Ferrari, l'atletica ha perso un asso a favore delle moto di Giorgio Viglino

Ferrari, l'atletica ha perso un asso a favore delle moto La curiosa stòria sportiva del "re,, del Niirburg Ferrari, l'atletica ha perso un asso a favore delle moto DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NURBURG — Il giorno dopo, le dimensioni di qualsiasi avvenimento cambiano e nell'accavallarsi di ricordi ed elucubrazioni qualcosa muta per dare l'impressione definitiva, quella che rimarrà nel tempo. Ebbene questa volta non ho dubbi, sono convinto che domenica al Nurburggring si è rivelato un nuovo grande campione, quel Virginio Ferrari che tante volto avevo intravisto bravissimo, senza mai avere il riscontro del risultato, negato dalla logica stessa delle corse motoristiche che richiede, insieme con le doti personali, un adeguato appoggio dal mezzo meccanico. Il ragazzo milanese è arrivato alle motociclette quasi per caso. Aveva cominciato durante la scuola con l'atletica leggera e da allievo sui mille metri aveva ottenuto risultati eccellenti. Gareggiava per la Pro Patria San Pellegrino e lo allenava il professor Cacchi, meglio conosciuto come marito di Paoletta Pigni. Un ambiente difficile quello della società milanese e nel '70 presso la Fidai si preferi appoggiare un altro atleta piuttosto che Ferrari cui dava ragione il giudice più imparziale, il cronometro. Virginio che è tuttora un tipetto dal carattere piuttosto vivace (molti ricorderanno la sua fuga dall'ospedale di Brno lo scorso anno di questi tempi) spiegò cosa pensava di questi intrallazzi e smise da un giorno all'altro di allenarsi: Ferrari rimase senza far nulla, piombato in un'apatia che coinvolse anche i risultati scolastici, poi capitò per caso nel giro dei preparatori milanesi di motori. Una prima corsa in salita nel '72 con una Minarelli, poi uscite sempre più regolari finché spronato da Patoni, meccanico milanese appassionato oltre misura, esordì in pista nella 500 km» di Modena del '73 con la Honda 750 ce che usava normalmente per la strada. L'anno dopo Virginio gareggiava nel campionato juniores sempre con Patoni e quindi con le difficoltà del «privato» contro le Suzuki che allora spadroneggiavano fornite com'erano dall'importatore italiano. Quinto fra i juniores, senior l'anno appresso per portare in pista la bicilindrica «Paton» ideata dai suo 'aleni scout con molto ingegno ma con povertà di mezzi e quindi sicurezza di rotture. Da allora vinse due volte la « 1000 km » del Mugello, in coppia con lo spagnolo Grau e con l'italiano Perugini, un'altra gara di durata a Misano, e finalmente una gara di formula nel gran premio Pesaro Mobili dell'anno scorso. Da due anni Ferrari era in forza alla scuderia Gallina diventata nel frattempo Nava-Oliofiat e malgrado fosse fra le private considerata giustamente la migliore, il risultato assoluto non arrivava per l'impossibilità tecnica di competere con le macchine schierate direttamente dalle case. Tenace, quasi cocciuto, Virginio aveva mantenuto del mezzofondista il rispetto assoluto per l'allenamento più completo e dopo il divorzio con l'atletica aveva continuato a prepararsi diligentemente come se dovesse tornare in pista il giorno appresso. Con I applicazione alle moto aveva soltanto modificato un poco il programma, fino a studiarne uno del tutto specifico.: nell'inverno passato. Questa sua preparazione di base eccellente gli ha permesso finora di gareggiare sempre in condizioni ottimali, anche e soprattutto quando la fatica influiva sui muscoli ed appannava i riflessi degli avversàri. Quest'anno ha migliorato di parecchio vincendo due gare di campionato italiano nella 500 ce quindi praticamente il titolo, ed una gara tricolore della 750 ce. E per finire il successo di domenica sulla pista più difficile contro tutti i migliori del mondo. Anzi anche lui adesso è uno dei migliori del mondo, con la concreta aspirazione a diventare il numero uno. Roberts neo-camione è avvisato fin d'ora. Giorgio Viglino Ferrari, un nuovo asso

Persone citate: Grau, Minarelli, Paoletta Pigni, Tenace, Virginio Ferrari

Luoghi citati: Modena