Dieci anni fa la Primavera di Praga accelerava il distacco Mosca-Pechino

Dieci anni fa la Primavera di Praga accelerava il distacco Mosca-Pechino Speranze e illusioni nella breve euforia "dubeekiana,, Dieci anni fa la Primavera di Praga accelerava il distacco Mosca-Pechino Tra le scritte che nell'agosto del 1968 tappezzavano le strade di Praga ve ne era una che esprimeva il senso popolare della geopolitica: « Mao, mordili nel sedere ». Ma nel '68 la Cina di Mao poteva fare ben poco contro Breznev, se non esprimere ripetutamente e con veemenza la condanna da parte dei suoi leader dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia. Ciu Enlai all'ambasciata romena il 23 agosto, Chen Yi all'ambasciata di Corea il 9 settembre, di nuovo Ciu En-lai all'ambasciata d'Albania il 29 settembre denunciarono a lungo il « delitto abominevole », lo « sciovinismo da grande potenza » dei « socialfascisti » di Mosca e da allora il Quotidiano del Popolo ha sempre assimilato l'operazione del Cremlino contro la Cecoslovacchia a quella che Hitler aveva compiuto trent'anni prima contro lo stesso Paese. Nel 1966, con la rivoluzione culturale, la Cina era precipitata in una crisi politica da cui non era ancora uscita due anni dopo e che l'aveva isolata quasi del tutto sul piano diplomatico dal resto del mondo. La pressione americana nel Vietnam c in Asia orientale continuava a tenere impegnata strategicamente una parte considerevole delle forze armate cinesi, che peraltro stavano rapidamente diventando obsolete. A partire dal 1965 l'Urss aveva rotto l'equilibrio di forze che era esistito fino ad allora alla frontiera con la Cina, ammassando grosse forze in Mongolia, accrescendo i velivoli e le sue truppe in Estremo Oriente e dotando queste ultime di missili tattici terra-terra. In un quadro così preoccupante l'ingresso a Praga delle forze del Patto di Varsavia ebbe a Pechino l'effetto di un tuono. I dirigenti cinesi furono molto impressionati dall'efficienza militare dimostrata dall'in¬ tervento sovietico, tanto più che il generale Dayan aveva dimostrato soltanto un anno prima nel Sinai quanto fosse facile manovrare nel deserto (o nella steppa) con i carri armati e con l'aviazione: e Urss e Cina sono unite da larghi tratti di steppa. Il clima psicologico delle relazioni cinosovietiche fu influenzato in modo drammatico. Dal punto di vista cinese, tenuto conto del deterioramento verificatosi nei rapporti interstatali e interpartitici fra Pechino e Mosca, un intervento militare sovietico in Cina non poteva più escludersi. L'enunciazione della « dottrina Breznev », seguita alla crisi cecoslovacca e assunta come giustificazione dell'intervento, non si limitava alle relazioni tra Praga e Mosca ma poteva applicarsi all'insieme dei rapporti all'interno del campo socialista e all'occorrenza anche alla Cina. Nel caso della Cecoslovacchia — come è stato confermato ancora da recenti testimonianze di fonte ceca — Breznev aveva chiesto e ottenuto il placet degli Stati Uniti. La stessa cosa avrebbe potuto verificarsi se Pechino non avesse corretto tempestivamente la sua strategia internazionale, che negli anni precedenti si era fondata — anche per un'effettiva mancanza di scelte alternative — quasi esclusivamente sulla lotta di classe internazionale e sull'opposizione simultanea agli Stati Uniti e all'Urss. In efletti, nel '69-70 Mosca dimostrò di pensare seriamente anche ad un intervento « chirurgico » contro la Cina saggiando ripetutamente le difese cinesi in vari punti del confine e sondando gli altri partiti comunisti e la stessa Casa Bianca circa l'eventualità di un attacco alla Cina. 1 dirigenti cinesi avvertirono il pericolo e dopo l'episodio della Cecoslovacchia Pechino incominciò a modificare profondamente la sua politica estera. Ciò avvenne non senza profonde lacerazioni al vertice del partito comunista cinese (Lin Piao era contrario ad un riavvicinamento agli Stati Uniti e fu epurato anche perché voleva appianare il conflitto con Mosca). Alla fine vinse la « diplomazia rivoluzionaria » di Mao e di Ciu En-lai, che attualmente Hua Kuo-feng e Teng Hsiao-ping stanno spingendo dopo essersi sbarazzati delle remore poste dalla « banda dei quattro ». Poche settimane dopo l'occupazione di Praga, Ciu En-lai segnalò la disponibilità di Pechino a riprendere i colloqui di Varsavia con Washington e la volontà della Cina di giungere ad un'intesa strategica con gli Stati Uniti, che successivamente avrebbe permesso di annodare i contatti con l'Europa occidentale e con il Giappone. Entro la metà del 1971 l'Urss era diventata ormai il nemico numero uno della Cina; nello stesso tempo Pechino riaffermava i propri legami con la Romania e ristabiliva i rapporti con la Jugoslavia, mentre già nel '68, come ha rivelato di recente Tirana, durante la crisi cecoslovacca, Ciu En-lai proponeva per la prima volta all'Albania di costituire un « patto balcanico » con Romania e Jugoslavia. La Cecoslovacchia fu dunque l'elemento catalizzatore di profondi mutamenti sulla scena mondiale e non a caso Hua Kuo-feng si trova in questo periodo a Bucarest e a Belgrado, dopo avere concluso un trattato politico molto importante con il Giappone. Giovanni Bressi