problema palestinese, cosi svuotando di significato molti attentati; e se dall'altra taluni regimi e governi adottassero politiche più democratiche, o di profonde riforme, così isolando gli estremisti. Ma difficile è far risuonare la voce della ragione in un mondo lacerato dai contrasti. Nonostante le tragedie delle ultime ore, egiziani e israeliani ribadiscono la propria rigidità per il vertice di Camp David, mentre Washington insiste che il pericolo di un'altra guerra si fa sempre più concreto. V'è in questa situazione l'eco desolante dell'inutile, lungo dramma del Vietnam. Ennio Caretto
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