È morente il giovane tento da Vittorio Emanuele

È morente il giovane tento da Vittorio Emanuele Gli hanno amputato una gamba, ma le sue condizioni non lasciano speranze È morente il giovane tento da Vittorio Emanuele AJACCIO — Le condizionidello studente tedesco Dirk Geerd Hammer, di 19 anni, ■imasto ferito nella sparatola scatenata da Vittorio Emanuele, venerdì scorso, nel jorticciolo dell'isola Cavallo, li fronte a Bonifacio, sono cavissime. Secondo notizie riunte da Marsiglia, il ragazzo sarebbe ormai in coma, uizi gli esami avrebbero forùto un angoscioso responso: encefalogramma piatto. Ciò ùgnifica, praticamente, che ìirk Geerd Hammer è vivo ;olo clinicamente. Ieri mattina al giovane, ri:overato in un reparto speciale dell'ospedale « La Con■eption », di Marsiglia, è stari amputata la gamba destra, dl'altezza dell'anca. Quest'ulima informazione è stata cominicata ai giornalisti dallo ■.tesso giudice istruttore di \jaccio. Henry Bréton il quale ha aggiunto che lo studente è stato sottoposto ad emodialisi. Non si sa se il proiettile 'la leso anche i reni o se è sopraggiunto un blocco renale in seguito ad una diffusa infezione: sembra comunque che i sanitari, in un ultimo tentativo di strappare il giovane alla morte, siano stati costretti ad amputargli una gamba perché si era ormai . manifestata | cancrena. una forma di L'aggravarsi delle condizioni del ferito ha reso più critica la posizione del principe, il quale molto probabilmente sperava di poter ottenere, nella giornata di ieri, la libertà provvisoria. Questa possibilità appare ora abbastanza remota. Il più stretto riserbo circonda questa delicata fase dell'inchiesta: ieri il magistrato si è limitato a confermare l'assoluta estraneità dello studente tedesco al litigio, alla successiva scazzottatura ed alla sparatoria che ha avuto per protagonisti il principe sabaudo e « Nicky » Pende, noto personaggio del bel mondo di Roma. Dirk Geerd Hammer, infatti, è stato colpito dalla pallottola mentre dormiva tranquillamente in una cuccetta d'uno yacht, ormeggiato accanto a quello del medico romano. La pallottola ha trapassato lo scafo e si è conficcata profondamente nell'osso sacro del giovane, dopo aver tagliato l'arteria iliaca. Rintracciato a Cagliari, in Sardegna, ieri pomeriggio, Nicola Pende si è presentato alla gendarmeria di Bonifacio per essere accompagnato nell'ufficio del giudice Bréton, ad Ajaccio, dove è arrivato verso le 17. Il magistrato, in mattinata, ci aveva detto che le deposizioni rese da Vittorio Emanuele e da Pende erano sostanzialmente differenti e contrastavano « sulle circostanze dell'accaduto ». Al suo arrivo al Palazzo di Giustizia, Nicky Pende appariva scuro in volto, non ha voluto rilasciare dichiarazioni e non siamo in grado di sapere se ha confermato quanto aveva detto ai gendarmi che lo hanno interrogato poche ore dopo l'incidente. Dopo il suo interrogatorio che si è protratto a lungo, Nicky Pende è stato messo a confronto con Vittorio Emanuele. Il confronto è ancora in corso, ma il giudice, anche dopo la conclusione, difficilmente uscirà dal suo riserbo. Ricostruire quanto è accaduto quella notte, nella tranquilla isoletta dei miliardari, è impresa ancora difficile. Sul fatto esistono parecchie versioni: due fornite da Vittorio Emanuele (in contrasto fra loro), quella di Pende, quelle di altri personaggi coinvolti oppure semplici spettatori. Sulla base di indiscrezioni, che sembrano tuttavia abbastanza attendibili, gli scontri fra il Savoia e Nicky Pende e la sua compagnia sarebbero stati due. Un primo battibecco avrebbe avuto luogo nella serata, quando Vittorio Emanuele aveva redarguito la comitiva che, con i suoi schiamazzi, infastidiva gli altri villeggianti. Il suo intervento non sarebbe stato gradito ai rumorosi turisti che l'avrebbero invitato a badare ai fatti suoi. A questo punto il principe si sarebbe qualificato, forse sperando di intimorirli col suo nome, ricevendo però in risposta una bordata di male parole. Tornato a casa, offeso per l'affronto, il Savoia, verso le due di notte, già arrabbiato e non riuscendo a prendere sonno per il fracasso che continuavano a fare i turisti, sarebbe sceso armato di fucile, per ottenere con le minacce quello che non era riuscito ad avere con le buone maniere. A questo punto le versioni dei due protagonisti contrastano: secondo il medico romano, a quanto si è appreso, il Savoia si sarebbe avvicinato al suo yacht a bordo di un canotto, sparando fucilate; secondo il principe, invece, i colpi sarebbero partiti accidentalmente mentre lottava col Pende, che era saltato nel suo canotto e l'aveva aggredito. Il punto chiave dell'inchiesta, quello da cui dipende il futuro del principe, sta proprio in questa circostanza. Il giudice istruttore, infatti, deve stabilire se Vittorio Emanuele ha sparato volontariamente con ii fucile contro Pende (ferendo invece l'ignaro studente che dormiva nella barca accanto), oppure se si è servito dell'arma soltanto per intimorire l'avversario (per esempio sparando in aria), ma senza l'intenzione di colpire. Sembra che il Savoia abbia detto, infatti, e questa dichiarazione contrasta con quella resa in precedenza, di avere sparato soltanto a scopo intimidatorio (preoccupato anche dal numero e dall'atteggiamento minaccioso dei turisti): due colpi in aria, un terzo, per un improvviso dondolio del canotto (sempre perché vi era saltato sopra il Pende), sarebbe invece partito ad altezza d'uomo ed avrebbe colpito lo studente. Rimane tuttavia inspiegabile il motivo per cui Vittorio Emanuele sia andato a zittire dei turisti (sia pure maleducati) brandendo un'arma così micidiale, un'arma da guerra di costruzione americana, calibro 7,62. Dal guardiano della prigione abbiamo appreso che Vittorio Emanuele trascorre il suo tempo leggendo i giornali e passeggiando a lungo in cortile. Sembra che finora si sia accontentato del vitto del carcere, pur avendo la possibilità di farsi portare i pranzi da un ristorante. Francesco Fornari Dirk Geerd Hammer

Luoghi citati: Ajaccio, Cagliari, Marsiglia, Roma, Sardegna